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Informazione Corretta Rassegna Stampa
16.07.2015 I drusi combattono per Israele: dovrebbero adesso combattere da soli?
Analisi di Ofir Haivry, Yoram Hazony

Testata: Informazione Corretta
Data: 16 luglio 2015
Pagina: 1
Autore: Ofir Haivry - Yoram Hazony
Titolo: «I drusi combattono per Israele: dovrebbero adesso combattere da soli?»

I drusi combattono per Israele: dovrebbero adesso combattere da soli?
Analisi di Ofir Haivry, Yoram Hazony

Articolo tratto dalla rivista Tablet

(Traduzione di Deborah Fait)

La creazione di una regione Drusa, bene armata, autonoma e forse infine, indipendente, al sud della Siria, potrebbe essere per l’Occidente la migliore possibilità per arginare il diffondersi dell’Islam radicale.

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Soldati israeliani drusi

1. Mentre lo stato siriano si sta disgregando, agli Stati Uniti e alle altre potenze occidentali risulta sempre più difficile capire come arginare l'aumento di organizzazioni jihadiste, tipo al-Qaeda e lo Stato Islamico (IS), limitando allo stesso tempo il disastro umanitario e la mancanza di sicurezza che hanno lasciato sul campo più di 200.000 morti e quasi 10 milioni di rifugiati. La realtà della situazione attuale degli Stati Uniti in Siria è stato chiarita dal Dipartimento della Difesa che, il 18 giugno, ha parlato del tentativo incerto di reclutare una piccola forza ribelle di 5.000 combattenti, provenienti dalla parte sunnita della popolazione siriana considerata "moderata" ma , allo stesso tempo, pronta a combattere contro l’IS. Dopo mesi di sforzi, non sono stati trovati più di 100-200 combattenti disposti a unirsi allo sforzo degli Stati Uniti. Ecco le dichiarazioni del segretario alla Difesa Ashton Carter: "E 'risultato molto difficile trovare persone che corrispondano a tali criteri." E per una buona ragione. La politica USA praticamente chiede ai combattenti sunniti di rivolgere le loro armi contro i propri parenti che, nello Stato Islamico, stanno combattendo una guerra disperata per rovesciare il loro oppressore di sempre, il brutale regime della minoranza alawita di Bashar al-Assad. Fino a quando Assad massacrerà la popolazione sunnita nel tentativo di rimanere al potere, la speranza di reclutare sunniti per combattere l’ IS sarà impossibile.

Nel frattempo, a pochi chilometri dai punti di reclutamento degli USA nella Siria meridionale, una potenziale forza combattente di decine di migliaia di siriani drusi sta chiedendo di essere armata per poter combattere le formazioni IS e al-Qaida che hanno ripetutamente attaccato i loro villaggi tentando di sottomettere i drusi al loro potere e di convertirli all'Islam. Dal momento che gli unici successi importanti contro i jihadisti in Siria sono stati ottenuti dai Curdi nella loro regione autonoma a nord della Siria, potrebbe essere una soluzione creare anche al sud una regione autonoma drusa lungo il confine israeliano e giordano? Finora i leader americani e israeliani non hanno espresso il loro sostegno a quella che sembrerebbe essere l'azione più efficace da assumere in quest’area, sia in termini tattici che umanitari.

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Il funerale di un soldato israeliano druso pugnalato a morte da un terrorista palestinese

2. Negli Stati Uniti, i due più famosi drusi sono probabilmente gli ultimi rimasti dell’ American Top 40, Casey Kasem, e l’avvocato dei diritti umani Amal Clooney (nata Alamuddin). Ma in Medio Oriente, i drusi sono leggendari quanto feroci combattenti, famosi per aver mantenuto il dominio delle loro montagne minacciate da poteri più forti. In Israele, la comunità drusa è conosciuta e rispettata per il suo ruolo di primo piano nelle forze armate israeliane. Ci sono circa 140.000 drusi in Israele e la comunità ha servito con onore le Forze di Difesa Israeliane dal 1950, raggiungendo anche posizioni al vertice dell’esercito, come il colonnello Ghassan Alian, attuale comandante della fanteria Golani ; Brig.-Gen. Fares Imad, che comandava la brigata Givati ​​e poi la Divisione Galilea; e Maj-Gen. Yusef Mishlav, che divenne un membro dello stato maggiore dell'IDF e capo del Comando del Fronte. Un membro druso del parlamento, Ayub Kara, è attualmente vice ministro nel governo del Likud di Israele. Nel mese di novembre, gli israeliani appartenenti a tutto lo spettro politico e religioso hanno partecipato al funerale di un ufficiale di polizia druso, Zidan Sayif, che perse la vita nel tentativo di salvare i fedeli in una sinagoga di Gerusalemme attaccata dai terroristi.

I Drusi sono un popolo monoteista che affonda le proprie radici nell’epoca biblica, discendenti di Jethro, suocero di Mosè. Essi definiscono se stessi come "Unitari" (al-Muwahidun) e aderiscono ad una religione segreta basata su un’ unione di dottrine ebraiche, cristiane, musulmane, e gnostiche. (Viaggiando attraverso la regione nel 1100, Benjamin di Tudela ha riferito che i drusi sono "montanari, monoteisti, che credono nella reincarnazione e amano gli ebrei".) I drusi sono considerati eretici da parte dell'Islam e hanno subito una lunga storia di persecuzioni e tentativi di conversione forzata. Oggi esistono circa 1,5 milioni di drusi, la stragrande maggioranza è concentrata nella regione in cui Siria, Libano, Israele e Giordania si intersecano. Circa 750.000 ora vivono nella zona circostante la capitale drusa di Suwayda, nel sud della Siria, e costituiscono la maggioranza della popolazione nella regione al confine con Israele e Giordania. Sotto gli Ottomani, i drusi godevano di un alto grado di autogoverno locale guidato da principi ereditari. Dal 1921 al 1936, uno stato chiamato Stato Druso delle Montagne (Jabal al-drusi) esisteva sotto tutela francese.

Nelle conversazioni intercorse nelle ultime settimane con la rivista Tablet, alcune figure religiose e militari di drusi israeliani hanno espresso frustrazione per l'inerzia da parte dei politici occidentali e israeliani che avrebbero il potere di armarli contro IS e al-Qaida (chiamato Jabhat al-Nusra, il " Nusra "in Siria). La più importante figura religiosa dei drusi di Israele è lo sceicco Muwafak Tarif. Tarif, che è in costante contatto con i leader drusi religiosi di Libano e Siria, dipinge un quadro molto duro sul pericolo che stanno correndo i drusi siriani . Egli avverte che un massacro jihadista di drusi in Siria è imminente e dice che se si concretizzerà, molti drusi israeliani, lui compreso, attraverseranno il confine per combattere a fianco dei loro fratelli, proprio come gli ebrei (israeliani) farebbero se una comunità ebraica all'estero venisse massacrata . " I Drusi non sono Yazidi," ha detto. «Non fuggiranno dai jihadisti. Resteranno nei loro villaggi e lotteranno anche se questo significherà morire. Israele deve decidere se vuole assistere ad un bagno di sangue o di fare qualcosa al riguardo." Tuttavia, si affretta a sottolineare, lui non chiede che americani o israeliani entrino fisicamente nel territorio " I drusi in Siria non vogliono che qualcun altro combatta le loro battaglie", ha detto. "Chiedono solo due cose all’occidente: Forniture di attrezzature militari e civili che permettano loro di combattere e attaccare gli eserciti jihadisti e copertura aerea per neutralizzare l'artiglieria jihadista che sta bombardando regolarmente i loro villaggi." Ma la sua voce diventa particolarmente profonda mentre aggiunge un altro punto, probabilmente, per lui, importante come gli altri : «Molti drusi che sono veterani nelle migliori unità israeliane chiedono l’autorizzazione ad andare individualmente a combattere a fianco dei loro fratelli siriani , per difendere i loro villaggi e per addestrarli militarmente. Israele dovrebbe prendere in seria considerazione queste concessioni nei nostri riguardi.” Un alto ufficiale druso attualmente in servizio nelle Forze di Difesa israeliane ha fatto eco alla frustrazione di Tarif sulle risposte occidentali e israeliane alla crisi siriana. "Certamente si avvicina per i drusi l'ora della decisione," ha detto. "Ma io credo che questo sia anche un momento in cui anche Israele debba decidere. La politica israeliana è attualmente in totale paralisi riguardo ai cambiamenti profondi in corso in Medio oriente . Come una rana che, seduta in una pentola che si riscalda lentamente, ha paura di saltare fuori sperando semplicemente che l’acqua si raffreddi da sè, tutti noi potremmo ritrovarci presto in una pentola di acqua bollente senza alcuna possibilità di uscirne. Crediamo davvero che la realtà jihadista del conflitto regionale potrebbe semplicemente scomparire? Vogliamo davvero essere lasciati con l’unica scelta tra i filoiraniani Hezbollah o l’Isis che ormai è arrivato ai nostri confini? Se non vogliamo questo allora dobbiamo prendere in considerazione altre opzioni come aiutare i drusi a istituire una regione autonoma sui nostri confini prima che sia troppo tardi. "

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Un villaggio druso nel nord di Israele

3. Per decenni la comunità drusa siriana è stata fedele alla governo alawita dominato da Assad, il quale aveva unito a uno spietato regno del terrore, nei confronti della maggioranza musulmana sunnita del Paese, un sistema di distribuzione del potere alle minoranze che si erano alleate con lui, compresi i drusi. In effetti, il 23 giugno, i leader drusi in Suwayda hanno emesso un comunicato stampa per ribadire ancora una volta: "Noi siamo protetti soltanto dalla nostra identità siriana e Suwayda è una parte indivisibile e inseparabile della Siria, la nostra patria". Ma i rapporti tra in drusi siriani e il regime di Assad non rappresentano esattamente quello che tali dichiarazioni di pretesa fedeltà implicano. Il regime alawita ha effettivamente protetto i drusi dalla maggioranza musulmana sunnita ma ha anche sistematicamente tentato di sopprimere le maggiori famiglie druse tradizionalmente a capo della comunità, in particolare il clan Al-Atrash, che era prossimo a diventare il leader ereditario del popolo druso. Dopo due generazioni di repressione politica da parte di Assad, le uniche figure influenti rimaste tra i siriani drusi sono i loro capi religiosi, primo fra tutti lo sceicco al-Aql ("saggio anziano") Hamoud al-Hinawi, ormai generalmente considerato come la figura di spicco tra siriani drusi.

Quando, nel 2011, ha avuto inizio la guerra civile siriana, la maggior parte dei capi religiosi Drusi ha tentato di rimanere formalmente legata al regime, rifiutando però di denunciare i disertori drusi dell'esercito di Assad. Tuttavia la posizione dello sceicco al-Hinawi, fin dall’inizio del conflitto, è stata improntata a grande neutralità. Condividere le posizioni di Assad era, all’inizio, molto pericoloso e gli eventi lo hanno confermato. Nell'ultimo anno infatti, mentre le forze militari si sono rafforzate nel sud della Siria e i contingenti di al-Qaeda e IS hanno iniziato a razziare i loro villaggi, un numero crescente di drusi ha apertamente preso le distanze da Assad. Fonti druse stimano che 14.000 giovani siano ora ricercati dal regime per diserzione. Coloro che sono ancora nell'esercito lo fanno a condizione di essere mandati solo all'interno delle aree popolate dai drusi. Nel frattempo i drusi stanno accumulando quante più armi possibili per formare le loro milizie di autodifesa. Nella maggior parte dei casi, queste sono ancora milizie da villaggio, ma si stanno formando organizzazioni militari di più grandi dimensioni. I numeri sono difficili da trovare, ma la più importante di queste milizie sembra essere l '"Esercito degli Unitari" (Jaysh al-Muwahidun). Proprio come le milizie Curde del nord, l'esercito degli Unitari è stato istituito all'inizio del 2013 in risposta agli attacchi contro i civili drusi e ha collaborato con le forze di Assad quando queste si battevano contro i ribelli nella zona denominata Montagna Drusa. Come le altre milizie druse anche Jaysh al-Muwahidun evita per lo più i simboli dello stato siriano alawita per usare, in loro vece, quelli simili a Iwo Jima- e innalzare la bandiera nazionale drusa. L'anno scorso abbiamo assistito alla nascita di un nuovo movimento chiamato "Sheikhs of Dignity" guidato dal maverick sceicco al-Waheed Balous. Questo movimento ha anche una milizia composta principalmente da religiosi, in particolare da molti sceicchi, tra cui, appunto, lo stesso Balous, che sono in primo piano nella lotta contro gli attacchi jihadisti. Pensate a una milizia di " rabbini combattenti" e capirete quanto l’ autodifesa armata sia preponderante nella tradizione drusa. Balous ha fatto una serie di interventi contro il regime, tra cui un video pubblicato online in cui dichiara: ". Abbiamo finito la coscrizione obbligatoria" Infatti Balous dice che è religiosamente proibito ai drusi di collaborare con le autorità nell’arruolamento dei giovani, " siano essi in età di leva, volutamente disertori o riservisti. " Ultimamente Balous si è ritirato dalla vita pubblica per entrare in quello che egli definisce “ritiro spirituale e di recupero”, costretto a nascondersi per salvarsi dagli assassini di Assad, che lo considerano come una spina nel fianco da rimuovere.

4. Non si deve guardare lontano per trovare le ragioni della linea politica sempre più indipendente della leadership drusa in Siria. Il regime di Assad ha solo una debole presenza sulla Montagna Drusa, da dove ha anche rimosso le sue armi pesanti per impedire loro di cadere in mano al nemico. Nessuno crede che, qualora al-Qaeda o IS si muovessero contro i drusi di Suwayda, i fedeli di Assad andrebbero a salvarli. Al-Qaeda e IS sono consapevoli della vulnerabilità dei drusi e stanno progressivamente aumentando la pressione nella speranza di creare una atmosfera di disperazione e, quindi, di resa. Dopo che il Fronte Nusra, in primavera, ha strappato la provincia di Idlib, nel nord della Siria, dalle forze di Assad , ha istituito quello che chiama Dar al-Qaeda (o "Al-Qaidaland – Terra di Al Queda"), in cui ha imposto la sua interpretazione dell'Islam alla popolazione. Nel mese di marzo, 18 villaggi drusi, circa 20.000 persone, geograficamente separati dal resto della popolazione drusa, sono stati costretti dai sunniti a capitolare e ad aderire alla "conversione" dopo aver assistito alla distruzione dei santuari tradizionali drusi. Questo però non è stato sufficiente a placare l'odio dei jihadisti verso gli eretici drusi, e l'11 giugno, un gruppo di combattenti Nusra è entrato nel villaggio druso di Qalb Lawza, lasciando sul terreno 23 morti e molti feriti.

Nel sud della Siria Al-Qaeda e le forze alleate con esso si stanno avvicinando da ovest alla zona drusa delle montagne e l’IS ha preso il controllo di Bir Qasb sul suo lato nord-orientale. In entrambi i casi, i jihadisti controllano i villaggi beduini arabi, alla periferia della zona drusa, da cui periodicamente lanciano attacchi. Riconoscendo che i drusi della Montagna sono per il momento un boccone troppo grande da inghiottire, al-Qaeda ha concentrato i suoi armamenti contro un gruppo isolato di villaggi drusi situati vicino al confine con Israele, sulle pendici del Monte Hermon. Dal 16 giugno al-Qaeda ha più volte attaccato e bombardato i villaggi drusi di Talal, Beit Jan, Harpa, e Hader. Di fronte a questa crescente minaccia, il leader socialista libanese druso Walid Jumblatt, è stato esplicito nel sostenere che i drusi siriani non hanno altra scelta che cercare una "riconciliazione" con le fanatiche forze sunnite più vicine a loro. I media libanesi hanno citato Jumblatt accusandolo di negare che al-Qaeda sia un'organizzazione terroristica e e di voler avere un dialogo con IS, consapevole che, come è accaduto a Idlib, queste discussioni potrebbero portare solo al disarmo dei drusi e alla loro capitolazione all’Islam.

Perseguendo un accordo per salvare i drusi, Jumblatt nei giorni scorsi si è recato in Turchia, Arabia Saudita e Giordania. Ma in linea con la sua inclinazione per al-Qaeda, egli respinge il sostegno di potenze non-musulmane: "Per cortesia , permettetemi di stare lontano dall’ empatia di Obama," dice. E in un'intervista la scorsa settimana: "Non voglio a nessun costo il cosiddetto aiuto degli israeliani". Le opinioni di Jumblatt sono ben lontane dal rappresentare i drusi siriani. Ma, in assenza di qualsiasi apertura da parte dell'Occidente, la strategia di conciliazione e di resa che egli propone deve essere visto come una triste ma fin troppo reale possibilità.

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Bandiera di Israele e della comunità drusa

5. Per ovvie ragioni, i funzionari israeliani sono molto cauti nel fare dichiarazioni pubbliche su ciò che deve essere fatto in Siria. Tuttavia molti di loro hanno espresso preoccupazione per quanto sta accadendo oltre confine. Un colonnello dell’ Intelligence dell’IDF ha confermato, non ufficialmente, nel corso di una conferenza che l'IDF ha fatto seri preparativi per l'eventualità di un afflusso massiccio verso le alture del Golan di rifugiati drusi in fuga dai massacri jihadisti. Ora, ha detto, all'interno dell'IDF si incomincia a pensare ad altre opzioni, più attive, in linea con la dichiarazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che, il 17 giugno, disse che Israele "farà ciò che sarà necessario" per evitare un massacro di drusi ai suoi confini. Ma il colonnello israeliano getta acqua sul fuoco all'idea che un ruolo potenzialmente più ampio dell’IDF sia sufficiente ad affrontare i mutevoli avvenimenti nel sud della Siria. "E 'importante capire che questo è un processo che non può essere condotto solo nei circoli militari e di sicurezza," ci ha detto.

"Oltre agli aspetti militari e alle tattiche operative, esiste un problema di politico e morale di grandi dimensioni che non può essere deciso dall'esercito, ma deve preferibilmente essere risolto all’interno della sfera civile. Il coinvolgimento militare ha un prezzo, astenersi dalla partecipazione anche. L'IDF procederà con successo per raggiungere qualunque obiettivo necessario, ma questi obiettivi devono essere impostati da qualcuno. " In Israele gruppi decisionali, sia ebrei che drusi, hanno visto nelle ultime tre settimane l’avvio di primi colloqui circa la possibilità che l'autonomia o addirittura la creazione di uno stato indipendente druso potrebbero essere il risultato migliore in questa crisi. Alcune figure israeliane di spicco, che attualmente non ricoprono più ruoli ufficiali, hanno dichiarato pubblicamente ciò che altri stanno esprimendo in privato: Uzi Dayan, Generale di Stato Maggiore e ex capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale, ha recentemente sollecitato Israele a provvedere i drusi siriani di armi, di addestramento militare e di supporto logistico, sottolineando che è nell'interesse di Israele l’esistenza di un’entità amica (" friendly entity") che controlli il territorio siriano al confine con Israele.

Allo stesso modo, Zvi Hauser, ex segretario di gabinetto sotto Netanyahu, ha osservato che uno Stato druso indipendente può benissimo diventare una componente di un più ampio allineamento filo-occidentale, che potrebbe includere anche i Curdi e altre popolazioni anti-jihadiste in cerca di autonomia nell’attuale territorio siriano. Come la maggioranza della popolazione che vive lungo ampi tratti della frontiera siriana con la Giordania e Israele, i Drusi, come i Curdi del nord, hanno qualcosa di significativo da offrire in cambio di assistenza occidentale per raggiungere l'autogoverno e la capacità di difendere la loro gente. Né Israele, né la Giordania hanno al momento opzioni significative riguardo alla futura disposizione dei loro confini settentrionali. Sia che si tratti di Iran e Hezbollah o di un regime sunnita salafita dominato da al-Qaeda o IS che riesca alla fine a consolidare il controllo su questa frontiera, è chiaro che questi governi filo-occidentali potrebbero affrontare in modo formidabile e determinato il nemico terrorista al nord.

Al momento l'unica alternativa realistica per raggiungere questi risultati sembrerebbe essere la creazione di una regione autonoma e, forse, in ultima analisi, indipendente Drusa: una regione con la capacità di difendersi, che possa assorbire i drusi perseguitati di Idlib e altrove, e, in collaborazione con altri elementi della regione, possa diventare una linea difensiva davanti a Giordania, Israele e all'Occidente in generale. I drusi sembrano avere sia il potenziale che la motivazione per creare una forza molto più grande rispetto alle poche migliaia di combattenti che l'Occidente ha sempre pensato di dislocare nel sud della Siria, finora senza successo. I leader occidentali hanno sempre mantenuto un silenzio fragoroso. Dal momento che altre minoranze in Siria e in Iraq si avvicinano alla distruzione, la palla è di nuovo nel nostro cortile.

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Ofir Haivry è Vice Presidente per gli affari accademici presso l'Istituto Herzl a Gerusalemme

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Yoram Hazony è Presidente dell'Istituto Herzl e autore dello Stato ebraico: La lotta per l'anima di Israele.


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