Quel che loro vogliono
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
"Uccidere gli ebrei". Tutto chiaro?
Cari amici,
avete per caso degli amici (nel senso di Facebook) che siano cittadini arabi israeliani, o sudditi arabi dell'Autorità Palestinese? Io no, che volete, i gusti sono gusti anche per l'amicizia. Ma se li avete, è molto probabile che troviate sul loro profilo una piccola scritta nuova di questo tipo: “מוות ליהודים". Si legge, per chi non lo sapesse, “mavet leyudim” e significa “morte agli ebrei”. E' l'ultima moda da quelle parti, a quanto pare (http://www.algemeiner.com/2015/07/09/report-thousands-of-israeli-arabs-palestinians-underline-facebook-names-with-death-to-jews/). Non trovate che sia un'iniziativa simpatica e scherzosa? Notate che quando scrivono e gridano questi simpatici slogan, gli arabi e in genere i musulmani non si riferiscono agli ebrei, o almeno non solo ad essi. Parlano di ebrei e sanno quel che dicono, anche se un recente “documentario” (si fa per dire, è il solito film di propaganda) della BBC naturalmente dedicato ai bambini di Gaza con tanto amore ha censurato questi eroici bambini: loro parlavano di “juachud” che è il nome arabo degli ebrei, naturalmente per augurare loro la morte, e il doppiaggio correggeva in “israeliani” - molto più politically correct (http://www.thejc.com/news/uk-news/139132/why-jews-were-lost-translation-bbc-children-gaza-war-documentary).
Vignetta antisemita, emblematica del pensiero mainstream sugli ebrei nel mondo arabo
Sarebbe bello, eh, se la guerra araba dei cent'anni contro Israele (e prima l'Insediamento, la Colonia, lo yishuv che ne fu la premessa a partire dagli anni Venti del Novecento) fosse una semplice questione di confini. In fondo da quelle parti di terra incolta ce n'è tanta, milioni e milioni di chilometri quadrati, figuratevi se i 6.000 kmq di Giudea e Samaria (poco più della Liguria) o anche i meno di 30 mila di tutta Israele fanno problema. Ma così non è. Il problema per i musulmani sono gli ebrei. Prime vittime di Maometto, le tribù ebraiche di Medina, massacrate con modalità ancora oggi imitate dall'Isis (una fossa comune aperta e tutti i maschi sgozzati, tutte le femmine trasformate in schiave sessuali). Primi “diffamatori” di Maometto i sapienti ebrei che non prendevano sul serio quell'analfabeta che confondeva regole e personaggi (lo sapete che il Corano identifica la figura di Maria madre di Gesù con la sorella di Mosè, la cui storia è ambientata 1400 anni prima?), naturalmente fatti ammazzare a sangue freddo dal “profeta”? Primi resistenti contro il genocidio islamico, come quella donna, moglie del capotribù ebraico di Medina, presa da Maometto come “moglie”, cioè violentata subito dopo il delitto che cercò di avvelenarlo e glielo disse in faccia. Nemici apocalittici, come dice quel “hadith” (detto attribuito al profeta) continuamente citato, secondo cui prima della redenzione ci sarà una battaglia finale per lo sterminio degli ultimi ebrei e alcuni si nasconderanno per non essere uccisi, ma le pietre e gli alberi che cercheranno di usare come rifugio li denunceranno ai musulmani. Popolo “protetto”, cioè schiavizzato in cambio di tasse e di umiliazioni, il più basso nella scala sociale, inferiore ad altri infedeli come i cristiani (lo dice il Corano), che ha l'ardire da cent'anni non solo di rifiutare la “vera fede” (lo ha sempre fatto dai tempi di Maometto, nonostante le sue iniziali speranze di conversione), ma di comandare i loro naturali superiori musulmani e di farlo addirittura in terra musulmana, cioè in realtà conquistata con le armi e colonizzata dall'Islam.
Insomma, combattere contro gli ebrei non è solo una guerra locale come tutte, che riguarda dei confini. E' una questione religiosa, una faccenda di fede, che ha impatto sul destino del mondo (per chi ci crede, naturalmente). Questa è la ragione per cui Nasrallah, capo di un movimento politico/religioso (o se volete, più propriamente di una setta militar-terrorista) padrone di un paese devastato dalle guerre civili come il Libano, che non ha un vero contenzioso territoriale con Israele ma mantiene con esso lo stato di guerra, può affermare con enfasi che la sola speranza per sconfiggere Israele sia l'Iran (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4678451,00.html), che il solo modo di “aiutare i palestinesi” è di allearsi con l'Iran (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Nasrallah-You-cant-be-a-supporter-of-Palestine-unless-you-support-Iran-408618) cioè un altro stato che dista un paio di migliaia di chilometri dallo Stato ebraico. E questa è anche la ragione per cui l'Iran non cessa di dire che intende distruggere Israele e di odiare l'America (http://www.timesofisrael.com/chanting-death-to-israel-iran-al-quds-day-marches-draw-millions/; se volete farvi un'idea con le foto, guardate qui: http://www.haaretz.com/news/middle-east/1.665357).
Dunque, scrivere sui propri profili facebook che si odiano gli ebrei è semplicemente un fioretto religioso, non certo una stranezza. Facciamo male noi occidentali a non rendercene conto e a non trarne le giuste conseguenze; fanno male soprattutto quelli che credono che firmare un pezzo di carta (e contemporaneamente sbloccare l'embargo e permettere all'Iran di arricchirsi e di portare avanti alla luce del sole il proprio progetto atomico) cambi questo dato fondamentale: quel che loro vogliono è lo stesso che volevano i nazisti: “מוות ליהודים"
Ugo Volli