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Vienna: che cosa avranno mai da ridere? Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
La riflessione più interessante sul Trattato con l’Iran l’ha sviluppata Alan Dershowitz, un osservatore della politica che ragiona con il cervello di un giurista. In più, americano che vota democratico, ma esterno alle logiche interne ai partiti. Con il risultato di ottenere credibilità in ogni schieramento. Dershowitz si è chiesto se l’accordo bloccherà per sempre la possibilità per l’Iran di avere l’arma nucleare e quale significato ha l’affermazione di Obama quando dice che l’Iran non potrà mai produrla.
Due parole, sempre e mai, che richiedono una risposta chiara, definitiva. O sì o no, non le chiacchiere di quel folto gruppo che a Vienna si è fatto fotografare raggiante per il risultato ottenuto. Comprendiamo la soddisfazione degli iraniani, mentre restiamo allibiti di fronte ai rappresentanti delle democrazie e, in modo particolare, dell’unica donna che ha condiviso la foto opportunità, quella Federica Mogherini che riconferma l’alta pericolosità che le viene dalla sua (ir)responsabilità europea.
L’Occidente ha preso per buone le intenzioni degli eredi di Khomeini, malgrado il fatto che finora ogni loro dichiarazione sulla preparazione dell’arma nucleare si sia rivelata menzognera. Da Chamberlain e l’accordo con la Germania di Hitler del ’38, a quello con la Corea del Nord di Clinton nel ‘94, la credulità pacifista delle democrazie ha consegnato le nostre libertà a degli stati criminali. Perché l’Iran lo è al pari degli altri due, il terrorismo islamico che mette a rischio la pace mondiale viene nutrito dalla Repubblica dei Mullah, quella che ieri festeggiava l’accordo di Vienna, è da Teheran che provengono i finanziamenti che destabilizzano il Medio Oriente.
Le reazioni in Israele Ecco le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu sull'accordo nucleare (con sottotitoli in italiano) Israele, ha detto, ha la capacità di affrontare un Iran anche nucleare. L’America faccia la sua politica, ha aggiunto, ma noi dobbiamo mantenere con Washington buoni rapporti e sulla sicurezza si deve andare avanti con la collaborazione con la Casa Bianca. Applausi all’accordo sono invece arrivato dalla Lista araba alla Knesset, che ne ha approfittato per chiedere lo smantellamento delle armi nucleari israeliane. Israele analizzerà il contenuto dell’accordo viennese, riservandosi di entrare quanto prima nei dettagli. Per ora l’aspetto più importante è l’unità del paese di fronte alla minaccia nucleare iraniana. La prossima puntata avrà come protagonista il Congresso americano, che ha 60 giorni per valutare il contenuto e poi votare, per cui la patata bollente ritornerà nelle mani di Obama. L’unica voce che condanna Netanyahu, accusandolo di essere il vero sconfitto di Vienna è Haaretz, cui non par vero di avere un capo d’accusa nuovo rispetto al passato. E come ciliegina, titola l’editoriale di oggi “ diamo una chance all’accordo“. Che pena.
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