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La Stampa Rassegna Stampa
15.07.2015 Iran nucleare: Teheran avrà la Bomba, ma Israele si difenderà
Commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 15 luglio 2015
Pagina: 5
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Netanyahu non si fida: 'Teheran andrà avanti, il mondo è in pericolo'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/07/2015, a pag. 5, con il titolo "Netanyahu non si fida: 'Teheran andrà avanti, il mondo è in pericolo' ", il commento di Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari

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Obama: "L'Iran è un piccolo Paese inerme..."

«È un accordo che minaccia la sicurezza di Israele e il mondo intero»: Benjamin Netanyahu esprime di persona a Barack Obama il dissenso sull’intesa raggiunta a Vienna in una delle conversazioni più difficili avvenute fra i leader dei due Paesi alleati. «Quanto avete concordato con l’Iran gli consentirà di avere armi nucleari entro 10-15 anni se rispetteranno l’accordo, oppure anche prima se lo violeranno» ha detto il premier al presidente, aggiungendo se a questa «minaccia per l’esistenza di Israele» si aggiunge il fatto che l’abolizione delle sanzioni all’Iran «porterà a pompare miliardi di dollari nella macchina del terrorismo di Teheran che minaccia noi e il mondo».

Obama rassicura
Il capo della Casa Bianca ha replicato illustrando i dettagli degli accordi, difendendone la validità per «impedire all’Iran di avere l’atomica» e riaffermando l’impegno per «la sicurezza di Israele» con misure di «cooperazione senza precedenti» che il segretario alla Difesa, Ash Carter, vaglierà di persona a Gerusalemme durante una missione ad hoc la prossima settimana. «L’intesa di Vienna non diminuisce i nostri timori sul sostegno dell’Iran al terrorismo e sulle minacce a Israele» ha aggiunto Obama.

Il duello di posizioni sulla «sicurezza di Israele» anticipa uno degli argomenti su cui il Congresso di Washington dovrà esprimersi votando, entro 60 giorni, sull’intesa con l’Iran. Il presidente della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano John Boehner, prevede «una corsa armamenti» e «gravi minacce per Israele».

A rafforzare la posizione di Netanyahu arriva il pronunciamento del governo che vota all’unanimità un testo in cui afferma di «non essere vincolato all’accordo di Vienna». È una posizione con cui converge Isaac Herzog, leader dell’opposizione di centrosinistra, che parla di «accordo con il regno del terrore» e preannuncia un viaggio a Washington per chiedere «ombrello difensivo e ingenti aiuti». Naftali Bennet, leader dell’ala destra della coalizione, aggiunge: «Oggi è nata una superpotenza terroristica nucleare e Israele sarà in grado di difendersi se necessario, abbiamo sempre detto che impediremo all’Iran di avere l’atomica e lo riaffermiamo».

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Benjamin Netanyahu


«Patto di Monaco»
La convergenza fra i diversi partiti politici si spiega con l’umore di un’opinione pubblica in cui si sommano i timori per l’atomica di Teheran, l’incombere di un tipo di conflitto senza precedenti, la necessità di trasmettere nella regione la volontà di battersi contro la bomba iraniana e la dilagante delusione per la «resa dell’Occidente all’Asse del Male» come la definisce Tzipi Hotoveli, viceministro degli Esteri. «Sei potenze hanno giocato assai male sul nostro futuro collettivo» dice Netanyahu, evocando l’errore commesso a Monaco nel 1938 da Francia e Gran Bretagna nell’accettare la spartizione della Cecoslovacchia illudendosi in questa maniera di scongiurare la guerra contro Hitler e Mussolini. Anche Ron Prosor, ambasciatore all’Onu, adopera toni simili: «L’Iran può agire senza limitazioni, con ritrovata prosperità economica, continua a finanziare e promuovere il terrorismo: e il mondo ne pagherà il prezzo».

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