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La Stampa Rassegna Stampa
14.07.2015 Egitto: sono i Fratelli musulmani i responsabili dell'attacco al consolato del Cairo
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 14 luglio 2015
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Tre arresti per l'attacco al consolato del Cairo»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/07/2015, a pag. 13, con il titolo "Tre arresti per l'attacco al consolato del Cairo", l'analisi di Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari

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«Sconfiggeremo assieme il terrorismo»: il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi consegna al ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, l’impegno ad una «forte cooperazione contro i comuni nemici» nel giorno in cui la polizia compie tre arresti per l’attentato al nostro Consolato.

La matrice
Nell’incontro al Cairo, il Raiss dà la propria lettura dell’attacco avvenuto: «Al Nusra, Isis, Baiyt al Maqqdis e gli altri jihadisti hanno un’unica matrice nell’ideologia della Fratellanza Musulmana, è questo il nemico contro cui unirci». Bersagliato dalle sfide terroriste, dal Sinai al cuore del Cairo, Al-Sisi fa sfoggio di determinazione ed energia, sottolinea la necessità di una «cooperazione fra Europa e Paesi arabi» contro i jihadisti e si dice sicuro della matrice dell’attacco al Consolato: «Non volevano colpire alcun giudice ma una sede diplomatica straniera» per indebolire l’Egitto.

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Il Cairo

I colloqui
Quando Gentiloni esce dai colloqui - ha visto anche l’omologo egiziano Sameh Shoukry - definisce l’attentato di sabato un «attacco alla comunità internazionale» perché l’intenzione dei terroristi era di colpire una sede diplomatica straniera. «Hanno aggredito noi, per spingerci a rinunciare alla lotta al terrorismo ed all’impegno allo sviluppo di questa ragione - aggiunge - ma si sbagliano, perché non ci faremo intimidire». Da qui il saluto che porta al personale dell’ambasciata italiana, inclusi i dipendenti del Consolato, a cui dice: «Ricostruiremo l’edificio colpito» per attestare la determinazione a non cedere di fronte alla sfida subita. Al fianco di Shoukry, Gentiloni va oltre: «Dobbiamo prosciugare l’acqua in cui i terroristi nuotano, non bastano le risposte militari, ne servono culturali e religiose». Prima di partire per Beirut, Gentiloni si reca in visita al Consolato colpito e quasi in coincidenza la polizia fa sapere di aver effettuato tre arresti per l’attentato. A darne la notizia è il sito «Youm7», fra i più seguiti, pubblicando foto e nomi di Hassan Samir, Hussein Barakat e Tarek Abd El Sattar. Fonti della polizia li identificano come appartenenti ai Fratelli Musulmani: Samir viene da Fayoum mentre Barakat e El Sattar sono di Beni Suef. Si tratta dei governatorati dove la presenza dei militanti islamici è più consistente. Per la polizia c’è un altro tassello che avvalora la pista dei Fratelli Musulmani: le critiche con cui alcuni suoi militanti hanno attaccato Mohamed Hassan, un predicatore televisivo che aveva condannato l’attentato, imputandogli di «non esprimere opinioni indipendenti».
Immigrazione

Durante il colloquio con Gentiloni, Al-Sisi ha affrontato anche il tema dell’immigrazione affermando che l’«Europa la sottovaluta» e dovrebbe dare più attenzione in particolare all’emergenza profughi che sta scuotendo il mondo arabo: in Egitto ve ne sono cinque milioni, di cui almeno 1,5 milioni provenienti dalla Libia. Proprio di profughi Gentiloni parlerà negli incontri con il governo del Libano, dove i rifugiati siriani sono ormai oltre metà della popolazione.

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