Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/07/2015, a pag. 11, con il titolo "L'Iran cercherà lo stesso l'atomica ma subirà un attacco cibernetico", l'intervista di Francesco Semprini a Daniel Pipes.
Francesco Semprini
Daniel Pipes
«Questo accordo è una resa, un disastro e soprattutto un pericolo per il Medio Oriente, per l’Europa e per il mondo intero. L’Iran ne esce rafforzato militarmente, finanziariamente ed anche moralmente, ed ora ha la strada spianata per i suoi progetti aggressivi». È questo l’implacabile giudizio di Daniel Pipes, presidente del Middle East Forum, in merito all’accordo sul nucleare iraniano.
L’intesa sembra questione di ore, ci attende un mondo più sicuro?
«Non credo proprio, penso si tratti dell’accordo peggiore nella storia della diplomazia. I 5+1, e in particolare gli Stati Uniti, hanno ceduto su ogni punto dell’intesa, controlli, informazioni, finanziamenti, processi di trasformazione e arricchimento. Tutto ciò è clamoroso, indegno e soprattutto molto pericoloso».
Teheran rinuncia alla bomba atomica però, non è un risultato?
«Ritengo che Teheran andrà avanti con i propri programmi atomici a scopo militare, a questo si sommerà una nuova corsa agli armamenti resa possibile dalla fine dell’embargo. L’Iran avrà a disposizione centinaia di miliardi di dollari da investire in armi acquistate dalla Cina e della Russia».
Quindi l’amministrazione Obama ha sbagliato tutto?
L’obiettivo del negoziato era giusto, ma come è stata condotta la trattativa è incredibilmente sbagliato, e i risultati disastrosi».
Quale sarà la reazione di Israele?
«Israele procederà con azioni di sabotaggio al programma nucleare iraniano, non con raid aerei, ma con una guerra cibernetica, grazie all’azione di hacker che operano attraverso virus e agenti informatici. Vedremo quante esplosioni ci saranno ai siti atomici della Repubblica islamica. E il vantaggio di questi attacchi è che non c’è una firma, non è possibile individuare il mandante».
Quali le conseguenze in Medio Oriente?
«L’Iran esce da questo negoziato rafforzato militarmente finanziariamente e moralmente. Tutto ciò inasprirà ancora di più le ostilità in Siria, Iraq, Yemen e anche in Libia».
Cosa c’entra la Libia?
«La lunga mano iraniana, così potenziata, avrà tutto l’interesse a entrare anche nel conflitto libico e questo porterà effetti ancor più destabilizzanti, per il Paese, il Nordafrica e alcune realtà dell’Europa meridionale come l’Italia».
Però anche gli Usa sono concordi nel ritenere che si rafforzerà la lotta al comune nemico rappresentato dallo Stato islamico...
«Sì certo, ma lo Stato islamico rappresenta l’1% del pericolo rappresentato da Teheran con l’atomica. Un moscerino al cospetto della tigre iraniana».
Le relazioni tra Usa e Israele sono compromesse?
«In settanta anni di rapporti tra i due Paesi ci sono stati alti e bassi, questo è un momento di basso. Il punto è che i due terzi del Congresso sono contro l’accordo, che quindi è assai impopolare anche tra gli americani».
Molti in Europa, come l’Italia, ritengono che la ripresa delle relazioni commerciali con l’Iran farà bene alle economie...
«Sarà un disastro per l’Europa, certo il commercio è una bella cosa, ma nulla al cospetto del pericolo di terrorismo, violenze, missili balistici, che questo accordo porterà, e che investirà in primis i Paesi vicini all’Iran, a partire dalla Turchia, con cui le prove muscolari sono sempre più frequenti».
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante