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La Stampa Rassegna Stampa
12.07.2015 Egitto II: con al Sisi impennata degli scambi tra Roma e Il Cairo
Analisi di Alessandro Barbera

Testata: La Stampa
Data: 12 luglio 2015
Pagina: 4
Autore: Alessandro Barbera
Titolo: «Con al Sisi rapporti più stretti, e gli scambi Italia-Egitto volano»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/07/2015, a pag. 4, con il titolo "Con al Sisi rapporti più stretti, e gli scambi Italia-Egitto volano", l'analisi di Alessandro Barbera.

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Alessandro Barbera

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Possono esserci ragioni economiche dietro uno strano attentato come quello di ieri in Egitto? Difficile trovare una traccia che porti al tentativo di colpire direttamente i rapporti commerciali fra i due Paesi. Eppure, quale che sia la matrice delle bombe, non sarebbe la prima volta. Carlo Calenda la mette così: «Dall’arrivo di al Sisi al governo l’interscambio italiano ha avuto un enorme impulso. Piaccia o no, i processi di stabilizzazione politica rafforzano i rapporti economici». In poco più di un anno il viceministro con delega per il Commercio estero è volato al Cairo cinque volte. Due l’anno scorso, ben tre quest’anno. Al Sisi è già stato ospite in Italia, il 23 luglio il premier Malhab è atteso a Roma e Torino. Con la Libia atomizzata e fatta eccezione per l’Algeria, l’Egitto oggi è il più importante mercato italiano in Africa. Nel 2014 l’interscambio è stato pari a 5,180 miliardi di euro, e vale l’8 per cento dell’export egiziano.

Il dopo Morsi
Quasi tutte le grandi aziende quotate hanno firmato o stanno per firmare importanti accordi di investimento. Eni, Edison, Intesa Sanpaolo, Pirelli, Italcementi, Ansaldo e ancora Tecnimont, Danieli, Techint, Cementir. Non è solo una questione di petrolio o cemento. A fare lauti affari con l’Egitto oggi sono anche le imprese medie e piccole padane: basti dire che la meccanica strumentale è la principale voce dell’export verso il mercato egiziano. L’Italia è il terzo Paese fornitore dell’Egitto dopo Cina e Stati Uniti, il primo cliente davanti a India e Arabia Saudita.

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Abdel Fattah al Sisi


Più export che import
Il processo di avvicinamento fra i due Paesi è iniziato ben prima della destituzione dell’ex presidente Morsi a luglio del 2013, ma si è intensificato soprattutto dopo: la quota dell’interscambio Italia-Egitto è cresciuta fra il 2013 e il 2014 del 10 per cento ed è destinata a salire ancora. Più che le esportazioni (-1 per cento) ad essersi rafforzata l’anno scorso è stata la quota delle importazioni italiane dall’Egitto, cresciute addirittura del 28 per cento. È il segno di una stabilizzazione dell’economia interna: tutti i report raccontano di un Paese che ha rimesso ordine nei conti pubblici. Peccato tutto avvenga in nome del dirigismo e del nazionalismo. Ma per chi porta investimenti in Paesi come l’Egitto andare per il sottile sarebbe inutile oltre che dannoso. Al Sisi è molto attento a non pestare i piedi agli investitori stranieri: mentre con i Fratelli Musulmani Intesa Sanpaolo ha rischiato la nazionalizzazione della controllata Banca Alexandria, il nuovo governo ha avviato un piano per il rafforzamento di Suez, lo sviluppo turistico di El Alamein, lo sfruttamento delle miniere a Sud, e il piano di ristrutturazione e privatizzazione di molte aziende pubbliche. Tutto all’insegna dell’apertura ai capitali stranieri. Non è un caso se nell’intervista concessa alla giornalista italiana di Al Jazeera Barbara Serra Renzi usa toni di grande rispetto verso la nuova leadership.

La forza dell’Eni
Eni è in Egitto da cinquant’anni. Ha avviato un piano di investimenti da tre miliardi di dollari per la perforazione di nuovi pozzi e ha rilanciato le attività di esplorazione nel deserto occidentale, nel Mediterraneo e nel Sinai. A giugno 2012 ha avviato la produzione di gas in un giacimento offshore. Stessa cosa per Edison, che ora prevede di rafforzare sia la produzione di gas negli impianti esistenti, sia nuovi progetti di esplorazione. Oggi non c’è Paese arabo che non abbia capitali investiti in Egitto. I soli Emirati hanno investito cinquanta miliardi di dollari, ma dal 2011 in poi sono diventati essenziali anche i rapporti con Qatar e Turchia.

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