Riprendiamo dall' ESPRESSO di oggi, 10/07/2015, a pag. 40-41, con il titolo "Nel cimitero segreto di Priebke", il reportage di Lirio Abbate.
Il cadavere di Erich Priebke poteva essere rispedito nella sua natia Germania, evitando il rischio che, una volta scoperto il luogo, la tomba diventi meta di pellegrinaggio per i neonazisti di oggi. Non perché in Germania il neonazismo non sia diffuso, ma perché quel Paese ha dimostrato di riuscire a gestire meglio dell'Italia situazioni simili in passato.
La cosa migliore - e più giusta - è che di Erich Priebke si perda il ricordo, e che continui a vivere nella nostra memoria quello delle sue vittime.
Ecco l'articolo:
Lirio Abbate
Erich Priebke
E' IN UN'ISOLA ITALIANA, in un cimitero in disuso nel recinto di un carcere, la tomba senza nome del boia nazista Erich Priebke, l'ex ufficiale nazista morto I' 11 ottobre 2013 a Roma, dopo essersi macchiato dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Una strage di cui il capitano delle SS non si è mai pentito, nella sua vita centenaria, e di cui non ha mai di fatto pagato il prezzo: condannato all'ergastolo in Italia dopo una lunghissima latitanza in Argentina, si limitò a trascorrere i suoi ultimi anni ai domiciliari, ospitato dal suo avvocato. Per sottrarre la sua salma ad azioni vandaliche o agli omaggi dei neonazisti, due anni fa venne deciso che la tomba sarebbe stata coperta dal segreto di Stato. Quindi è stata portata in un carcere e qui seppellita.
Il luogo resta segreto di Stato, ma "l'Espresso" l'ha trovato, dopo che già nel novembre del 2013 Ezio Mauro su "Repubblica" aveva rivelato che la tomba si trovava all'interno di un carcere, raccontando anche il viaggio che venne fatto compiere alla salma da Roma fino alla sua misteriosa destinazione finale. Dopo l'articolo del direttore di "Repubblica" un ex detenuto sardo si lanciò in rivelazioni, poi risultate infondate, secondo le quali Priebke era sepolto nel cimitero della colonia penale di Isili, in provincia di Cagliari: della questione si occupò anche un'inchiesta de "La Nuova Sardegna". Un'altra indiscrezione indicò il cimitero monumentale dell'ex colonia penale di Castiadas, sempre nel sud della Sardegna. Ma anche questa fu smentita.
In effetti la struttura penitenziaria è un'altra. Il carcere in cui si trova la salma di Priebke è ancora attivo e ospita 250 detenuti, di cui solo uno su cinque è italiano. Si trova al centro di un'isola italiana ed è difficile da raggiungere. Anche al cimitero dismesso non si accede liberamente: l'ingresso è controllato da poliziotti armati e solo chi è autorizzato vi può accedere. A entrare in questa struttura sembra di vivere in uno dei romanzi di Mark Twain. E chi l'avrebbe mai detto che qui ci poteva essere anche un cimitero? Eppure dentro questo grande istituto penitenziario, fino a un decennio fa, c'era pure un piccolo nucleo abitativo, ormai abbandonato, in cui vivevano le famiglie delle guardie.
Le Fosse Ardeatine
Oggi ne restano le antiche case in stile colonico, ormai abbandonate e in disuso: l'amministrazione, per mancanza di fondi, non è riuscita garantirne la manutenzione. Un agente di polizia penitenziaria, che è in servizio in questo carcere e c'è pure nato, ha scelto di continuare a lavorarci, come già aveva fatto suo padre. E sempre qui, ha confidato ai colleghi, quando morirà, vorrà essere sepolto. Però quando lo ha detto non era ancora arrivata la salma del capitano nazista. Non avrebbe mai pensato che in questo angolo di natura incontaminata, dove sono passati delinquenti e criminali di ogni specie, un giorno avrebbe trovato posto anche l'autore di una delle peggiori stragi del Ventesimo secolo.
Il camposanto è situato su una collinetta, dove quasi un secolo fa è stata costruita una piccola cappella, ormai diroccata, attorno alla quale è poi sorto il cimitero. Il lembo di terra è protetto da un muro alto poco più di due metri, e vi si accede da un cancello in ferro che cigola quando si apre. Si contano circa cento croci di ferro arrugginite, più altre in legno ormai fradice, piantate nel terreno, allineate in file da otto, sulle quali però non è scritto alcun nome. C'è pure qualche lapide di marmo, rovinata dal tempo. Su tutte sovrasta quella in cui è sepolto dal 1942 un medico del carcere. Lì a fianco c'è una più piccola: vi riposa una neonata, morta durante il parto alla vigilia di Natale di 53 anni fa.
L'erbaccia copre tutto. Non c'è alcuna manutenzione. E non c'è alcun segno di affetto sulle tombe: né un fiore reciso, né una lapide sistemata. Neppure un nome o una foto. Dimenticate da decenni, queste salme riposano anonime. Dopo quasi cinquant'anni di abbandono, nel 2013 questa terra è stata di nuovo smossa: durante una notte d'autunno i picconi hanno scavato una buca profonda e prima che facesse l'alba un piccolo gruppo di persone ha seppellito la bara di Priebke.Tutto è stato ricomposto entro le cinque del mattino, quando a ottobre in questa zona fa ancora molto buio. E nessuno del carcere, almeno nessuno dei detenuti, si è accorto di questa operazione super segreta. I riferimenti alla tomba sono stati conservati in una busta con i sigilli del segreto di Stato e sono custoditi nella cassaforte del funzionario che ha pilotato l'operazione. L'unico che può avere accesso a questa busta e quindi alle coordinate per trovare la tomba è il figlio di Priebke, Jorge, che però vive a Bariloche, in Argentina. Solo lui potrebbe andare sulla tomba del boia nazista, per lasciare un fiore accanto a quella croce di legno infilata nella terra. Ma di fiori sulle tombe in questo piccolo cimitero non se ne vedono.
Neppure Jorge Priebke è mai venuto. Erich Priebke venne condannato all'ergastolo per aver partecipato sia alla pianificazione sia alla realizzazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine durante il quale, il 24 marzo del 1944, vennero fucilati 335 civili italiani come rappresaglia per l'attacco partigiano di via Rasella, nel quale erano morti 33 militari tedeschi. L'ex ufficiale, dopo una lunga latitanza in Argentina, fu fermato nel 1994 da una troupe della televisione americana Abc, che gli chiese se fosse proprio lui il capitano delle Ss.
L'ex nazista fu arrestato ed estradato in Italia nel 1995, imputato di concorso in violenza con omicidio continuato in danno di cittadini italiani. II Tribunale militare ordinò la scarcerazione dichiarando il "non doversi procedere, essendo il reato estinto per intervenuta prescrizione". La Cassazione, però, annullò la sentenza e dispose un nuovo processo a suo carico. Nel marzo 1998, la Corte d'appello militare lo condannò all'ergastolo. A causa dell'età avanzata, però, l'ex Ss ottenne subito gli arresti domiciliari, a Roma. E qui morì dopo aver compiuto 100 anni. II paradosso vuole che in vita il boia evitò la galera, ma le sue spoglie adesso ci rimarranno per sempre.
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