Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/07/2015, con il titolo "Installazione sulle camera a gas esposta in Polonia: è polemica", la cronaca di Andrea Tarquini.
Andrea Tarquini
Un fotogramma del video
Il video mostra uomini nudi in un locale vuoto e cupo, come le cosiddette “docce” dei campi della morte nazisti in cui sei milioni di ebrei furono assassinati col gas Zyklon B. E che cosa fanno gli attori, che impersonano appunto, si presume, vittime della Shoah? Giocano ridendo ad acchiapparella. Non è un macabro scherzo, la “video installation” Game of tag esiste davvero, da anni. Ha girato diverse mostre, dalla Biennale di Venezia nel 2006 a quella di Berlino anni dopo. E adesso è al museo d’arte contemporanea di Cracovia. Le organizzazioni ebraiche protestano: è un insulto gravissimo alla memoria dell’Olocausto. Ma al momento non si hanno notizie di ritirare la cosiddetta “opera d’arte” dall’esposizione. L’autore della video installazione è l’artista polacco Artur Zmijewski. Che appunto con la stessa opera aveva rappresentato il suo paese alla Biennale di Venezia.
«Esporre una cosa simile in un museo d’arte è qualcosa di talmente offensivo e disgustoso che abbiamo ritenuto indispensabile protestare», afferma il cacciatore di criminali nazisti Efraim Zuroff, direttore a Gerusalemme del Centro Simon Wiesenthal. L’unica reazione del museo è stata di porre l’opera in una zona isolata, con cartelli che avvertono sul contenuto. «Ma non è abbastanza», replicano Zuroff e altri esponenti delle comunità ebraiche; «è semplicemente incomprensibile che quel video sia mostrato in pubblico proprio nel territorio polacco, dove durante l’occupazione nazista il Terzo Reich assassinò milioni di ebrei e di altri civili ». Tra l’altro il video è anche in parte profanazione d’un luogo: uno dei due locali in cui Zmijewski l’ha girato è proprio un’ex camera a gas nazista, ed egli stesso aveva sottolineato che sui muri si vedono ancora tracce delle macchie bluastre e gialle lasciate dal gas.
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