Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/07/2015, a pag. 14, con il titolo "In minigonna, arrestate. Il Marocco si mobilita per due ragazze", la cronaca di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
"La sicurezza delle donne negli spazi pubblici è un diritto"
In Marocco è battaglia sull’«abbigliamento succinto» di due parrucchiere. Le donne, di 23 e 29 anni, sono state arrestate ad Agadir a giugno perché accusate di indossare «abiti indecenti» in un mercato cittadino. È un reato che, in base all’articolo 483 del codice penale del Marocco, può costare fino a un massimo di due anni di detenzione essendo identificato con «oscenità pubbliche» e «indecenza». La sentenza è prevista per martedì, ma la notizia dell’arresto ha innescato, dai tribunali al web, un movimento di sostegno popolare in favore delle due donne. Il motivo è che il Marocco è una nazione musulmana dove, soprattutto nelle grandi città, prevale lo stile di vita occidentale.
Almeno 500 legali si sono offerti di «assistere volontariamente» le accusate mentre sul web sono state create più pagine Facebook in cui giovani postano immagini di «abiti succinti» - come le minigonne - per irridere alle accuse sollevate nei confronti delle parrucchiere. «Quando c’è stata la prima udienza del processo - racconta Fouzia Assouli, direttrice dell’Associazione marocchina per i diritti delle donne - gli avvocati arrivati per difenderle erano talmente tanti da essere stati obbligati ad aspettare fuori». Uno di loro, Sibai Bakar, ritiene che «questo processo è l’occasione per cambiare le norme vigenti rendendole compatibili con il rispetto dei diritti umani e in particolare delle libertà dell’individuo». Sit-in ed eventi pubblici in favore delle parrucchiere si sono svolti ad Agadir, Rabat e Casablanca, denunciando il comportamento degli agenti che arrestandole le hanno accusate, nel rapporto scritto, di «indossare abiti troppo attillati».
È un argomento che ha già diviso il Marocco il mese scorso, quando Jennifer Lopez durante un concerto a Rabat è stata accusata di abbigliamento «indecente» contrario alla «morale pubblica».
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