Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/07/2015, a pag. 16, con i titoli "Lo scienziato che fa litigare America e Iran", "Intesa raggiunta sull'abolizione delle sanzioni", "Resta il nodo delle ispezioni agli impianti", tre servizi di Maurizio Molinari.
Ecco gli articoli:
Maurizio Molinari
"Lo scienziato che fa litigare America e Iran"
Mohsen Fakhrizadeh
A 72 ore dalla scadenza del negoziato di Vienna sul nucleare iraniano il braccio di ferro è arrivato al nome dello scienziato depositario dei segreti più impenetrabili del programma di Teheran: Mohsen Fakhrizadeh.
«Il progetto 111»
Per i servizi di intelligence occidentali Fakhrizadeh è il padre del nucleare iraniano, «è l’equivalente di Robert Oppenheimer che guidò il Progetto Manhattan» come ha scritto il «New York Times» evocando la genesi dell’atomica americana. Il suo nome compare in tutte le «Intelligence Estimate» della Cia al nucleare iraniano e almeno due rapporti dell’Agenzia atomica Onu (Aiea) negli ultimi quattro anni lo hanno chiamato in causa. Alto ufficiale dei Guardiani della rivoluzione e docente di Fisica all’ateneo «Imam Hussein» di Teheran, Fakhrizadeh ha guidato la ricerca nucleare fino al 2003 - quando cessò di essere centralizzata - e poi è scomparso per riapparire nel 2011 alla testa dell’«Organizzazione per l’innovazione difensiva e la ricerca», creata nel sobborgo di Modjeh a Teheran e sospettata da Usa, europei e israeliani di celare il «Progetto 111» cioè il programma militare per l’atomica di cui l’Iran nega l’esistenza.
Il programma militare
Nel 2007 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu votò sanzioni ad personam contro di lui ed il suo stretto collaboratore Fereydoon Abbasi-Davani - fino al 2013 capo dell’Agenzia atomica nazionale - e il rapporto Aiea del 2011 lo indica come la mente dei test di «possibile natura militare» nell’impianto di Parchin.
Da qui la richiesta del Segretario di Stato Usa, John Kerry, al collega iraniano Javad Zarif di «rendere accessibile» Fakhrizadeh - classe 1961 - agli ispettori Aiea assieme «ai suoi collaboratori». Yukiya Amano, direttore generale dell’Aiea, ha recapitato un messaggio simile a Hassan Rohani, presidente iraniano, nella recente tappa a Teheran.
La strategia Usa
La pressione dell’amministrazione Obama per raggiungere il cuore del «know how» nucleare iraniano evoca i precedenti di Clinton e Bush per ottenere dal Raiss iracheno Saddam Hussein accesso ai suoi scienziati. E’ un passo con cui Washington replica al veto posto da Ali Khamenei, Leader Supremo dell’Iran, alle ispezioni dei siti militari: gli Usa chiedono in cambio accesso agli scienziati. Ciò significa sfidare il più impenetrabile tabù di Teheran, come dimostra il fatto che Fakhrizadeh non ha mai neanche risposto alle richieste di incontri presentate in 12 anni dall’Aiea. D’altra parte proprio Khamenei in più occasioni ha lodato il super-scienziato, la cui vita è coperta dal segreto con il risultato di generare ogni sorta di voci, come la presunta presenza nel 2013 in Nord Corea in coincidenza con il test nucleare sotterraneo.
Intesa raggiunta sull'abolizione delle sanzioni
Al tavolo di Vienna fra Iran e gruppo 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia più la Germania) i nodi che sembrano essere stati sciolti riguardano la sorte delle sanzioni, nazionali e Onu, contro Teheran.
È su questo tema che il Segretario di Stato americano John Kerry e l’iraniano Mohammad Javad Zarif si sono concentrati la scorsa settimana, riuscendo a raggiungere una convergenza su quali sanzioni verranno abolite alla sigla dell’eventuale intesa, quali saranno tolte seguendo un calendario specifico e quali potrebbero essere reintrodotte se l’Iran dovesse rivelarsi inadempiente.
La doppia partita
Sebbene i dettagli dell’intesa restino riservati, la conferma del superamento dell’ostacolo-sanzioni è venuta ieri dai portavoci di Zarif che hanno proposto a Washington si «siglare un accordo sulla fine delle sanzioni separato dal resto del protocollo sul nucleare». Ma Kerry ha rifiutato lo sdoppiamento: «L’accordo è uno solo e deve essere completato».
Resta il nodo delle ispezioni agli impianti
Gli ispettori Onu come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia: "Ehi! Forse stanno costruendo armi nucleari qui sotto!"
I nodi che restano da sciogliere a Vienna riguardano le verifiche sull’accordo sul programma nucleare iraniano. Il Segretario di Stato Usa John Kerry afferma che «l’Iran è arrivato al punto di dover compiere scelte difficili» per indicare che tocca a Teheran accettare sistemi di verifica dei propri impianti capaci di rassicurare, nel lungo periodo, la comunità internazionale sulla natura pacifica del programma.
In caso contrario «siamo pronti ad abbandonare il tavolo», aggiunge Kerry. L’iraniano Zarif ammette «disaccordi con le potenze» e la Guida Suprema Ali Khamenei da Teheran lo spinge a non cedere per «evitare danni alla ricerca scientifica».
Si tratta fino a giovedì
È questo il motivo per cui la scadenza della proroga del negoziato, prevista oggi, è stata spostata a giovedì. L’ex presidente israeliano, Shimon Peres, riassume così la situazione: «L’esito del negoziato si sta giocando sulle verifiche, senza intesa è preferibile continuare a trattare nel corso dei prossimi mesi».
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