Le ragioni della diplomazia e quelle della politica
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Un terrorista di Hamas "si difende" durante la guerra a Gaza del 2014
Un tempo si diceva che le ragioni della diplomazia sono altro da quelle della politica, una affermazione che non cambiava lo stato di fatto di ogni eventuale polemica e manteneva inalterata l’intesa cordiale fra le due istituzioni.
Inaspettatamente succede invece che una decisione del governo israeliano arrivi a rappresentare il centro stesso della diplomazia, il Ministero degli Esteri di Gerusalemme. Il voto del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu di Ginevra della scorsa settimana alla condanna di Israele e Hamas per ‘crimini di guerra’ – 41 a favore, 1 contro, 5 astenuti – sarebbe, ma potremmo anche usare il verbo al presente, il risultato dei contatti avvenuti tra l’Ufficio del Primo Ministro Netanyahu e i rappresentanti dei paesi europei, vale a dire la richiesta di votare sì alla doppia condanna.
Benjamin Netanyahu
Una scelta che aveva lasciato interdetti quanti in Europa si aspettavano almeno una astensione. Lo scrivono oggi i media israeliani, partendo da una indiscrezione dell’inglese Jewish Chronicle, dalla quale si apprende che è proprio dall’Ufficio di Netanyahu che sono partite le telefonate a Merkel, Cameron, Hollande e gli altri leader europei, mettendo in serio imbarazzo quanti si erano spesi per un voto diverso.
Da sinistra: David Cameron, François Hollande, Angela Merkel
Dietro la scelta di Bibi vi è la decisione di scegliere il male minore, anche se il voto europeo si fosse espresso con una astensione, la maggioranza dei delegati dell’UNHRC era schierata con Hamas contro Israele, per cui la condanna era scontata, e in più avveniva su un testo diverso da quello che invece è stato approvato – a Gerusalemme lo si definisce molto annacquato e che non darà adito a nessuna conseguenza sul piano internazionale – grazie al sì dei paesi europei.
Se le cose sono andate così, siamo dinnanzi a una nuova immagine della politica estera, nella sua espressione puramente diplomatica, guidata di fatto da Netanyahu. Sono molti gli aggettivi che possono definirla, scaltra, lucida, realista, ma anche lungimirante, perché no. Se guerra asimmetrica ha da essere, ebbene si usino tutte le carte possibili. L’UNHRC non è modificabile – sono anni che si discute come trasformare l’intero ONU in una struttura democratica, senza nessun risultato – tanto vale prenderne atto e usare tutti i mezzi per far valere le ragioni della giustizia. Anche votando in favore di una condanna. Dopo averla svuotata di gran parte dei suoi probabili effetti velenosi.
Angelo Pezzana