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La Stampa - La Repubblica Rassegna Stampa
06.07.2015 Nucleare concesso all'Iran su un piatto d'argento: la nuova farsa di Occidente e Onu
Cronaca della Stampa, commento di Daniele Mastrogiacomo

Testata:La Stampa - La Repubblica
Autore: Daniele Mastrogiacomo
Titolo: «Kerry: vicini all'accordo sul nucleare iraniano - 'Teheran ha aperto anche i siti segreti': pronta una bozza di intesa sul nucleare»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/07"015, a pag. 12, l'articolo "Kerry: vicini all'accordo sul nucleare iraniano"; dalla REPUBBLICA, a pag. 17, con il titolo " 'Teheran ha aperto anche i siti segreti': pronta una bozza di intesa sul nucleare", il commento di Daniele Mastrogiacomo.

Quello che vuole l'Iran teocratico degli ayatollah è chiaro: la fine delle sanzioni, in modo da poter proseguire in modo indisturbato la propria corsa all'arma nucleare. Poco importa, ai negoziatori occidentali, che l'Iran sia un Paese terrorista che, se in possesso della bomba atomica, stravolgerebbe i già precari equilibri del Medio Oriente e non solo. John Kerry è campione, in negativo, di tale atteggiamento. In Europa, il Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius è apparentemente ostile a un compromesso, ma solo perché teme che il possesso da parte dell'Iran del nucleare innescherebbe una corsa alle armi atomiche generalizzata nei Paesi sunniti, a partire da Egitto e Arabia Saudita. Anche Fabius, dunque, sottovaluta il pericolo in sé di un Iran nucleare.

Ecco gli articoli:

Illustration by Amos Biderman.
Persino Haaretz capisce il gioco dell'Iran e pubblica oggi questa vignetta di Amos Biderman. Hassan Rouhani dice a John Kerry: "Ancora solo un piccolo sforzo!"

LA STAMPA -  "Kerry: vicini all'accordo sul nucleare iraniano"

«Ancora non ci siamo». Lo ha detto ieri il segretario di Stato Usa, John Kerry, a Vienna in margine al negoziato sul nucleare iraniano. «È l’ora» di vedere se l’accordo con l’Iran è possibile, ha detto non escludendo un fallimento: «Ancora non siamo arrivati là dove dobbiamo arrivare», ha precisato aggiungendo però che negli ultimi giorni sono stati fatti «enormi progressi».

Nelle ore in cui a Vienna stavano arrivando i capi delle diplomazie dei Paesi interessati all’accordo, l’ultimo in ordine di tempo, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, Kerry ha avvertito che «è arrivato il momento di vedere se siamo in grado o meno di raggiungere un’intesa», avvertendo che al momento i negoziati potrebbero avere un qualunque esito, anche negativo. «Negli ultimi giorni - ha spiegato - abbiamo fatto davvero autentici passi in avanti, ma voglio essere assolutamente chiaro nel dire che non siamo assolutamente dove dovremmo essere riguardo alcune delle questioni più difficili».

Anche l’Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini, conferma le parole del segretario di Stato Usa. A due anni dall’inizio del negoziato tra l’Iran e il cosiddetto gruppo del «5+1» (Usa, Russia, Cina, Gb e Francia più Germania) per l’accordo sul programma nucleare iraniano è «molto vicino»: parola della responsabile per la politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, Federica Mogherini. Parlando al suo arrivo a Vienna per unirsi al tavolo delle trattative che potrebbe siglare la storica intesa martedì prossimo, Mogherini ha detto: «È arrivato il momento, siamo nell’ultimo miglio della maratona. La deadline scade il 7 luglio. Se un accordo può essere chiuso il momento è ora». Mogherini ha avuto anche un incontro bilaterale con il ministro degli Esteri iraniano Zarif.

LA REPUBBLICA - Daniele Mastrogiacomo: " 'Teheran ha aperto anche i siti segreti': pronta una bozza di intesa sul nucleare"

Nel suo articolo, Daniele Mastrogiacomo sopravvaluta ampiamente il ruolo che potranno giocare gli ispettori dell'Onu durante il controllo dei siti nucleari. Come già accaduto in passato, è probabile che vengano condotti a ispezionare soltanto i luoghi appositamente "bonificati", e non le centrali di arricchimento dell'uranio.

Ecco il pezzo:

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Daniele Mastrogiacomo

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Basta cambiare una sillaba, ed ecco che le armi all'uranio diventano "al geranio". Un ispettore dell'Onu accerta l'assenza di armi nucleari in Iran: "A me sembra tutto a posto"

Li conoscono in pochi. Non amano la pubblicità. Sanno di essere osservati. Probabilmente spiati. Certamente sotto costante tiro. Basta un semplice errore, per compromettere il loro ruolo basato su equilibrio e neutralità. Sono i 40 ispettori dell’Agenzia per l’energia atomica dell’Onu che vigileranno sull’attività nucleare iraniana. Se le trattative in corso da nove giorni qui a Vienna arriveranno a siglare l’accordo definitivo tra i 5+1 (Usa, Cina, Russia, Francia, Inghilterra e Germania) e Teheran, saranno loro a entrare in campo. L’obiettivo di tutte le delegazioni è chiudere questa maratona entro domani: il tempo per trasferire il corposo dossier al Congresso americano prima della pausa estiva fissata per giovedì. Senza il suo consenso l’accordo non ha valore.

Le dichiarazioni sono ondivaghe, come sempre. Teheran lancia moniti e dice di non essere più disposta a nuove concessioni. Il Segretario di Stato Usa, John Kerry, ammette che negli ultimi giorni ci sono stati «autentici passi in avanti». A parere di Kerry si «tratta di fare scelte difficili» e di capire se «entro questa settimana saremo capaci di raggiungere un accordo». Tutto è pronto. Soprattutto ora che è stato superato il capitolo più spinoso del negoziato, la Pmd: possible military dimension. Per tracciarla bisogna ispezionare i siti segreti. E questo sembra sia stato accettato da Teheran. Restano in sospeso i tempi per la revoca delle sanzioni. C’è già una bozza stilata per una risoluzione euopea; è ancora da stendere quella da sottoporre al Consiglio di sicurezza Onu. Per stamani sono attesi tutti i ministri degli Esteri dei paesi coinvolti. Il ruolo fondamentale spetta a questi 40 uomini e donne: ingeneri, chimici, fisici. Fanno parte della Task force Iran della Aiea. Provengono da tutto il mondo. Ma ne sono esclusi, su specifica richiesta dell’Iran, americani, inglesi, francesi e tedeschi. Troppo di parte. Il team è guidato da un italiano: Massimo Aparo, 62 anni, un ingegnere nucleare. Il suo staff si trova al ventesimo piano di un palazzo della periferia di Vienna.

Qui decidono quando, come e dove lanciare le loro ispezioni. Ma è nel centro di Seibersdorf, cento chilometri a sudest della capitale austriaca, dove si analizzano i campioni presi nei vari siti e che saranno uno degli elementi fondamentali del rapporto finale sull’Iran. «Il diavolo si nasconde nei dettagli», commenta una fonte diplomatica. «E noi dobbiamo snidarlo». Il diavolo si può nascondere in 19 centrali e reattori presenti in Iran: 3 a Teheran, 6 a Esfahan, 2 a Natanz, 1 a Fardow, 1 a Arak, 1 a Karaj, 1 a Bushehr, 1 a Darkhovin, 1 a Shiraz. Molti dovranno essere smantellati o riconvertiti. Gli 007 li conoscono: li hanno ispezionati più volte e sono tuttora sotto controllo. Ma adesso, se verrà firmato l’accordo finale, i segugi dell’Aiea potranno entrare nei santuari rimasti segreti per anni. Come quello di Parchin, ispezionato due volte nel 2004 e nel 2005.

Dal 2012, l’Agenzia ha richiesto un’altra ispezione in un’area ben definita nello stesso sito senza ottenere l’autorizzazione dall’Iran. Foto satellitari indicano che, subito dopo la richiesta ufficiale, l’intera area è stata totalmente ripulita; persino la terra scavata e rimossa. Questo alimenta vecchi sospetti. È stato appurato che l’Iran ha tentato, almeno una volta in passato, di nascondere esperimenti per l’arricchimento di uranio. All’improvviso, in un piccolo centro di ricerca, furono smantellati dei laboratori, ridipinte le pareti, distrutte le apparecchiature. Ma gli ispettori riuscirono comunque a identificare una traccia di uranio lavorato. «È come con il dna. Non si sbaglia, anche se non si può considerare certo la smoking gun della bomba iraniana», aggiunge la fonte. «Ma è un serio indizio che dimostra come in quel luogo c’è stata attività di arricchimento; che è stato usato del combustibile non per scopo civile».

Ufficialmente Teheran non ha mai cercato di procurarsi un ordigno atomico. «Ma non possiamo escludere», spiegano nel quartier generale degli ispettori Onu, «che abbia tentato di farlo tra la fine degli anni 90 e il 2000». Ed è proprio sulla “possible military dimension” che lavoreranno gli ispettori della Task force Iran. Per almeno 6- 7 mesi. Un gruppo tra 4 e 10 elementi del team è sempre presente in Iran. Sarà rafforzato a seconda delle necessità e agirà liberamente. Indagini a campione, analisi delle foto satellitari; studio delle registrazioni delle telecamere di sorveglianza fuori e dentro le centrali.

Ma anche visite improvvise negli istituti universitari, redazioni di riviste scientifiche, centri di ricerca, per sequestrare materiale e interrogare chiunque abbia partecipato al programma nucleare. Saranno loro a stabilire se l’Iran fa sul serio. Sono apprezzati. Ma guardati con scetticismo da chi è contrario all’accordo. Qualcuno, in queste ore, già si chiede se quei 40 uomini e donne saranno all’altezza del loro compito.

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