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Parpar: la collana per bambini di Giuntina: La città che sussurrò - Ester e il disastro di Chanukkà - La torre di Babele - A cena dalla regina - La fisarmonica di Mendel - 25/07/2015

Jennifer Elvgren Fabio Santomauro
La città che sussurrò
Giuntina

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Anett scopre che nello scantinato della sua casa si nasconde una famiglia di ebrei. Anche se scendere le scale buie dello scantinato le fa un po' paura, è lei a portar loro da mangiare oltre a tutte le cose di cui hanno bisogno. Così conosce Carl, un bambino come lei, con cui fa presto amicizia. La famiglia di Carl sta aspettando una notte di luna piena per raggiungere il porto e fuggire in Svezia, ma le nuvole non vogliono diradarsi ed è troppo buio per scappare. Finché ad Anett non viene in mente un'idea geniale per salvare il suo amico Carl dai soldati nazisti che si stanno avvicinando sempre di più. Ma per metterla in pratica dovrà coinvolgere l'intero villaggio e soprattutto non fare troppo rumore... Questa storia, fatta di coraggio e solidarietà, è basata su una vicenda realmente accaduta durante la seconda guerra mondiale, un episodio che tiene accesa fino ad oggi la luce della speranza nella bontà umana.

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Jane Sutton, Andy Rowland
Ester e il disastro di Chanukkà
Giuntina

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È anche questo il messaggio contenuto in un libro illustrato per l’infanzia che ha un titolo bislacco, ma è molto istruttivo. Tempo fa, chiacchierando con Shulim Vogelmann della Casa Editrice Giuntina, chiesi che idea bislacca fosse quella di pubblicare un libro illustrato per l’infanzia che s’intitola Ester e il disastro di Chanukkà. Proprio oggi, 19 dicembre, i bambini ebrei sono immersi nella gioia della festa di Chanukkà, i loro amichetti cristiani contano i giorni che mancano a Natale, i compagni di gioco musulmani affrontano l’essere altro dalla maggioranza, e Vogelmann, con grande gentilezza, ci scrive per spiegarci il perché di questa scelta bislacca.

Amici della Giungla. «Ester, la piccola gorilla mi ha conquistato subito. Forse per la simpatia o forse perché è un’ebrea simile a me: tine moltissimo alle feste e alle tradizioni, ma si ricorda solo all’ultimo di fare i regali di Channukkà ai suoi amici della giungla. Ester sbaglia tutti i doni, mentre dagli altri ne riceve di bellissimi. È affranta e non si dà pace, finché non le viene in mente un’idea: l’ottavo e ultimo giorno della festa invita gli amici ad accendere il candelabro e chiede loro di riportare i regali – alla fine di un vorticoso giro di scambi ognuno troverà il regalo perfetto per sé… Dopo avere deciso di pubblicare il libretto, mi sono chiesto se anch’io, proprio come Ester, non avessi fatto una scelta (editoriale) sbagliata, ossia pubblicare qualcosa che nessuno avrebbe letto né regalato poiché in Italia quasi nessuno festeggia Chanukkà, a parte pochi bambini ebrei.

La Giuntina è specializzata in libri ebraici rivolti a qualsiasi lettore; cerchiamo di pubblicare testi dal valore universale, che possano interessare e arricchire chiunque. Ho pensato a mia figlia che all’asilo, per un mese intero, è coinvolta in attività sul Natale e ho pensato ai bambini musulmani che come lei frequentano le scuole italiane, e infine ai bambini cristiani che non sanno niente delle ricorrenze festeggiate dai compagni né possono immaginare le questioni interiori che attraversano le loro anime quando riflettono sul proprio essere diversi dalla maggioranza. Poi mi sono venute in mente le parole di Josephine la tartaruga che dopo aver ricevuto la sua tuta da Jogging dice: “Grazie, Ester cara, ma io non posso fare jogging! Sono fortunata se riesco a tenere la mia modesta andatura. Ma non ti preoccupare, i regali non sono la cosa più importante di Chanukkà”. Già, i regali non sono la cosa più importante, ecco un messaggio universale sul modo in cui oggi affrontiamo le feste. Chissà se qualcuno è abbastanza stravagante da commettere l’errore di regalare al proprio bambino un libro così. A proposito, non siete curiosi di scoprire cosa si festeggia a Chanukka?». Auguri a tutti

Stefano Jerusum - Sette

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A.S. Gadot, Cecilia Rebora
La torre di Babele
Giuntina

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Che noia vivere tutti parlando la stessa lingua… Nel paese di Sennaar le persone non sanno più che fare per passare il tempo, tutto sembra loro già visto o già fatto, tutti conoscono tutti e mai una sorpresa! Finché un giorno, nel bar del paese qualcuno propone di fare qualcosa di completamente nuovo, qualcosa che porti finalmente un po’ di divertimento nella valle. Ci fu chi propose di formare un gruppo musicale e andare in tour per il mondo - “Ma non c’è nessun’altro nel mondo!” obiettarono gli altri. Ci furono tante proposte, ma tutte furono abbandonate, finché alla fine un bambino propose: “Costruiamo una torre, alta, altissima, fino al cielo, fino alle stelle!”. “Che bella idea!” furono tutti d’accordo. “Conquisteremo il cielo, la luna e le stelle!”. E così iniziarono tutti insieme a costruire la torre. Sempre più alta. Al ventesimo piano organizzarono un picnic. Al cinquantesimo una festa danzante. Ma al centesimo iniziò a piovere, tuoni e fulmini, una vera tempesta che costrinse tutti ad interrompere i lavori. Quando la pioggia cessò, nessuno capiva più l’altro! Parlavano tutti lingue diverse e organizzarsi per costruire la torre era diventato impossibile - che confusione! Gli abitanti della valle di Sennaar non ebbero altra scelta che iniziare una nuova vita… Ma molto più interessante...

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Rutu Modan
A cena dalla regina
Giuntina

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Nina è stanca dei continui rimproveri di papà e mamma: «Stai seduta composta», «Mangia con la bocca chiusa», «Sta dritta». Per lei, ragazzina dai capelli rossi un po’ Pippi Calzelunghe un po’ Gian Burrasca, l’ora dei pasti è un tormento. Ma una sera, mentre è a tavola con i genitori, un araldo on tanto di marsina le recapita un invito particolare: la regina d’Inghilterra la vuole a corte. Nina, che non conosce le buone maniere, farà brutta figura? O sarà The Queen a scoprire il gusto della spontaneità? Gioca sul rovesciamento delle regole, sull’anarchica genialità dei bambini, che può e deve contagiare gli adulti, A cena dalla regina (Giuntina, pp. 32, euro 15,00) dell’illustratrice fumettista Rutu Modan, ospite d’onore della fiera del fumetto Lucca Comics (dal 30 ottobre al 2 novembre) con una retrospettiva al Palazzo Ducale della città toscana.

Con questa storia lieve e piena di ironia, destinata a conquistare i piccoli e a far sorridere una generazione di genitori, a tratti esasperata dall’ «ineducabilità» dei propri pargoli, l’israeliana Modan (classe 1966) conferma un tocco magico per le storia d’infanzia. Premiatissima (con l’Andersen Award for Illustration e l’Einser Award americano, tra gli altri) ha cominciato a disegnare negli anni Novanta. Da allora, le sue storie hanno raccontato l’attualità difficile del suo Paese (con Il passato è passato e Unknown/Sconosciuto, una galleria di impietosi ritratti il primo e una storia legata a un attentato la seconda) ma anche il complesso rapporto degli israeliani con la memoria, il fantasma della Shoah e l’Europa nel memoir per immagini La proprietà. Lì, spostandosi su due piani temporali (la Tel Aviv di oggi, la Polonia del 1939), la sua penna disegnava l’incubo della guerra e, a molti decenni di distanza, il ritorno di un anziana ebrea – la nonna di Rutu – in una Varsavia trasformata e immemore. In A cena dalla Regina invece non c’è guerra, non c’è Israele, ma solo una storia fantastica di cui ognuno vorrebbe essere protagonista. A dimostrazione che il talento non è politica, solo capacità di leggere la realtà. Anche e soprattutto, con gli occhi dei bambini.

Lara Crinò - Il Venerdì di Repubblica

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Johanna van der Sterre, Heidi Smith Hyde
La fisarmonica di Mendel
Giuntina

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Una favola ebraica racconta l’immigrazione in America e la nascita di una nobile genealogia All’inizio del Novecento, nel villaggetto di Melnitz, in un angolo remoto dell’Europa orientale, c’era un giovane uomo povero. Si chiamava Mendel e non possedeva molto: «una casetta, una mucca, un gallo, alcune galline…e una fisarmonica». Con quella fisarmonica, Mendel e i suoi amici klezmorim facevano ridere e piangere: suonavano ai matrimoni e durante le feste popolari e si sentivano, per qualche ora, davvero ricchi. Poi per sopravvivere Mendel dovette emigrare in America. Lì fece il calzolaio, incontrò una ragazza che divenne sua moglie, continuò a suonare per lei la fisarmonica che aveva attraversato l’Oceano con lui. Quasi un secolo dopo, un bisnipote si ricordò dello strumento dimenticato in soffitta, cominciò a suonarla e divenne un nuovo klezmorim capace di emozionare gli altri con le proprie melodie.

Con La fisarmonica di Mendel (Giuntina, pp. 32, euro 15) la casa editrice fiorentina, specializzata in letteratura ebraica, inaugura la collana Parpar (in ebraico farfalla) dedicata ai più piccoli, ed è un ottimo inizio. Le illustrazioni di Johanna Van Der Sterre accompagnano la narrazione di Heidi Smith Hyde, capace di evocare attraverso una fiaba l’epopea dell’emigrazione europea negli Stati Uniti, il melting pot che ha creato la cultura statunitense. Alla fine del libro una appendice racconta la storia del klezmer, una musica popolare nata nei villaggi ebraici dell’Europa orientale. Suonata da musicisti poveri e autodidatti, fiorì assorbendo le tradizioni delle regioni mitteleuropee, per sbarcare in America all’inizio del XX secolo. Poi si inabissò, riemergendo nel jazz e nelle melodie di Bernstein e Gershwin.

Lara Crinò - Il Venerdì di Repubblica




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