Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/07/2015, a pag. 14, con il titolo "Gli islamisti all'attacco di Aleppo; Assad bombarda i quartieri ribelli", la cronaca di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Aleppo, oggi
I ribelli islamici lanciano l’operazione «Conquista di Aleppo» con una massiccia offensiva militare a cui il regime di Bashar Assad risponde con i raid aerei e la Turchia, temendo un torrente di profughi, rafforza i contingenti di truppe ai confini.
La più popolosa città siriana è divisa in due, dal 2013, fra ribelli e regime ed ora il tentativo di «Ansar al-Sharia» è di espugnare il quartiere di Jamiat al-Zahra, roccaforte dei militari, per prevalere con le armi.
L’obiettivo comune
«Ansar al-Sharia» è una coalizione di 13 gruppi islamici che include Al-Nusra, espressione di Al Qaeda, il «Fronte di Damasco» e altre milizie locali, incluse alcune unità sostenute dagli occidentali. L’accordo è stato trovato giovedì attorno all’obiettivo comune di «far applicare la legge islamica ad Aleppo» e la notte stessa un diluvio di centinaia di razzi e colpi di mortaio si è abbattuto su almeno sette aree urbane in mano al regime di Assad, a cominciare da Jamiat al-Zahra. «Abbiamo inflitto dure perdite al nemico» assicura Rayid Yasir Abdurrahman, uno dei comandanti che guida l’operazione «Fatah Aleppo» (Conquista di Aleppo), secondo cui le truppe di Assad avrebbero perso «numerosi carri armati e mezzi blindati».
Cessato il diluvio di fuoco, i ribelli ieri mattina hanno iniziato ad avanzare in territorio avversario ed è stato allora che Assad ha fatto entrare in azione l’aviazione. I jet di fabbricazione russa hanno bersagliato i quartieri ribelli con missili, bombe e barili di esplosivo ad alto potenziale. Fonti militari siriane parlano di «oltre cento terroristi uccisi» grazie a un «diluvio di fuoco» che ha contribuito a far resistere Jamiat al-Zahra all’assalto terrestre. L’Osservatorio sui diritti umani in Siria, di base a Londra, parla di «massicci bombardamenti da parte di entrambi» con «limitati progressi dei ribelli» e «danni ingenti alla popolazione civile». A temere una nuova crisi umanitaria è la Turchia, che ha rafforzato con uomini e mezzi lo schieramento attorno al posto di confine di Karkamis per prevenire una possibile ondata di profughi dalla città di Aleppo.
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