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La Stampa Rassegna Stampa
02.07.2015 Muore a 106 anni Nicholas Winton: salvò 669 bambini ebrei durante la Shoah
Commento di Vittorio Sabadin

Testata: La Stampa
Data: 02 luglio 2015
Pagina: 25
Autore: Vittorio Sabadin
Titolo: «Morto lo Schindler britannico: salvò 669 bambini dai lager nazisti»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/07/2015, a pag. 25, con il titolo "Morto lo Schindler britannico: salvò 669 bambini dai lager nazisti", il commento di Vittorio Sabadin.

Il titolo non è esatto, Schindler non era ebreo, Winton/Wertheim sì. Ciò che conta è l'essere per bene, e in questo caso si deve usare anche la parola eroe. Schindler lo è stato, e, convertito o no, pure Wertheim.

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Vittorio Sabadin

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Nicholas Winton (Nicholas Wertheim)

Nel 1939, Nicholas Winton era un broker di successo alla Borsa di Londra. Figlio di un ricco banchiere, viveva con i genitori in una casa di 20 stanze e non aveva un problema al mondo. Era in partenza per una vacanza in Svizzera quando per uno di quegli inspiegabili impulsi che sono all’origine di molte azioni eroiche, decise di andare invece a Praga, in Cecoslovacchia. Aveva appena ricevuto la telefonata di un amico, Martin Blake, che a Praga si trovava già da parecchie settimane. «Vieni ad aiutarmi – gli aveva detto Blake –. Puoi lasciare gli sci a casa, non ti serviranno».

Nicholas Winton era di origini ebraiche, i suoi genitori erano emigrati tedeschi che si chiamavano Wertheim prima di convertirsi al Cristianesimo e adottare un cognome più «inglese». Quello che il suo amico Blake gli aveva raccontato al telefono aveva bisogno di una azione immediata: migliaia di bambini ebrei erano stati separati dai loro genitori dopo l’annessione dei Sudeti alla Germania decisa da Hitler e numerose famiglie avevano deciso di affidare i bambini ad amici e conoscenti, perché le voci delle deportazioni in massa si erano già diffuse ormai ovunque. A Londra, un anno prima, era stato istituito il Kindertransport, un sistema grazie al quale più di 10.000 bambini sarebbero stati portati al sicuro a Londra dal Continente prima dello scoppio della guerra. Ma il Refugee Children’s Movement che organizzava la complessa operazione aveva inviato emissari solo in Germania e in Austria, e nessuno si occupava dei bambini ebrei della regione dei Sudeti.
Arrivato a Praga, Winton trovò una stanza in un albergo e cominciò ad organizzarsi. Dopo qualche giorno, davanti alla sua porta c’era una lunga coda di coppie che gli portavano i loro figli, pregandolo di condurli in salvo in Gran Bretagna. I problemi da risolvere sembravano insormontabili, ma la vera guerra non era ancora cominciata e ci si poteva arrangiare in qualche modo. Quelli della Gestapo facevano storie, ma una buona mancia bastava quasi sempre a rabbonirli. Bisognava organizzare alcuni treni che avrebbero dovuto attraversare mezza Europa e altre mance andavano destinate a capistazione, casellanti e conducenti. Occorrevano documenti falsi, bisognava essere pronti a corrompere, a ingannare e mentire. Per trovare i soldi necessari, Winton tornò a Londra e organizzò un comitato con l’aiuto di sua madre, che coalizzò intorno a sé solidarietà e finanziamenti.

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Nicholas Winton con uno dei bambini salvati


Il primo treno dei bambini di Winton partì da Praga il 14 marzo del 1939, il giorno in cui Hitler proclamò la Boemia e la Moravia protettorati tedeschi. Il convoglio attraversò parte della Germania, passando da Norimberga e Colonia, poi l’Olanda fino alla costa, dove i bambini furono caricati su una nave e portati ad Harwich, per proseguire in treno fino alla Liverpool Station di Londra. Winton riuscì ad organizzare nove treni e a portare in salvo 669 bambini. L’ultimo sfortunato convoglio, che ne trasportava 250, partì il 1° settembre del 1939, il giorno in cui Hitler invase la Polonia, ma fu dirottato lungo il percorso, senza lasciare alcuna traccia di sé e dei suoi passeggeri.

Winton tornò in patria e si arruolò nella Raf, per compiere il proprio dovere anche nella guerra vera. Non parlò con nessuno di quanto aveva fatto a Praga. Anni dopo spiegò che la considerava una cosa normale, che capita nella vita che si debbano compiere azioni rischiose: alcuni decidono di farlo, altri preferiscono di no. E’ stata sua moglie Grete Gielstrup, una danese che aveva sposato nel 1948, a scoprire in soffitta nel 1988 vecchi e polverosi registri che contenevano i nomi di centinaia di bambini ebrei con altre annotazioni che riguardavano il loro viaggio verso la salvezza. Winton, che non ricordava di avere conservato quei documenti, avrebbe voluto distruggerli, ma Grete si oppose e fece in modo che il mondo sapesse - mezzo secolo dopo - che cosa suo marito aveva fatto.

Oggi, davanti alla stazione di Liverpool Street c’è un bel monumento che ricorda i bambini messi in salvo durante la guerra e una decina di film e di documentari sono stati dedicati a Winton, paragonato a Oskar Schindler e a Raoul Wallenberg, insignito di decine di onorificenze in ogni parte del mondo e anche delle insegne di Cavaliere dalla regina Elisabetta nel 2003.

Il primo settembre del 2009, 70 anni esatti dopo la partenza dell’ultimo convoglio, un treno è partito dalla stazione di Praga, con a bordo molte persone anziane accompagnate da figli e nipoti: erano i «Winton children» e i loro discendenti. Sono circa 6000 e quasi tutti parteciperanno al funerale dell’uomo al quale devono la vita. Nicholas Winton è morto ieri a 106 anni nella sua casa di Maidenhead, a Ovest di Londra, assistito da sua figlia Barbara e da due nipoti. Nemmeno in questa occasione avrebbe probabilmente voluto che si parlasse di lui, ma questo eroe sarà invece ricordato per sempre, come merita.

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