Il commento di Federico Steinhaus
Dal 21 al 27 giugno 2015
Onu, da quale pulpito: ignoranza e pregiudizio a braccetto
La commissione Onu che ha firmato il rapporto sulla guerra a Gaza dell'estate 2014: a sinistra il giudice Mary McGowan Davis, che la ha diretta
In merito agli attentati di venerdì scorso posso solo esprimere orrore per la ferocia di cui hanno dato prova gli autori, angoscia per le vittime, preoccupazione per le sorti della nostra Europa che si limita al minuto di silenzio (salvo qualche lodevole eccezione). E repulsione per questi assassini che si presentano al mondo come musulmani osservanti da prendere a modello, ma uccidono nel giorno della preghiera e nel mese della meditazione e della mortificazione, la cui sacralità lo pone come quarto dei cinque pilastri dell’islam.
Ma di tutto ciò si occupano analisti e commentatori, perciò voglio indirizzare altrove l’attenzione del lettore. E’di pochi giorni fa la pubblicazione del rapporto del Consiglio dei diritti umani dell’ONU che condanna in modo pressochè simmetrico Israele e Hamas per aver commesso crimini di guerra nel corso del recente (ennesimo) scontro armato combattuto a Gaza. In questo rapporto, firmato dal giudice Mary McGowan Davis, si ammette che i componenti del Consiglio non hanno alcuna esperienza di natura militare, ma i loro giudizi sono necessariamente basati sullo svolgimento delle attività militari, e sono pertanto inficiati da una ignoranza di base di chi le doveva giudicare.
Nazioni Unite: Israele nel mirino
Sotto il profilo politico, il rapporto afferma che la responsabilità del conflitto ricade sulla “lunga occupazione della Cisgiordania (West Bank) e della Striscia di Gaza da parte di Israele”, ma non menziona il fatto che Israele si è ritirato da Gaza dieci anni fa. Al contrario, a proposito delle continue aggressioni di Hamas contro Israele attraverso i tunnel e con i razzi il rapporto afferma che “le piccole dimensioni di Gaza e la sua densità di popolazione rendono particolarmente difficile per gruppi armati di agire in conformità al divieto di lanciare attacchi da aree civili”. Di conseguenza, la reazione di Israele è stata sproporzionata (perché non ha tenuto conto delle difficoltà logistiche dei poveri terroristi?) e costituisce un crimine di guerra.
Il rapporto lamenta poi la mancanza di informazioni diverse da quelle fornite da Hamas, ma ignora totalmente un precedente rapporto redatto da 11 militari di alto grado appartenenti a 7 nazioni, che concludeva affermando che “nessuno di noi conosce alcun esercito che prenda misure così vaste come ha fatto l’esercito israeliano per proteggere le vite della popolazione civile”: il rapporto dell’ONU ammette che Israele avvertiva la popolazione di imminenti attacchi, ma condanna l’uso di un sistema ideato da Israele per rendere più efficaci e chiari questi avvertimenti, il cosiddetto sistema del “bussare sul tetto” consistente nel lancio di una granata a bassissimo potenziale sul tetto di un edificio che pochi minuti dopo sarebbe stato colpito, per consentirne l’evacuazione. Questo avvertimento si veniva ad aggiungere al lancio di volantini ed alle telefonate ai cittadini delle zone che sarebbero divenute il “target” di un attacco.
Il rapporto accusa anzi Israele di aver ucciso i civili deliberatamente ed afferma di non aver potuto verificare l’uso di edifici civili o appartenenti all’ONU da parte di Hamas per lanciare gli attacchi – un fatto comprovato ed ammesso da altre commissioni d’inchiesta e dunque di pubblico dominio.
Non desta meraviglia che la conclusione tutta politica del rapporto chieda che “le istituzioni politiche e militari d’Israele, inclusi i massimi livelli” vengano giudicate dal Tribunale Penale Internazionale per crimini di guerra, con tanto di richiesta di estradizione. Un trattamento che – fa intendere il rapporto – Hamas invece non merita.
Le condanne Onu nel solo anno 2014: è evidente l'accanimento contro Israele
Per meglio comprendere la portata di questo rapporto, basterà citare le conclusioni alle quali giunge UN Watch, un sito di monitoraggio molto attivo nel contrastare le decisioni dell’ONU: nei quasi 10 anni di esistenza, il Consiglio per i diritti umani dell’ONU ha condannato Israele 62 volte questa inclusa, ed ha condannato altri stati del mondo per un totale di 55 volte (Siria 15, Myanmar 12, Corea del Nord 8, Iran 5, Eritrea 3, Sudan 2, Libia 2; ma Cina, Algeria, Cuba, Afghanistan, Iraq, Russia, Pakistan, Yemen, Zimbabwe ed un bel numero di altri stati non hanno dovuto subire neppure una condanna in 10 anni).
In ogni sessione del Consiglio l’ordine del giorno prevede un punto specifico su Israele, e solo su Israele, non Cina, non Corea del Nord, non Sudan... ed Israele è l’unica fra tutte le nazioni per la quale il Consiglio dei diritti umani non considera anche il comportamento delle controparti (Hamas, Jihad Islamica, Fatah, Hezbollah).
E per concludere cambiamo nuovamente argomento. Il Jewish People Policy Institute di Gerusalemme ha reso noto che il numero degli ebrei nel mondo, dopo 80 anni, ha quasi raggiunto il numero degli ebrei vissuti prima della Shoah, 16,6 milioni. Le nazioni con il maggior numero di ebrei, oltre ad Israele (6.103.200) sono gli Stati Uniti (5.700.000), la Francia (475.000), il Canada (385.300), l’America Latina (383.500), la Gran Bretagna (290.000) e via via fino ai 20.000 dell’Iran e 19.700 del resto dell’Asia. Ma, così mi sembra, il conto non torna lo stesso, perché i 6 milioni trucidati avrebbero generato figli nipoti e pronipoti in questo periodo, il che significa che comunque mancano all’appello tre generazioni moltiplicate (per difetto) per 2 milioni di adulti ed uno di bambini: sta ai demografi fare un conto più veritiero di questa supposizione, ma affermare che “ci mancano” 7-8 milioni di ebrei non mi sembra azzardato.
Federico Steinhaus