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Libero Rassegna Stampa
28.06.2015 ISLAM: Naor Gilon 'non avete capito il terrorismo'
Lo intervista Fausto Carioti

Testata: Libero
Data: 28 giugno 2015
Pagina: 3
Autore: Fausto Carioti
Titolo: «Non avete capito il terrorismo»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/06/2015, a pag.3, con il titolo " Non avete capito il terrorismo", l'intervista di Fausto cairoti a Naor Gilon, Ambasciatore d'Israele in Italia.


Naor Gilon                                             Fausto Carioti

Dal 2012 Naor Gilon è l'ambasciatore d'Israele in Italia. È sempre attento a pesare le parole quando gli si chiede di emettere giudizi sull'efficacia delle politiche europee dinanzi al terrorismo islamico. Però è preoccupato per quello che vede accadere in Europa: spera che il vecchio continente si svegli dal torpore e capisca l'entità di una minaccia che in Israele conoscono bene da molto tempo. Sempre più ebrei europei si stanno trasferendo in Israele.
È la mancanza di sicurezza il motivo principale della fuga dall'Europa verso la terra dei padri?
«E una combinazione di fattori. L'economia di Israele sta andando benissimo e le opportunità, soprattutto per i giovani e specie nei settori più avanzati, sono ottime. E poi, certo, c'è il fattore sicurezza: in molti Paesi europei gli ebrei non possono camminare per le strade indossando la kippah o altri simboli, perché vengono aggrediti. Lo vediamo accadere in Belgio, in Francia... Israele è lo Stato degli ebrei, li ci sentiamo sicuri».
Quale è il prezzo che Israele paga per la propria sicurezza?
«Dalla fine del 1800 gli ebrei e le loro terre sono stati sempre sotto attacco. E quando fu proclamato lo Stato d'Israele dovemmo combattere per la nostra indipendenza sin dal primo giorno. Io sono nato 51 anni fa in una realtà che non era diversa da quella attuale: ogni israeliano, uomo o donna, doveva svolgere il servizio militare. Fa parte dell'ordine delle cose che ognuno dia il proprio aiuto. La sicurezza ha anche un prezzo economico.
«Israele investe perla propria sicurezza il 6-7% del proprio Pil, gli Stati Uniti investono il 5%, i Paesi europei, in media, investono l'1,5%. L'Europa deve investire di più per proteggersi, le risorse vanno trovate».
L'impressione è che Israele creda che l'Europa stia dormendo davanti alla minaccia del terrorismo islamico. È cosi?
«Non voglio dare voti all'Europa. So che in alcuni Stati europei, in Italia meno che altrove, ci sono grandi comunità di immigrati che disprezzano i Paesi che li ospitano e si rifiutano di accettare il capitalismo, il liberalismo e la società aperta. In alcune moschee si predica l'odio. Credo che una situazione nella quale i tuoi stessi cittadini attaccano le tue istituzioni sia inaccettabile. Altra questione che le democrazie europee devono affrontare riguarda l'intercettazione delle comunicazioni su Internet. La Rete è un posto meraviglioso per i terroristi: consente loro di cooperare, imparare gli uni dagli altri, fare reclutamento. Occorre trovare un punto d'equilibrio tra il desiderio di privacy e il bisogno di sicurezza. Il terzo fattore su cui l'Europa deve fare una riflessione è quello delle relazioni internazionali».
II nervo scoperto di Israele.
«I terroristi sanno come funziona il sistema delle relazioni internazionali e stanno cercando di usarlo a loro vantaggio per abbassare la capacità di autodifesa delle democrazie. Il Consiglio Onu per i Diritti umani, che nei giorni scorsi ha pubblicato un rapporto contro Israele, sta affrontando Israele più duramente di quanto faccia il resto del mondo messo insieme, inclusi Iran e Iraq. La maggioranza dei Paesi membri delle Nazioni Unite e di questo Consiglio non sono democrazie, e stanno cercando di impedire a Israele di difendersi la prossima volta che dalla striscia di Gaza partiranno i missili. Noi democrazie invece dobbiamo restare unite e mantenere la nostra capacità di difenderci insieme, perché se non ci riusciamo vinceranno loro».
Cosa ha da imparare l'Europa da Israele in termini di sicurezza?
«In Israele viviamo in una situazione molto diversa dalla vostra, ma credo che la prima cosa che l'Europa deve fare è capire che il terrorismo rappresenta una minaccia per la sua stessa esistenza, invece di vivere in mondo politicamente corretto e dire sempre "non possiamo fare questo, non possiamo fare quello". Dovete trovare una vostra strada per combattere il terrorismo, così come Israele ha trovato la propria. L'Unione europea sarà decisiva, perché dal punto di vista degli spostamenti interni siete davvero una cosa sola: si entra in uno Stato e ci si può muovere liberamente, senza barriere, verso tutti gli altri, e così possono fare anche i terroristi. Quindi gli Stati europei non possono permettersi di ignorare un problema finché non si presenta sul loro territorio, sperando che a risolverlo siano gli altri. Dovete essere molto uniti in questa ltta, e molto forti».

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