Riprendiamo il nostro commento di introduzione a quella pagina:
L'importante ricostruzione che proponiamo in questa pagina mostra come, nel primo dopoguerra, la stampa comunista non nutrisse una pregiudiziale avversione contro Israele, dovuta al fatto che l'URSS, considerando che una parte dell'immigrazione dalla Russia zarista nella Palestina ottomana era di orientamento socialista, avrebbe avuto nel nuovo Stato ebraico un alleato in Medio Oriente. Israele deluse però quella aspetttativa. Al punto che la sinistra italiana - PCI ma anche in parte il PSI- si schierarono con l'Unione Sovietica, negli anni '60 e in particolare dopo la guerra dei Sei giorni del 1967, alleata dell'Egitto e degli altri Paesi arabi. Il PCI ha quindi seguito ubbidiente la svolta voluta da Mosca, dimostrando ancora una volta la sua dipendenza dal regime sovietico. Questo spostamento, relativamente repentino, è documentato e approfondito dal recente libro di Valentino Baldacci "1967. Comunisti e socialisti di fronte alla guerra dei Sei giorni", di cui abbiamo discusso a più riprese di recente: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=58384 http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=58234
La copertina del libro
Ecco l'articolo:
Nelprecedente articolodella serie, abbiamo analizzato l’atteggiamento de l’Unità nei confronti degli ebrei di Palestina e del nascituro Israele nel 1946, e confutato la tesi – che, alla luce delle prove portate, dovrebbe essere degradata a mera leggenda urbana – del sostegno dato dagli inglesi agli ebrei nei confronti degli arabi.
Gli inglesi non appoggiavano gli ebrei, né il ritorno in Palestina di questi ultimi. I Libri Bianchi, menzionati nel precedente articolo avevano limitato in maniera drastica l’emigrazione ebraica e, dall’inizio degli anni ’40 alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la situazione si aggravò ulteriormente.
Le note vicende del cargo bestiame danubianoStruma,dei battelliPacificeMilos e del conseguente disastro delPatriarappresentano solo una parte delle tragedie vissute dagli ebrei che fuggivano dall’Europa (relativamente alle emigrazione dalla nostra penisola, mi sento di consigliareLa porta di Sion. L’Italia e l’immigrazione clandestina ebraica in Palestina(1945-1948), di Mario Toscano).
Dopo aver visto amici e parenti massacrati dai nazisti, questi si trovarono a dover fronteggiare l’ostilità inglese.
QUANTI SE NE SAREBBERO SALVATI?
Il tema dei Libri Bianchi meriterebbe un ulteriore approfondimento. Da un lato, sarebbe interessante sapere quante centinaia di migliaia di ebrei si sarebbero salvati dalla ferocia nazista se gli inglesi non avessero,de facto, chiuso le frontiere della Palestina. Dall’altro, si dovrebbero approfondire le cause del favore inglese verso gli arabi a scapito degli ebrei. Di sicuro gli interessi economici in Medio Oriente e nella penisola araba ebbero un ruolo importante, ma non è da sottovalutare il ruolo svolto dalla passività degli arabi di Palestina. Abituati ai secoli di stagnazione sociale, economica ed istituzionale dell’Impero Ottomano, i musulmani (nel cui novero rientravano anche decine di migliaia di bosniaci, albanesi, circassi e algerini spostati dalle regioni che stavano cadendo in mano agli europei) erano molto più disposti ad essere sottomessi all’Autorità Mandataria, che provvedeva ai loro bisogni fondamentali in modo migliore rispetto a quella ottomana.
Gli inglesi delimitano con il filo spinato la zona di Gerusalemme destinata agli ebrei. L’Unità parla di “aree in cui potranno dare libero sfogo alle loro rappresaglie contro gli ebrei”.
I profughi ebrei venivano fermati nei porti, le navi spesso affondate, e molti finirono, ironia del destino, neicampi profughi allestiti dagli inglesi a Cipro. Alle violenze verso gli ebrei che giungevano dall’Europa, gli inglesi aggiunsero quelle nei confronti ebrei già presenti sul territorio.
Sparatorie, arresti di massa (nel luglio 1946 ce ne furono 2.000 in 48 ore), il licenziamento di tutto il personale “di razza ebraica” dall’Amministrazione Mandataria, la censura della stampa… e spesso la giustificazione inglese era quella di voler evitare un’altra rivolta araba. In pratica per salvare gli ebrei bisognava lasciarli alla deriva nel Mediterraneo, chiuderli (di nuovo!) nei campi, rinchiuderli in galera e, se proprio non volevano abbassare la testa, sparargli.
L’atteggiamento ostile delle autorità britanniche era conosciuto in tutta Europa, tanto che il quotidiano comunista l’Unità pubblicò, nell’edizione del 22 gennaio 1947, la vignetta qui sotto.
Non è mia intenzione farecherry picking, né alterare la verità storica, quindi ho già menzionato la violenta reazione di alcune organizzazioni ebraiche. Bisogna d’altro canto comprendere che, memori dei recenti massacri nazisti, gli ebrei fossero poco propensi a sopportare altre limitazioni della loro libertà o, addirittura, la possibilità che i sopravvissuti alla Shoa rimanessero a vagare per l’Europa dopo aver perso tutto.
Ripeto che, fino agli anni ’60, tutti gli organi di stampa, di qualsiasi coloro politico, condannavano le misure prese dagli inglesi. E lo facevano in modo plateale anche i quotidiani comunisti.
Pochi giorni dopo la vignetta di cui sopra, sempre l’Unità scriveva:
“La Gran Bretagna contro il Popolo Ebraico”
Purtroppo la scansione è di bassa qualità, ma nella parte evidenziata in giallo si riporta la notizia che gli inglesi avevano invitato tutti i giornalisti (che stavano documentando la continua compressione dei diritti degli ebrei) a lasciare la Palestina Mandataria. Oltre a questo, vi prego di notare il titolo.
Nel 1947 quindi, la situazione degenerò. Gli ebrei, in attesa delle decisioni delle Nazioni Unite, cui l’Inghilterra aveva rimesso il mandato sulla Palestina, si sentivano alla mercé delle violenze arabe e sprovvisti della protezione inglese. La restrizione delle libertà degli ebrei giunse al punto che l’Unità suggerì un paragone impressionante:
Il paragone con il campo di concentramento di Bergen-Belsen, dove morì Anna Frank, può sembrare eccessivo, ma va contestualizzato: in quel momento nessuno poteva fermare l’escalation violenta nei confronti degli ebrei da parte degli inglesi. Secondo il giornale comunista, la spartizione della Palestina fra arabi ed ebrei sarebbe stata accompagnata da una “netta presa di posizione antiebraica”.
Gli ebrei cercarono di reperire armi per difendersi in qualsiasi modo. In un caso furono particolarmente sfortunati.
Lastoria di Dov Grunerè, in questo senso, esemplificativa. Etichettato come “terrorista” da parte della propaganda palestinese, Dov Gruner fu tutto tranne quello.
“lotta senza quartiere fra l’indifesa popolazione ebraica e le truppe britanniche d’occupazione”
Ebreo ungherese, arrivò in Palestina nel 1940 e, come avveniva spesso in quel periodo, fu internato immediatamente nelCampo di Detenzione di Atlit. L’anno successivo si arruolò nell’esercito inglese, nella famosaBrigata Ebraica, per aiutare nella lotta al nazismo (combattendo sul fronte italiano). Alla fine della guerra, in Ungheria non trovò neanche le tombe dei suoi famigliari. Tornato in Palestina, vide che gli inglesi affondavano le navi degli ebrei, li rinchiudevano nei campi e cercavano in tutti i modi di scoraggiare i sopravvissuti al nazismo a venire nei territori da loro governati.
Ebrei accolti dagli inglesi con i lacrimogeni nel 1947.
Dov Gruner capì che, indifesi e senza armi, gli ebrei avrebbero avuto vita breve anche in Palestina. Non si fece saltare in aria contro un comando di polizia inglese, né andò in giro ad accoltellare arabi ed inglesi. La sua intenzione era solo quella di sottrarre pistole e fucili dall’armeria della stazione di polizia diRamat Gan senza uccidere nessuno, ma la sua copertura saltò e ci fu un conflitto a fuoco. Nessun inglese rimase ferito, mentre Gruner fu colpito in modo grave alla mascella. Gruner rimase in cella per mesi, soffrendo dolori atroci, ma riuscì a rimettersi in sesto. Rifiutò di fuggire dal carcere, rifiutò di chiedere la grazia e volle affrontare i giudici inglesi come soldato dell’Irgun. La sua vita finì così:
Come anticipato, nonostante gli inglesi avessero comunicato, nel febbraio 1947, l’intenzione di rinunciare al Mandato sulla Palestina e di voler rimettere l’intera questione del futuro del paese nelle mani delle Nazioni Unite, non ci fu alcuna attenuazione della politica violenta nei confronti degli ebrei, portata avanti sotto le direttive diErnest Bevin, Ministro degli Esteri inglese.
Il luglio 1947, la naveExodus (4.515 passeggeri) fu abbordata dagli inglesi a poche miglia dalla costa palestinese. Gli ebrei tentarono di resistere, ma alla fine, dopo tre morti e centinaia di feriti, il ventinovenne capitanoYossi Harelsi arrese.
Gli ebrei erano inoltre ben coscienti di un altro problema: i paesi arabi limitrofi avevano tutta l’intenzione di intervenire in Palestina non appena gli inglesi avessero fatto le valige.
Dall’articolo qui sopra si desumono perfettamente sia le intenzioni degli arabi, sia la volontà ebraica di evitare che i movimenti militari dei paesi vicini potessero influenzare le decisioni delle Nazioni Unite.
LaLega Araba, fondata solo da pochi anni, già mostrava una forte, trainante, componente antisemita. In particolare il suo segretario Azzam Pashaera uno strenuo fautore della cacciata degli ebrei dalla Palestina. Gli ebrei dovevano imbarcarsi tutti per l’Europa senza far più ritorno in Palestina.
Proprio l’11 ottobre 1947, egli dichiarò:
“Personalmente spero che gli Ebrei non ci costringano a una guerra (l), perchésarebbe una guerra di sterminio e un tremendo massacro che la storia ricorderà alla pari degli eccidi dei Mongoli o delle Crociate.“
Lasciando da parte gli infelici proclami arabi, il pericolo maggiore per gli ebrei era insito nel fatto che spesso, a sopraintendere l’addestramento ed i movimenti delle truppe arabe, c’erano ufficiali inglesi. Oltre a questo, come si può leggere nell’articolo qui sotto, gli inglesi continuavano a rifornire di armi gli arabi e, al tempo stesso, le sequestravano agli ebrei.
Siamo ormai alla fine del 1947. I lavoro, i capitali e l’ inventiva degli ebrei stanno cambiando completamente il volto della Palestina, rendendola il paese più avanzato del Medio Oriente. Ciononostante gli arabi, dopo averne sfruttato le capacità, e con il supporto degli inglesi, sono convinti di poter rifiutare ilPiano di Partizione e prendere tutto il malloppo che gli ebrei lasceranno in Palestina prima di fuggire via…
All’alba del 1948, che sarà oggetto del prossimo articolo della serie, soffiavano venti di guerra. Prima però, un ultimo ritaglio dall’Unità (agosto 1947), che fa ben comprendere ancora, qualora ce ne fosse bisogno, cosa dovevano affrontare gli ebrei di Palestina.