Chiamalo, se vuoi, antisemitismo
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: ecco quello che accadrebbe se il West Bank cadesse nelle mani dei terroristi palestinesi
Cari amici,
negli ultimi giorni vi ho accennato spesso al “piano francese”, perché è chiaro che, subito dopo l'approvazione dell'accordo che consentirà all'Iran di stare sulla soglia dell'armamento atomico dichiarato e di spadroneggiare su tutto il Medio Oriente con le nuove grandi risorse che otterrà, questo piano francese sarà il nuovo strumento di attacco a Israele. Di che cosa si tratta è presto detto: la consegna all'Autorità Palestinese di tutta la Giudea e Samaria, la divisione di Gerusalemme, i confini di Auschwitz, come li chiamava Abba Eban, nessuna postazione di sicurezza israeliana sul Giordano o sulle colline della Samaria che sovrastano il centro economico, demografico e dei trasporti di Israele, lo smantellamento di tutti gli insediamenti oltre la linea verde, inclusi i sobborghi di Gerusalemme, la cessione del quartiere ebraico e del Kotel, Insomma, un disastro completo, l'equivalente di una guerra perduta, l'impossibilità assoluta di Israele di accettare questa soluzione. Roba vecchia, peraltro, sentita tante volte. La novità del piano è però soprattutto procedurale. La Francia vuole assicurarsi il consenso di tutti i membri permanenti del consiglio di sicurezza, evitare in particolare il veto di Obama (che ha mandato segnali molto ambigui su questo punto). Vuole arrivare al voto su queste linee per settembre, e dare alle parti 18 mesi per trattare. Da notare che il termine coprirebbe con le trattative la parte finale dell'amministrazione Obama, libera da condizionamenti perché in scadenza e i primissimi mesi della nuova amministrazione americana, che non avrebbe modo così di intervenire. Non si capisce bene che cosa dovrebbe accadere in questo periodo, su che cosa si dovrebbe trattare, dato che i “parametri” sarebbero già stati fissati come vi ho detto: forse sui tempi del ritiro, o sul “ritorno” dei “rifugiati”, tema su cui i francesi lascerebbero dell'ambiguità.
I "confini di Auschwitz" secondo la definizione di Abba Eban
E' chiaro che un piano del genere non ha la minima possibilità di realizzarsi. Israele non ha alcuna voglia di suicidarsi, non ha perso una guerra ed è retto da un governo che sulle questioni di sicurezza è ben compatto, anche se qualche volta Netanyahu deve badare a non rompere del tutto con gli Usa. Dunque, quella che i francesi vendono agli arabi è un'illusione, l'illusione di poter avere tutto quello che vogliono senza dover pagare prezzo alcuno (http://www.timesofisrael.com/hotovely-french-un-peace-proposal-deludes-palestinians).
L'aspetto interessante è che anche di fronte a un'offerta così eccessiva, i palestinisti hanno detto di no: non hanno la minima intenzione di accettare in cambio all'offerta della Giudea e Samaria e anche della parte storica di Gerusalemme (fatta da parte di chi non le controlla), di accettare l'esistenza di uno stato ebraico a fianco al loro; e proprio per questo esigono il “ritorno” di tutti i “rifugiati” (http://80.241.231.25/ucei/Viewer.aspx?ID=2015062230598156). Insomma, si ripete lo scenario già sperimentato con Carter e Barak, con Olmert e con Sharon: i palestinisti non sono affatto disposti a fare la pace, neanche se si offre loro tutto quello che reclamano quotidianamente. Questo perché quel che vogliono davvero è TUTTA la “Palestina storica”, come dicono loro, cioè la distruzione di Israele e la cacciata o più propriamente la strage degli ebrei che vi abitano. Chi accettasse di meno sarebbe immediatamente squalificato e ucciso, com'è accaduto a Sadat, al bisnonno del re di Giordania e a diversi altri “normalizzatori”. Le “trattative” sono solo un'arma tattica di questa strategia, insieme alla violenza quotidiana e alla predicazione dell'odio. Quel che cercano di fare è rendere la vita impossibile a Israele in tutti i modi: con i coltelli e con i negoziati, con le bombe e con le denunce legali, con i razzi e con la diplomazia (http://it.gatestoneinstitute.org/6039/strategia-palestinesi).
Israele è certamente in grado di resistere e non si fa certo turbare dalle mosse dell'Autorità Palestinese, dei suoi terroristi come dei suoi agitatori diplomatici. Il fatto è però che l'impotenza palestinista è compensata dall'appoggio sempre più indiscriminato che le danno l'amministrazione Obama e ormai soprattutto gli stati europei, che non si fanno affatto scrupolo di far violare la legge ai propri diplomatici pur di affermare un inesistente insediamento “palestinese” in zone della Giudea e Samaria affidate dai trattati a Israele, come vi ho raccontato un paio di giorni fa (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=58607). E continuano a illudere se stessi e gli arabi, parlando per esempio di “territori palestinesi occupati” quando la corte europea dei diritti dell'uomo in un paio di sentenze recenti ha definito molto scrupolosamente il concetto giuridico di occupazione in un modo che ne esclude l'applicabilità a Gaza, Giudea e Samaria (trovate le informazioni qui: http://defensemediasisrael6154.apps-1and1.net/la-cour-europeenne-des-droits-de-lhomme-juge-quisrael-noccupe-ni-la-cisjordanie-ni-gaza).
La domanda è perché lo fanno. Il piano francese, anche se riuscirà a passare al consiglio di sicurezza dell'Onu, certamente non sarà vincolante e resterà senza applicazione sul terreno. Perché la Francia si impegna in un'azione senza esito, portandosi dietro tutta l'Unione Europea? Perché sedici ministri degli esteri europei su ventidue hanno firmato qualche mese fa un appello alla discriminazione dei prodotti della Giudea e Samaria, che spesso sono fatti dando lavoro a manodopera araba locale in condizioni e con stipendi del tutto superiori a quel che si trova (se si trova ed è molto raro) nei territori governati dall'AP? Perché mandano i loro funzionari a violare la legge israeliana e anche gli accordi che hanno sottoscritto? Perché spendono quote abbondanti delle nostre tasse a finanziare l'Autorità palestinese che le gira notoriamente ai terroristi (trovate una tabella qui, solo per chi ha facebook, però: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=946115258773129&set=a.946115132106475.1073741831.100001239916544&type=1)? Perché si occupano così intensamente di una situazione che non è affatto di emergenza e non fanno nulla per la Siria, lo Yemen, la Libia, l'Iraq? Trovate qui il conto dei morti, solo per chi ha twitter, purtroppo: https://twitter.com/ProgDreyfus/status/613016020618489856). La ragione immediata è evidente ed è del tutta convergente con la strategia palestinese. La Francia non spera di risolvere il conflitto, così come non ci conta Obama. Per ottenere una pace bisognerebbe smettere di illudere i palestinisti, disinteressarsi della questione, cercare di consolidare lo stautus quo. Ma fanno esattamente il contrario. Perché? Vogliono solo dare fastidio a Israele, impedire che viva in pace, sottrargli i frutti delle sue imprese non solo militari, ma anche economiche, tecnologiche e culturali. Se possibile vogliono ridurre all'impotenza lo Stato di Israele. Ma, di nuovo, perché? Non ci vuole un grande psicanalista per capire questa mossa distruttiva e potenzialmente anche autodistruttiva, dato che Israele è l'antemurale dell'Occidente nel teatro politico più pericoloso e difficile. La ragione? Chiamalo, se vuoi, antisemitismo.
Ugo Volli