Riprendiamo da SHALOM di giugno 2015, a pag. 12, con il titolo "L'unico 'ismo' sopravvissuto alla storia del secolo scorso", l'analisi di Angelo Pezzana.
Angelo Pezzana
La Hatikvah, inno di Israele
In soli 67 anni dalla Dichiarazione di Indipendenza, Israele è oggi la dimostrazione verificabile, toccabile, che i valori che sono stati alla base del sionismo, sono ancora tutti vivi e godono ottima salute. In una società realmente democratica come quella israeliana è poi naturale che si siano sviluppate nel corso degli anni voglie di cambiamento, insofferenze verso rituali non più vissuti come indispensabili. Penso all'inno nazionale, l'Hatikva, che è stato qualche volta oggetto di critiche in quanto esclusivamente ebraico, l'idea che cristiani e musulmani non potessero riconoscersi aveva colpito le sensibilità di alcuni, che ne avevano proposto modifiche.
Theodor Herzl
Ma l’Hatikva ha resistito, quando anche i volenterosi protettori dei diritti di tutti, hanno preso atto che in uno stato democratico ciò che conta è il senso di giustizia che lo pervade, in altre parole tutti sono uguali di fronte alla legge, non di fronte alle parole dell'inno nazionale. Come era nata, la polemica si spense. Anche chi l'aveva sostenuta se ne dimenticò. Risibile anche la storia che infiammò le pagine dei giornali qualche anno fa sul prezzo troppo alto del formaggio 'cottage', si scrisse che a Berlino costava meno, al punto che nacque un invito internet dal titolo 'moving to Berlin', in pratica un andiamocene da Israele neanche tanto velato. Anche qui, tempesta in un bicchier d'acqua, tutto dimenticato. Il passo a chiedersi, anche in Israele, se il sionismo aveva ancora un senso ad essere vissuto come celebrazione era breve. Israele non era diventato un paese come tutti gli altri? Certo, deve sempre fare i conti con chi vuole cancellarlo dalle carte geografiche, il tentativo di delegittimarne l'esistenza attraverso il famigerato BDS che viene anche benedetto dall'Unione Europea, e una infinità di altri attacchi che nessun stato al mondo riceve, sono minacce reali.
Ma il sionismo, suvvia, è una eredità risorgimentale, perché continuare a celebrarlo come se fosse storia di ieri? Perché sì. Intanto perché 'sionismo' è l'unico 'ismo' ad essere sopravvissuto ai vari 'ismi' del secolo scorso: comunismo, nazismo, fascismo sono tutti scomparsi nella vergogna più assoluta di chi ne aveva propagandato le ideologie. L'unico a uscirne, non soltanto vivo e vitale, carico di allori è stato proprio il sionismo. La visione profetica di Theodor Herzl aveva previsto tutto, persino i 50 anni che sarebbero dovuti trascorrere per arrivare alla fondazione dello Stato. ‘Im tirzu’, se lo vorrete, non sarà un sogno, disse. E la prova che il sionismo è tornato alla ribalta come un valore positivo pronto ad affiancarsi alla politica più contemporanea, ce l'ha dato la scorsa campagna elettorale, dove la coalizione con alla testa i laburisti, ha scelto di chiamarsi "Unione Sionista", una decisione che soltanto fino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile. Il sionismo è tornato di moda!
Chi odia Israele si trova quindi a fronteggiare un nemico che credeva scomparso, grazie anche all'aiuto di tutte quelle Ong, straniere ma qualcuna anche israeliana, lautamente foraggiate da capitali di provenienza non israeliana, che si fanno largo nello spazio politico del paese, spesso condizionando il mondo dell'informazione con la diffusione di materiali di pura diffamazione. Davanti a queste forze c'è nuovamente lo strumento che ha consentito tanti anni fa agli ebrei di capire che non era un sogno la possibilità di vivere in un proprio Stato, che la ricostruzione di Israele era a portata di mano. Esattamente come è avvenuto.
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