Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/06/2015, a pag. 16, con il titolo "Morto Allam, il sociologo dell'islam", la cronaca di Francesca Paci.
Francesca Paci
Khaled Fouad Allam
Adesso forse i volumi di Khaled Fouad Allam andranno a ruba. E lui che si è sempre lamentato di quanta poca gloria rendessero ma coraggiosamente non ha mai smesso di descrivere la tempesta ormonale dell’islam contemporaneo, riderebbe. Un mese fa, al Salone di Torino, al dibattito sull’e-book «Se chiudo gli occhi muoio» nel quale una sopravvissuta ad Auschwitz sogna di tradurre la sua storia in arabo, il sociologo algerino e ex parlamentare della Margherita, aspettò la fine per chiedere «Quant’è lungo questo libro?». Pensava già all’impresa, ennesima provocazione alla reattiva umma che negli ultimi 15 anni ha raccontato come pochi.
Quando nel 2002 uscì «L’islam globale» nell’Italia che come il mondo scrutava l’odio nei kamikaze dell’11 settembre c’erano già dentro i successivi 10 anni, lo scontro epocale interno all’islam tra riformisti e fanatici, il nichilismo, i musulmani della diaspora dall’identità così confusa da essere cavallo di Troia del terrorismo. Temi che Fouad Allam, classe 1955, indagava già da 15 anni. Resta l’ultimo saggio, «Il jihadista della porta accanto», un viaggio nella testa di chi cresciuto insieme a Noi si vota a Loro ma anche un monito a non minimizzare. Fouad l’ha ripetuto a Torino: «Siamo in guerra».
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