|
|
||
La farsa del boicottaggio Cari amici, spero abbiate letto su Informazione Corretta la notizia delle dichiarazioni dell'amministratore delegato di Orange sulla volontà di abbandonare il mercato israeliano per solidarietà con gli arabi. (http://www.jpost.com/Breaking-News/Telecoms-operator-Orange-says-plans-to-end-Israel-deal-over-brand-licensing-no-mention-of-boycott-405071 ) In breve, la vicenda è questa, secondo il riassunto del Foglio: “L'amministratore delegato del gigante della telefonia francese Orange, Stéphane Richard, al Cairo ha detto che, potendo, interromperebbe "domani mattina" il rapporto fra la sua azienda e Israele. L'intenzione comunque, ha detto Richard, è di ritirare il marchio da Israele il prima possibile. ”(http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=58439 , per una descrizione più estesa: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=58423).
E' chiaro che si tratta di un pretesto. Del resto va ricordata che Orange è controllata dallo Stato francese e che il presidente francese Hollande e il ministro degli esteri Fabius sono stati direttamente interpellati da Israele per impedire il boicottaggio. La risposta è stato un maestoso silenzio da parte di Hollande e un discorso del tutto ipocrita da parte di Fabius che ha detto che la Francia non boicotta Israele... ma che Orange ha tutto il diritto di fare le sue “scelte commerciali”. E inoltre ha precisato, con un grave errore giuridico prima ancora che politico, di considerare “illegali” gli insediamenti israeliani in Giudea e Samaria. In realtà, come vi ho già raccontato, la Francia sta spingendo per ottenere consensi a una sua mozione, che intende presentare al consiglio di sicurezza dell'Onu a settembre, per stabilire i “parametri” di una pace fra Israele e Autorità Palestinese, che sostanzialmente coincide con l'agenda di Abbas (“confini del '67, con conseguente pulizia etnica, “soluzione del problema dei rifugiati”, ecc.) e in più, sempre secondo le domande palestiniste, stabilisce una tabella di marcia con limiti temporali molto precisi per le trattative, in cui Israele dovrebbe accettare il diktat palestinista senza ovviamente ricevere nulla in cambio. Si parla di 18 mesi che porterebbe la data limite a marzo 2018, quanto basta per mettere la trattativa tutta sotto il controllo dell'amministrazione Obama, perché il nuovo presidente degli Stati Uniti, chiunque sia, si insedierà solo a metà gennaio di quell'anno. Dopo la deadline, Israele sarà strategicamente paralizzato dal fatto di avere letteralmente il terrorismo in casa, a un tiro di schioppo (o di razzo Qassam) da Tel Aviv, Gerusalemme e dall'aeroporto Ben Gurion, tutti portati al livello di sicurezza di Sderot; oppure, com'è più probabile a rifiutare la delibera, trasformandosi ufficialmente in uno stato paria, reietto dal mondo, ufficialmente boicottato da tutti. In un caso o nell'altro il piano francese va nella direzione delle distruzione di Israele. Ed è difficile pensare che la vecchia e colta diplomazia francese non si sia accorta delle conseguenze della propria iniziativa, anche perché questo rischio è stato denunciato ripetutamente da parte israeliana. Dunque, il caso Orange è una piccola scaramuccia, una prova, fra le molte che si fanno in questi giorni da molte parti per l'isolamento internazionale di Israele. E' anche un precedente, come hanno ammonito alcuni businessmen israeliani (http://www.jpost.com/Breaking-News/Adelson-and-Saban-warn-against-BDS-on-Israel-405226 ) e Netanyahu lo sa benissimo. Vi ricordo un paio di questi episodi, giusto per collocare la vicenda nel suo contesto. Vi ricordate l'Olanda che un paio di mesi fa ha tagliato le pensioni ai sopravvissuti della Shoà (vittime non solo dei tedeschi, ma anche dello stato olandese che collaborò a deportarli) se abitavano in Giudea e Samaria? Ve ne ho parlato un mesetto fa (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=0&sez=280&id=58172 ). Avete letto l'intervista di Obama in cui profondendosi in grottesche dichiarazioni di filosemitismo, ha detto che purtroppo ormai “il mondo non può più fidarsi di Israele, lui che si fida tantissimo degli ayatollah iraniani ( http://www.jpost.com/Israel-News/Obama-World-does-not-believe-Israel-serious-about-two-state-solution-404855 )?
Vi ricordate la lettera dei 16 ministri degli esteri europei a Mogherini perché siano “etichettati” (e dunque in prospettiva boicottati) i prodotti israeliani lavorati anche in parte in Giudea e Samaria (http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2015/04/17/medio-oriente-ministri-ue-chiedono-etichette-anti-coloni.-israele-attacca-metteteci-stella-gialla_d59fdd6b-1e9c-4a49-ab59-be4076ada417.html )? Vista dal di fuori, senza passione, questa storia è buffa. L'Europa che si è mostrata del tutto incapace di difendere i propri confini contro la Russia, come ammoniscono Polonia e Lituania; che non fa una piega di fronte all'occupazione ormai molte volte decennale del territorio di uno stato membro come Cipro da parte della Turchia, che alcuni si ostinano a voler far entrare nell'Unione, nonostante il regime sempre più autoritario di Erdogan (e fra costoro c'è di nuovo Obama: http://www.hurriyet.com.tr/english/domestic/11368476.asp?gid=244 http://www.lefigaro.fr/international/2009/04/06/01003-20090406ARTFIG00496-turquie-dans-l-ue-obama-persiste-et-signe-.php ); L'Europa che non sa risolvere l'incubo libico che ha suscitato rovesciando Gheddafi (di nuovo su impulso di Obama -https://www.youtube.com/watch?v=WT9K2shh3qk&feature=share - e della Francia) e che si prende per contrappasso l'invasione islamica dei “migranti”, senza sapere come reagire.
L'Europa che è del tutto impotente di fronte alla strage infinita in Siria e ormai anche in Libano), pretende di dettare la propria soluzione all'unico paese democratico (e anche all'unico territorio pacifico) di tutto il Medio Oriente. Come dire: il piromane che pretende di insegnare ai pompieri il loro mestiere. Ugo Volli |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |