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Amare Israele Fulvio Canetti traccia una confutazione delle infondate tesi del “deicidio” di Gesù, secondo i Vangeli, condannato alla crocifissione per volontà degli Ebrei. Le taciute responsabilità dei Romani, in particolare del Governatore della Giudea, Ponzio Pilato, costituiscono la pietra miliare di un pensiero antisemitico, oggi antisionista, che sarà cullato dal Cristianesimo nascente, fino ai nostri giorni. Sulla base di un’ accurata ricostruzione storica dell’occupazione romana della Giudea e sui movimenti ebraici, che combattevano Roma, le vicende narrate nei Vangeli appaiono lacunose. In effetti sono state descritte parecchi anni dopo gli avvenimenti, per sentito dire e con chiare intenzioni politiche. Il mio ‘’lavoro’’ vuole essere un invito al mondo cristiano, a leggere con più amore il testo evangelico, per scoprire il messaggio ebraico di Gesù. Dalla distruzione di Gerusalemme, per mano dei Romani, fino alla creazione dello Stato di Israele, la storia degli Ebrei è stata costellata da persecuzioni, condanne, false accuse, frutto di calunnie e menzogne, senza nessun fondamento. Molti Stati arabi, in linea con queste tesi criminose, negano persino la presenza storica del popolo ebraico nella Giudea ai tempi di Gesù. Domanda allora tragicomica:’’ Chi ha ucciso Gesù?....I Romani oppure i Palestinesi? Gesù viene raffigurato nella Chiesa della Natività a Betlemme, coperto da una kèffia palestinese, insieme a suo padre Giuseppe con la kèffia sulla testa. Secondo questa parodia, Gesù non solo non è un ebreo, ma neanche un ‘’cristiano’’. Lo scopo è evidente: presentare Israele come ‘’cattivo’’ trasfigurando il Terrorismo in una specie di Cristologia taroccata, dove i Palestinesi sarebbero tanti Gesù sulla croce, vittime innocenti dell’occupazione israeliana. La sopravvivenza del Popolo Ebraico e il suo ritorno nella Terra Promessa, coronati ambedue da successo, costituiscono invece un grande miracolo, unico, nella Storia. In conseguenza di questo, per le Nazioni del mondo, è giunto il momento di cessare le ‘’cieche persecuzioni’’ contro gli Ebrei e, al contrario, partecipare con loro al Disegno divino, finalizzato nella Redenzione dell’uomo. Dall’INTRODUZIONE di Rodolfo Chur Ballardini -Gerusalemme- L’argomento principale del testo è il processo intentato a Gesù nel Praetorium romano di fronte a Pilato e la sua condanna a morte, da secoli attribuita al popolo ebraico. Sulla base di tale accusa di ‘’Deicidio’’ […]gli Ebrei sono stati perseguitati, convertiti con la forza e decimati […]. Appare quello del Canetti un lavoro improbo, una sorta di ‘’Missione Impossibile’’. Ma non è così. Una lettura attenta […] dovrebbe […] far sorgere dubbi sulla veridicità storica dei Vangeli i cui autori, non furono contemporanei del Gesù di Nazèreth […] Canetti non si pone la domanda se il Gesù dei cristiani sia davvero esistito per come è stato descritto, non vuole delegittimare una fede. Niente di tutto questo […] Gesù non ha nulla a che fare con questi efferati antisemiti. Era un buon giudeo, uno zelota, un sionista ante-litteram, un ebreo che combatteva contro Roma. Per queste ragioni Tiberio imperatore, su consiglio del famigerato prefetto Seiano, spedisce in Israele uno dei più sanguinari governatori, il noto Ponzio Pilato. Dunque come è possibile credere alle parole dei Vangeli che mostrano un Pilato clemente nei confronti di Gesù da lavarsi persino le mani del suo sangue? Non è stato forse lo stesso Pilato ad inviare nel Getzemani una coorte di soldati, una perfetta macchina da guerra, per arrestare Gesù insieme agli Apostoli che si erano rifugiati in quel luogo? E chi altri se non l’autorità imperiale avrebbe potuto condannare a morte un ribelle pericoloso per il seguito che aveva? Gesù entrò in Gerusalemme alla testa di centinaia di zeloti armati di bastoni acuminati e nascosti con rami di palme. Venne acclamato dalla folla dei presenti ‘’Re dei Giudei’’, quanto bastava per una condanna a morte da parte di Ponzio Pilato. Alla luce di queste verità storiche il mondo cristiano è invitato a riflettere su quanto accaduto e valutare con obiettività il racconto evangelico sempre nell’interesse di un sincero dialogo […] |
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