Israele costretto ancora a difendersi dai missili di Hamas e dalla scelleratezza di Obama
Commento di Fiamma Nirenstein
Terroristi di Hamas in azione
Anche questa mattina sento a Galei Zahal, poco dopo le notizie che riguardano un ennesimo attacco missilistico da Gaza a Israele, che l’ambasciatore americano a Gerusalemme ripete la bizzarra tesi enunciata con insistenza da Obama: poiché non c’è trattativa, ci sembra difficile seguitare a difendere Israele nelle istanze internazionali. Leggi, non vogliamo più bloccare l’ONU dal riconoscimento di uno Stato palestinese nei confini del ‘67.
E’ una posizione che stupisce per la sua mancanza di logica e di politica: prima di tutto, contro ogni evidenza, si attribuiscono a Israele tutte le responsabilità della mancanza di una trattativa, quando fu Abu Mazen ad abbandonarne il tavolo e che oggi, nonostante l’invito di Netanyahu ripetuto anche tre giorni or sono, rifiuta di tornare. Inoltre i confini del ‘67 disconoscono del tutto le risoluzioni dell’ONU che, tutte, parlano di sicurezza per Israele una volta che sia raggiunto un accordo fra le due parti.
Quale sicurezza ci potrebbe mai essere, una volta ripristinati i confini dei territori giordani di quel tempo, se non quella di ritrovarsi pervasi da ondate inarrestabili di terrorismo con pericoli evidenti di infiltrazioni terroristiche anche dell’Isis e d’altra parte degli Hezbollah e dell'Iran? Inoltre, questa durissima stretta obamiana avviene, e qui sta la dissonanza rispetto a ogni logica politica, mentre da Gaza si sviluppa l’ennesimo attacco quando Hamas siede con Abu Mazen nel governo di quell'entità palestinese che dovrebbe diventare Stato secondo i sogni degli Stati Uniti e, a ruota, dell’UE.
Fiamma Nirenstein