Propaganda della religione palestinista
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: il logo di PRC /Palestinian Return Centre). Come si nota dalla mappa raffigurata, l'obiettivo della ong non è la creazione di uno stato arabo-palestinese, ma la distruzione di Israele
Cari amici,
che Israele sia in guerra lo comprendiamo tutti. Ma la guerra moderna non si combatte solo sui campi di battaglia. Essa si svolge anche in ambito diplomatico, nelle aule di giustizia e soprattutto nell'opinione pubblica. Insomma nelle guerre siamo coinvolti tutti quanti: se no, per fare solo un esempio come si spiegherebbe la campagna di terrore dello Stato Islamico? E una campagna per fare paura a noi e incoraggiare i loro possibili sostenitori. Dunque la guerra si svolge anche nelle nostre teste, ci coinvolge, soprattutto quella che riguarda Israele. E possiamo tutti farci qualche cosa, spostare un'opinione, intervenire.
La campagna continua. Vediamo qualche esempio un po' a caso, dai più grandi ai più piccoli. Tanto, come si diceva una volta, tutto fa brodo. Dato che la Germania, almeno quella ufficiale, è rismasta uno dei pochi amici di Israele in Europa, l' ”autorevole” settimanale “Der Spiegel” ha deciso di mettere un po' di zizzania. E si è inventato che Israele avrebbe chiuso per dispetto il suo spazio aereo a un volo da Beirut ad Amman del ministro degli esteri tedesco, due settimane fa, provocando grande irritazione a Berlino. Peccato che non si vero niente e che il ministro Steinmeiers abbia fatto nei giorni scorsi una cordiale visita a Gerusalemme ( http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/German-news-magazine-accused-of-manufacturing-diplomatic-crisis-with-Israel-404778). Ma dipingere gli ebrei come selvaggi va sempre bene.
A New York, invece, il gruppo delle Nazioni Unite sui diritti umani, con il voto favorevole di grandi campioni di questi diritti come Iran, Pakistan, Sudan, Turchia, Venezuela, Cina e Cuba ha nominato osservatore di questa commissione una ong con sede a Londra chiamata Palestinian Return Center (PRC) il cui nome è tutto in programma. Però in realtà il PRC non si occupa del “ritorno” dei rifugiari palestinesi bensì di propaganda antisraeliana e, come ha dichiarato la delegazione israeliana all'Onu, è in sostanza un sussidiario di Hamas (http://www.jpost.com/International/Israel-accuses-UN-of-granting-NGO-status-to-Hamas-linked-group-404758). Naturalmente la posizione di osservatore comporta numerosi privilegi che finora erano riservati alla delegazione dell'AP (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/un-validates-terror-as-committee-grants-ngo-status-to-hamas-linked-group/2015/06/02/). Fra un po', vedrete, tornerà fuori il progetto dei due stati... entrambi palestinisti e terroristi: Hamas e Fatah.
Jibril Rajoub
C'è poi la faccenda dello sport. Avendo un po' pasticciato con la Fifa, Jibril Rajoub responsabile dell'AP per lo sport, ex terrorista non pentito, e apologeta dei terroristi, che alcuni candidavano alla successione di Abbas prima del flop calcistico, sembra deciso a rilanciare. E scommette questa volta sull'esclusione di Israele dalle prossime Olimpiadi (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/rajoub-warns-he-may-try-to-oust-israel-from-the-olympics/2015/06/02/). Se vogliamo essere molto educati come il presidente israeliano Rivlin è per mestiere, potremmo commentare che è piuttosto comica (“ironic” http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Rivlin-Ironic-that-killers-of-Israeli-athletes-seek-to-oust-Israel-from-FIFA-404595) la pretesa di espellere Israele da parte assassini degli atleti ebrei di Monaco (vi ricordo che voci insistenti vogliono che Abbas fosse l'organizzatore logistico dell'attentato: http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/13916#.VW4Ty8_tmko).
Vogliamo aggiungere che l'Unione nazionale degli Studenti Britannici ha passato l'altro giorno una mozione per il boicottaggio di Israele per protesta alla “continua presenza militare israeliana nel West Bank e a Gaza” (http://www.timesofisrael.com/britains-student-union-votes-to-boycott-israel/ e quest'ultimo punto mostra il livello di totale distacco dalla realtà raggiunto da questi ragazzi: dove mai c'è un singolo soldato israeliano a Gaza, per lo più “continuativamente?). E questo è un dato normale, dato che il boicottaggio di Israele è visto come la risposta a tutti i mali del mondo (http://blogs.dailynews.com/friendlyfire/2014/06/25/universal-answer-boycott-israel/) e in particolare del Medio Oriente, e che a queste discussioni non è ammesso il contraddittorio di chi non è d'accordo (http://www.focusonisrael.org/2014/06/05/il-boicottaggio-accademico-contro-israele-sfocia-ormai-nel-ridicolo/)
Aggiungetevi il fatto, documentato in questo articolo (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Gold-World-media-misled-by-Hamas-version-of-summer-war-404764) che le Nazioni Unite citano ormai come dati di fatto le cifre sul conflitto dell'estate scorsa fornite dalla propaganda di Hamas, senza minimamente preoccuparsi di verificarne la fondatezza. Ma non sono solo le organizzazioni internazionali dominate dal blocco (ex)comunista-islamico-terzomondista ad accettare come una Bibbia la propaganda palestinista. Vi sono anche alcuni ebrei che rivendicano la loro purezza morale e religiosa mettendosi fra i nemici di Israele. Vi prego di leggere questo intervento rispetto a cui perfino la storica rivista della sinistra ebraica Hakeillah di Torino ha dovuto prendere le distanze - ma l'ha pubblicato: http://www.kolot.it/2015/05/31/essere-ortona-non-e-obbligatorio/?fb_action_ids=931937380199664&fb_action_types=og.comments. Anche qui la propaganda palestinista (per esempio il discorso sull'apartheid fatto incredibilmente da coloro che nelle elezioni israeliane votano e hanno il terzo partito, ma sono d'accordo sulla pretesa di Abbas di fare pulizia etnica di tutti gli ebrei che vivono in “Palestina”), sono accettate senza discuterle.
Insomma, il palestinismo è una religione (http://www.francolondei.it/convertirsi-al-palestinesimo/) fanatica, con forte vocazione alle conversioni e come tutte le religioni non accetta discussioni sui suoi dogmi. Il compito di chi non solo vuol difendere Israele e la vita del popolo ebraico, ma anche semplicemente la ragione, la razionalità politica, e in definitiva i diritti politici democratici conquistati dalla civiltà europea nella sua storia, è di prendersi il rischio di contestare questi dogmi, di smontarne le pretese, di mostrare i fatti che la smentiscono, accuratamente tenuti nascosti dai media, che rispettano il palestinismo ancor più dell'islam
Ugo Volli