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L’agonia della Siria Analisi di Mordechai Kedar (Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
La situazione in Siria si sta deteriorando. A est, lo Stato Islamico con la conquista di Tadmur, ha esteso il controllo su quasi metà del Paese, fino ai confini con Iraq e Giordania. Il regime di Assad ha perso i valichi di frontiera iracheni, mentre gli aeroporti militari nel deserto -Tadmur e T4 - sono nelle mani dell’Isis. Centinaia di persone che vivevano nella città e che sostenevano il regime, sono state trucidate dai coltelli dei jihadisti e i loro corpi abbandonati nelle strade. Il mondo vede l’antica Palmira, sito d’inestimabile valore culturale, subire per mano dell’Isis la stessa sorte dei siti archeologici iracheni. Si sta combattendo nella parte occidentale del Paese, dove vive la maggior parte della popolazione e in cui si concentrano industrie e agricoltura. Sui Monti Qalamoun e nella regione di Idlib infuriano aspri combattimenti tra il regime e una coalizione di forze ribelli, in prevalenza islamista, che tentano di rovesciare Assad. Nelle ultime settimane, il regime e il suo alleato Hezbollah, hanno perso terreno e un numero sempre maggiore di uomini ed armamenti. Questa terribile situazione ha seminato il panico tra gli Alawiti siriani, nel caso i jihadisti avessero la meglio, sanno bene quale sarà la loro fine. Questo li induce a cercare un capro espiatorio e la scelta naturalmente è caduta su Bashar Assad. Molti Alawiti lo accusano di distruggere il Paese e di aver creato la situazione in cui quasi due milioni di persone sono ora in pericolo di vita. Gli Alawiti sono in fuga dall’enclave e dai quartieri nelle città sunnite di Damasco, Aleppo, Homs e Hama, si stanno dirigendo verso le regioni di provenienza, nel Nord-Ovest della Siria, ma i ribelli si stanno avvicinando e minacciano di annientarli. Lo sceicco si è appellato ad Assad affinchè siano restituiti ai Drusi gli armamenti medi e pesanti che erano stati dirottati altrove, in modo da consentire loro di difendersi. Il deterioramento dell’esercito siriano è ai massimi livelli, come se non ci fossero codici di guerra. E’ cresciuto il numero degli attacchi contro i civili, sono stati usati anche esplosivi, gas e missili Scud sono stati lanciati contro le città controllate dai ribelli senza tener conto delle possibili innocenti vittime civili. Tutto questo avviene nel momento in cui diversi gruppi ribelli si uniscono in un unico fronte, con l’obiettivo di rovesciare il regime una volta per tutte. Bashar Assad ha perso la fiducia delle forze di sicurezza alawite e le uniche guardie che lo circondano giorno e notte sono quelle delle brigate iraniane al-Quds, unità d’élite delle Guardie Rivoluzionarie, inviate dall’Iran per sostenerlo. Assad potrebbe trovare rifugio in Russia, Iran o Svizzera, i primi due alleati, mentre in Svizzera vi sono i conti bancari segreti della famiglia Assad. Il collasso della Siria rafforzerà lo Stato Islamico, che potrà poi minacciare la Giordania. Assad continua a ribadire che se il suo regime cadrà, quelli che soffriranno maggiormente delle scosse di assestamento saranno i Paesi che hanno contribuito a farlo cadere - Arabia Saudita, Turchia, Israele, America e NATO, che non saranno in grado di sfuggire alla piaga dell’aumento del jihadismo e dell’estremismo islamico, incoraggiati dalla caduta di Assad. Migliaia di volontari affluiranno in Siria da ogni parte del mondo per partecipare al saccheggio, alla devastazione e all’espansione dello Stato Islamico che si muoverà per prendere poi il controllo di Turchia, Iraq e tutti gli altri Paesi creati dalle potenze colonialiste europee. La guerra in Siria proseguirà esattamente come è avvenuto in Libia, dove si combatte da quattro anni dopo la caduta di Gheddafi. Ma Bashar Assad è solo una parte del problema. La sua eredità sarà un mix letale di organizzazioni e gruppi che continueranno a combattere sul cadavere dello Stato siriano. Tra questi gruppi ci sono forze iraniane, per salvaguardare agli interessi degli ayatollah. E’ del tutto possibile che le forze iraniane prenderanno possesso di Damasco per proteggere i luoghi sacri sciiti situati nella città e nei dintorni. E’ possibile che la Russia prenda il controllo di Latakia e dei dintorni, “temporaneamente”, per permettere alla propria flotta navale di attraccare nell’ultimo porto che la Russia ha sul Mediterraneo. Se questo scenario diventasse realtà, potrà coinvolgere anche i porti di Baniyas e Tartus. Il regime di Assad sta rapidamente diventando un ricordo del passato. Il Jihadismo, l’anarchia distruttiva che può facilmente trasformarsi in un nuovo Afghanistan, prenderà il posto dello Stato, darà vita a organizzazioni controllate dalla Jihad internazionale, il cui messaggio islamico estremista si diffonderà in tutta Europa, in America e nel resto del mondo. Per completare il caos totale in cui piomberà il nuovo Medio Oriente, ci manca solo un Iran nucleare. Infatti c’è chi pensa che il mondo potrebbe tranquillamente vivere con questa prospettiva, pronti a raggiungere un accordo con l’Iran che gli consenta di disporre dell’arma atomica. Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. |
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