Riprendiamo oggi, 30/05/2015, da AVVENIRE, il quotidiano che definisce "di ispirazione cattolica", in realtà organo ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), due articoli che, apparentemente, non hanno nulla in comune.
Apparentemente.
Il primo descrive un incontro musicale a New York, dove ebrei e cristiani, accompagnati da un sottofondo musicale, hanno dialogato sulla "sofferenza degli innocenti", ispirati musicalmente, hanno ricordato la morte di Cristo e la tragedia della Shoah, come scrive AVVENIRE.
Liberi di farlo, anche se forse una approfondita conversazione sul silenzio del Vaticano sarebbe stata più interessante. Una serata in linea con le aperture mondane di Manhattan, tutti saranno rientrati a casa con la convinzione di aver fatto un passo avanti nella 'comprensioneì' ebraico-cristiana. Chi non si commuove, in fondo, nel ricordo di Auschwitz ? Meglio ignorare il rapporto Israele-Vaticano, no ?
Ma è leggendo il secondo articolo che siamo tornati alla realtà, quella vera, ovvero l'atteggiamento di AVVENIRE nei confronti di Israele, lo Stato degli ebrei vivi, non ancora sterminati, nei confronti dei quali il " quotidiano di ispirazione cattolica " va sempre giù in maniera pesante.
Questa volta con un pezzo di Giorgio Bernardelli, che non manca mai di intingere i tasti nel veleno prima di scrivere sullo Stato ebraico. Questa volta accusa Israele perchè non finanzia le scuole .. cristiane-arabe. Una richiesta curiosa, visto che le scuole pubbliche accolgono tutti gli studenti israeliani, indipendentemente dalla loro fede religiosa. Perchè dovrebbe quindi finanziare quelle cristiane ? Bernardelli dovrebbe ricordare che Israele è lo Stato degli ebrei, cosa che dimentica sempre. Se proprio ritiene che quel tipo di scuole private debba essere finanziato si rivolga al Vaticano. E qui ci fermiamo, anche se qualche riferimento alle scuole cattoliche italiane che ricevono finanziamenti dallo Stato italiano sarebbe quanto mai opportuno.
Ecco i due articoli:
Carlo Giorgi: " Da Manhattan ad Auschwitz la musica occasione d'incontro tra ebrei e cristiani"
La musica come strumento di dialogo tra ebrei e cristiani. E come linguaggio inedito per dimostrarsi stima e affetto. Alcuni anni fa Kiko Arguello, iniziatore del Cammino neocatecumenale, ha l’idea di comporre una sinfonia per coro e orchestra dedicata alla "Sofferenza degli innocenti". Un’opera musicale ispirata al dolore innocente della Vergine Maria di fronte alla morte del figlio in croce, ma anche al dolore innocente di ogni vittima incolpevole della storia (le persone trucidate, violentate, abusate), e alla sofferenza del popolo eletto, sterminato nei campi di concentramento della seconda guerra mondiale. Questa sinfonia, suonata da allora in teatri e piazze di tutto il mondo, è divenuta un ponte capace di riavvicinare i credenti dei due monoteismi. Tra i tanti concerti, ricordiamo i due forse più importanti: il primo nel 2012, a New York, presso il celebre Lincoln Center di Manhattan. Il secondo l’anno successivo, in un contesto del tutto diverso: di fronte cioè ai cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, luogo che più di ogni altro ricorda il dolore innocente. A New York la platea dell’auditorium è gremita di esponenti della comunità ebraica americana. Tra loro anche il rabbino Irving Yitz Greenberg, noto per aver sviluppato un pensiero teologico a partire dalla tragedia della Shoah e tra i più decisi sostenitori della necessità del dialogo tra cristiani ed ebrei. «Uno dei momenti forti del concerto è l’invito fatto al pubblico di cantare lo Shemà Israel –spiega il rabbino Greenberg –: da una parte, per i cristiani, è il canto della preghiera che anche Gesù pronunciava; dall’altra è una potente dichiarazione di affetto per gli ebrei. La sinfonia indica il popolo ebraico co- me un esempio di innocenti che soffrono. E, dal momento che Dio ha un amore privilegiato per gli innocenti che soffrono – conclude il rabbino Greenberg – anche i cristiani dovrebbero amare il popolo ebraico». Il concerto di fronte ai cancelli di Auschwitz ha un impatto e ancora più grande: qui ad ascoltare, seduti gli uni accanto agli altri, ci sono 6 cardinali, 50 vescovi, 35 rabbini e 15 mila pers on e. V ien e let t o un mes saggi o di i nco raggiamen to di pap a Franc esc o. E t utt i, al- la fine, c ant an o ins ieme lo Shem à Israel. Anche Gerusalemme è in prima linea nel dialogo tra ebrei e cattolici. Nel Patriarcato latino da molti anni è attivo il vicariato di San Giacomo, locale comunità di cattolici di lingua ebraica. Lo scorso febbraio la comunità ha iniziato un gruppo di studio congiungo con la comunità ebraica della Sinagoga di Sion, per studiare insieme i primi capitoli del libro della Genesi. Il gruppo è composto da una trentina di persone si incontra ogni mese. Interessante anche il metodo di lavoro scelto per leggere la Scrittura: dopo la lettura dei testi, si formano delle hevruta,ovvero coppie miste, composte da una persona della comunità cattolica e una persona della sinagoga. Ogni coppia cerca di rispondere ad una domanda sul testo, confrontandosi. Nel primo incontro di cui ha dato notizia il Patriarcato, lo studio è stato guidato da padre David Neuhaus, vicario per i cattolici di lingua ebraica, e dalla rabbina responsabile della Sinagoga di Sion. Entrambi si sono concentrati sui primi capitoli della Torah: la storia della creazione. La questione sollevata per la discussione era se la creazione della persona umana sia stata una buona cosa per la creazione stessa oppure no? Dopo le prime due riflessioni si è avuto un giro di condivisioni che hanno rivelato quanto sia arricchente studiare la Parola di Dio insieme.
Giorgio Bernardelli: " Tagli alle scuole cristiane"
Negli ultimi dieci anni si sono viste ridurre del 45% i finanziamenti da llo Sta to di Israele. E – di fronte alla difficoltà nel continuare a offrire un servizo educativo di qualità a ben 30mila studenti, quasi tutti arabi – si sono sentite rispondere che la soluzione al problema sarebbe diventare scuole statali. C’è questa s ituazione sempre p iù pesante dietro alla protesta delle scuole cristiane in Israele, la prima in assoluto nella lunga storia di queste realtà educative. Mercoledì in 700 tra studenti, insegnanti e genitori hanno tenuto una manifestazione a Gerusalemme davanti al ministero dell’Educazione. Al centro della mobilitazione c’è la denuncia di un atteggiamento discriminatorio: in Israele vige, infatti, il sistema del buono scuola, ma i tagli sono mirati solo nei confronti delle «scuole riconosciute ma non ufficiali», come appunto quelle cristiane. I tagli invece non valgono per tante scuole promosse da organismi religiosi ebraici. «Tutti, cristiani e musulmani, sostengono le nostre scuole e le stimano – spiega il francescano padre Abd el Masih Fahim , presidente dell’Ufficio delle Scuole cristiane a Gerusalemme –. Hanno fiducia nell’insegnamento che impartiscono e sanno che sono tra le migliori del Paese. Chiediamo solo di essere trattati come le altre scuole in Israele ». Solidarietà all’iniziativa delle scuole cristiane i n Israele è stata espressa anche dal deputato Ayman Odeh, leader della Lista unica araba alla Knesset: «Il ministero – ha dichiarato – probabilme te ignora che il 36% degli studenti arabi passati nelle università israeliane s ono ex allievi delle scuole cristiane. Io tra questi »
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