Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/05/2015, a pag.1-11, con il titolo "Il marocchino mentì sul passaporto " l'articolo di Andrea Morigi.
l'opinione di IC è al link: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=58278 dal titolo "Garantisti, ma non fessi" del 21/05/2015
Andrea Morigi
Se la famiglia viveva in Italia, perchè è rientrato su un barcone ?
(nella foto ripreso nel cerchio rosso)
Con il quaderno di italiano datato 18marzo 2015, adesso, Abdelmajid Touil può anche esercitarsi a costruire aeroplanini di carta. Pare che non sia più un elemento così decisivo nelle indagini sulla strage al museo Bardo diTunisi. Anche perché l’istituto Cucinelli di Trezzano sul Naviglio, presso il quale era iscritto, era chiuso sia il 18 marzo che il giorno prima. Gli alibi, dovrebbe cercarseli almeno un mese prima, visto lo sviluppo preso negli ultimi giorni dalla sua vicenda giudiziaria. «Sono stati gli altri arrestati a parlare di lui - ha spiegato a La Repubblica Mohamed Ali Aroui, portavoce del ministro dell’Interno tunisino - e dell’altro marocchino. I marocchini erano in due, uno è lui e l’abbiamo arrestato, l’altro è ricercato».
La rete terroristica, composta da una trentina di persone, è stata quasi completamente smantellata. Ne hanno già arrestati 23 componenti. Rimangono tuttavia ancora in circolazione sei ricercati, fra i quali cinque tunisini e un altro marocchino. In attesa di conoscere l’esito della richiesta di estradizione diTouil, aTunisi gli investigatori non intendono entrare nei dettagli sui rapporti fra gli indagati. Si limitano a dire di avere «diverse altre prove, sia di carattere tecnico che investigativo » e che giudicano assai più importanti «i riconoscimenti fotografici» e le chiamate in correità «da parte degli altri terroristi» islamici che accusano il 22enne marocchino di aver ricoperto «un ruolo importante relativo alla logistica» e «una rilevante partecipazione indiretta »nel mese di febbraio,prima di arrivare in Italia da clandestino. Altre fonti del ministero dell’Interno hanno rivelato all’agenzia Reuters i movimenti diTouil,che sarebbe arrivato dal Marocco in Tunisia in aereo il 2 febbraio e in seguito si sarebbe recato in Libia illegalmente.Cos’abbia fatto dopo, per gli inquirenti, risulta pressoché trascurabile. Tanto quanto l’alibi che lo collocherebbe nella scuola il giorno dell’attacco, utilizzato dai familiari per smentire che il giovane possa avervi preso parte come esecutore materiale. Semmai,a suo carico si ipotizzano altri reati, fra i quali la fornitura di armi ai terroristi. In particolare, secondo Il Tempo che cita l’intelligence tunisina, sarebbe sospettato di aver prestato il proprio passaporto a uno dei membri del commando responsabile della morte di 24 persone - fra le quali quattro italiani - e del ferimento di altre 45.
Grazie a quel documento, il terrorista si sarebbe dileguato subito dopo la sparatoria, riuscendo a rendersi irreperibile, almeno per un certo periodo.
Poi, catturato, avrebbe confessato le modalità con cui si sarebbe procurato la nuova, falsa identità. Se la circostanza fosse confermata, si tratterebbe di un elemento ulteriore che spiegherebbe il motivo del viaggio di Touil in Libia, allo scopo di tornare in Italia dove aveva fornito false generalità al momento dello sbarco a Porto Empedocle. E contribuirebbe a chiarire definitivamente la denuncia di smarrimento del passaporto, presentata da sua madre (e stranamente non da lui) qualche giorno dopo l’attentato. Se davvero c’è stato uno scambio di persona, è avvenuto per coprire la fuga dei terroristi. Ne sono convinti, dopo giorni di accertamenti, i magistrati di Milano, ormai certi, grazie anche a ulteriori scambi di informazioni con Tunisi, che Touil è effettivamente la persona indicata nel mandato di cattura trasmesso dalle autorità tunisine.
Intanto, anche le indagini milanesi proseguono, in collaborazione con la Procura di Roma dove è stato aperto un fascicolo per la morte dei quattro italiani. In particolare si starebbero analizzando i dati contenuti nelle due chiavette di memoria elettroniche, nel cellulare e nelle schede telefoniche sequestrate al marocchino, con l’obiettivo, tra l’altro, di riuscire a ricostruire la sua rete di rapporti in Italia e nei paesi del Nord Africa ed eventuali contatti con esponenti dell’integralismo jihadista.
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