L'OSSERVATORE ROMANO, organo ufficiale della SS (Santa Sede) pubblica oggi, 24/05/2014, a pag.3, un redazionale derivato in gran parte da notizie provenienti dalla Banca Mondiale. Il titolo " Gaza sull'orlo del collasso economico " però del giornale vaticano.
Se la Banca mondiale si limita a riportare statistiche sulla Striscia, l'OR va oltre, guardandosi bene dallo scrivere che se Gaza è in queste condizioni, ciò è dovuto unicamente al governo di Hamas, che ha investito i miliardi di dollari che riceve dal mondo intero in armi, milizie e tunnel, con l'obiettivo sempre apertamente dichiarato di distruggere Israele e i suoi abitanti.
Rammaricarsi oggi, cone fa la SS (Santa Sede), è un segno di enorme ipocrisia, che però è in linea con la politica ufficiale sempre ostile allo Stato ebraico del Vaticano.
Cartolina da Gaza
Ecco il pezzo:
WASHINGTON, 23. La Striscia di Gaza è sull'orlo del collasso economico e il suo tasso di disoccupazione è il più alto al mondo: il 43 per cento della popolazione (1,8 milioni di persone) è senza lavoro. Sono questi i dati diffusi dalla Banca Mondiale, ieri, in un rapporto sulle condizioni di vita nel Territorio palestinese. L'attuale status quo — dicono gli analisti — è insostenibile. La ricostruzione della Striscia, dopo gli ultimi scontri tra israeliani e palestinesi, va molto a rilento. E l'economia è letteralmente «strangolata dal blocco israeliano, dalle guerre e dall'insufficienza del Governo di Hamas, che comunque fa parte di un Esecutivo tecnico di unità nazionale, presieduto da Rami Hamdallah, nato dalla riconciliazione con l'altra fazione palestinese, Al Fatah.
La Banca Mondiale sostiene che, senza le guerre e il blocco imposto da Israele, il prodotto interno lordo della Striscia potrebbe invece essere quattro volte più alto di quello attuale. E sostanziali miglioramenti potrebbero esserci nel mercato del lavoro: come detto, il tasso complessivo di disoccupazione arriva al 43 per cento, mentre quello giovanile sfiora il sessanta per cento. I settori più colpiti dai conflitti e dal blocco sono soprattutto l'agricoltura, l'edilizia, l'industria e quello elettrico.
«L'attuale situazione del mercato — ha sottolineato Steen Jorgensen, direttore della Banca Mondiale per l'area del Vicino oriente — non offre lavoro, lasciando la popolazione nella disperazione, soprattutto i giovani». L'attuale blocco — stabilito da Israele e dall'Egitto dopo la presa del potere da parte di Hamas — e la guerra del 2014 hanno avuto «un prezzo pesante sull'economia di Gaza».
Per Jorgensen, che ha chiesto più volte la rimozione del blocco, i Paesi donatori devono mantenere le promesse prese nella Conferenza del Cairo del novembre 2014, quando si impegnarono con oltre cinque miliardi di dollari per la ricostruzione della Striscia.
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