I farisei: quel pregiudizio che non vuole morire!
Commento di Antonio Tirri (uscito su Amici di Israele,Lazio, pagina FB)
Aggiungiamo un consiglio di lettura di "I farisei" di Leo Baeck, Giuntina ed.
"I farisei" (Leo Baeck), "L'idea di Israele" (Dante Lattes)
“La nuova legge elettorale non è ancora stata varata, e già ha prodotto un nuovo partito, rigorosamente trasversale: quello dei farisei. (…) Come i loro predecessori ebrei, anch’essi esibiscono una monumentale dose di ipocrisia”. Così si è espresso il giornalista Francesco Jori nel suo articolo “Il partito dei farisei all’ombra dell’Italicum”, pubblicato su “Il Piccolo” del 13 aprile 2015.
Ed ecco di seguito la mia risposta NON pubblicata da “Il Piccolo”.
Inquieta e stupisce il fatto che un noto giornalista, per giudicare l’operato di alcuni uomini politici, abbia scelto incautamente il sostantivo “fariseo”. Non posso pensare che il giornalista Jori non sappia chi fossero i Farisei. Credo piuttosto che egli sia il frutto e l’espressione dell’insegnamento antigiudaico che da duemila anni, parola dopo parola, ha contribuito a costruire sulle spalle del popolo ebraico tutta quella impalcatura di pregiudizi, di preconcetti e di odio che tanto dolore e sofferenza hanno arrecato ai figli d’Israele. Vorrei ricordare al giornalista che i Farisei rappresentavano la corrente democratica e progressista del pensiero ebraico, che diffondeva la Torà (la Legge) tra le masse, in contrapposizione ai Sadducei che invece rappresentavano la corrente reazionaria dei Sacerdoti e delle classi abbienti, conservatrice e formalista in tema religioso, che rifiutava qualunque innovazione. Si deve proprio alle tendenze progressiste dei Farisei se l’ebraismo si è potuto conservare e sviluppare adeguandosi alle mutate condizioni storiche, economiche e sociali, mentre i Sadducei, per il loro rigido conservatorismo, scomparvero. I Farisei furono i realizzatori dell’idea profetica, furono coloro che seppero dare vigore spirituale al popolo d’Israele. Nelle loro sinagoghe, in cui la preghiera aveva sostituito definitivamente il sacrificio cruento, i Farisei diffondevano quegli insegnamenti che più tardi saranno ripresi dai Vangeli:
“Voi avete udito che agli antichi fu detto: non commettere adulterio. Ma io vi dico che colui il quale guarda nella sua concupiscenza l’estremità del calcagno di una donna, colui è come se avesse fornicato con quella donna” (vedi Talmùd Callà V).
“Voi sapete che nella Torà è detto: colui che sia colpevole rechi un sacrificio e sarà perdonato. Io però vi dico: Dio dice: il peccatore faccia il bene e sarà perdonato” (vedi Pesiktà de-Rav Cahanà, 158 b).
“I vostri maestri vi hanno enumerato tutti i Comandamenti della Torà. Io vi dico: l’opera dell’amore equivale a tutti i precetti della Torà” (vedi Tos. Peah IV, 19).
Le suddette citazioni sono tratte da L’idea d’Israele di Dante Lattes, Casa Editrice Giuntina, Firenze 1999, a cui si rimanda per un maggiore approfondimento sulla rivoluzione farisaica.
I Farisei furono, quindi, maestri di onestà, di sincerità, di giustizia e di purezza, in ossequio ai precetti della Torà intorno alla quale eressero una siepe per difenderla dall’attacco del paganesimo. Riuscirono in tal modo a compiere la conversione della maggior parte del mondo romano alle idee della Torà, e gettare le basi del Cristianesimo e dell’Islam. Che all’interno del fariseismo ci potesse essere qualche elemento di dubbia qualità morale, ipocrita e corrotto non si può escludere, ma nemmeno si può estendere il comportamento di quegli individui a tutta una corrente di pensiero. Così nasce il pregiudizio.