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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
15.05.2015 Benvenuti sul Fatto Quotidiano, un foglio di propaganda contro Israele
Roberta Zunini intervista Giorgio Gomel: disinformanti sia le domande sia le risposte

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 15 maggio 2015
Pagina: 12
Autore: Roberta Zunini
Titolo: «Israele, la bella ministra e il 'ricatto' dei coloni ebrei»

Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 15/05/2015, a pag. 12, con il titolo "Israele, la bella ministra e il 'ricatto' dei coloni ebrei", la cronaca di Roberta Zunini.

Per spiegare ai lettori del Fatto Quotidiano la nascita del nuovo governo israeliano, Roberta Zunini sceglie di intervistare Giorgio Gomel. Pessima scelta, dal momento che Gomel è fondatore e membro di J-Call, un'organizzazione contro Israele a prescindere dal colore del suo governo.
Ma la giornalista ne aggiunge anche di suo, utilizzando un lessico disinformante ("territori occupati", "coloni", "ultranazionalismo") e terminando il pezzo nel modo peggiore. Zunini scrive: "
L'occupazione non è fatta solo di soldati in armi ma anche di cavilli burocratici e leggi tagliagambe". In questo modo, il messagio è che Israele è uno Stato che occupa illegalmente terre altrui, e che non si arresta di fronte a nulla pur di perseguire questo piano. Il massimo della propaganda anti-israeliana. 

Ecco l'articolo:

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Roberta Zunini, Giorgio Gomel

Il quarto governo Netanyahu è entrato ufficialmente in carica ieri tra i mugugni e i musi lunghi degli esponenti del Likud, il partito del premier, vincitore delle elezioni del 17 marzo. “La ragione principale è da ricercare nei dissapori emersi tra Benjamin Netanyahu e i suoi colleghi del Likud dopo che il premier ha assegnato i ministeri chiave della Educazione, Giustizia, Agricoltura, più la carica di vice ministro della Difesa, a Casa Ebraica: il partito della destra ultranazionalista religiosa presieduto da Naftali Bennett votato dai coloni”, spiega Giorgio Gomel, cofondatore di Jcall, movimento di ebrei europei che sostiene la soluzione di due popoli due Stati.

PUR AVENDO VINTO le consultazioni, Bibi ha dovuto cedere al ricatto di Casa Ebraica, che a marzo conquistò solo 6 seggi, per riuscire a formare la coalizione. “A scombinargli i piani è stato l'ex ministro degli Esteri Liebermann, suo ex alleato, passato all'opposizione. Per questo Bennett si è ripreso la scena come ago della bilancia. Il problema è che ha voluto per sé il ministero-chiave dell'Educazione e per il suo braccio destro, la deputata Ayelet Shaked, quello della Giustizia”. La 40enne Shaked cresciuta politicamente nelle file del Likud, lo ha lasciato in seguito ai litigi tra Sarah Netanyahu, l'invadente e controversa moglie di Bibi, e il suo amico Bennett con il quale emigrò a Casa Ebraica.

Bennett e Shaked sono i più accesi sostenitori della legge sul cambiamento dello Status di Israele. “Norma che intende stabilire ‘l’ebraicità dello Stato israeliano’ prima e al di sopra della democrazia, attribuendo alla legge religiosa uno status privilegiato che influenzerebbe il sistema giuridico. Se verrà ripresentata e passerà, le conseguenze per i cittadini palestinesi di Israele, il 20% della popolazione, saranno serie.

CIOÈ GLI ARABI ISRAELIANI non potranno più avere voce in capitolo nelle decisioni che li riguardano come gruppo di minoranza avente, in base alla Dichiarazione di Indipendenza del ‘48, pari diritti rispetto agli ebrei. I poteri della Shaked includono anche la presidenza della commissione che nomina i giudici della Corte Suprema”. Il ministro della Giustizia deve dare anche il suo assenso allo stanziamento dei fondi per le colonie ebraiche nei Territori Occupati. Gomel ricorda che nella scorsa legislatura, la Shaked propose una legge (bloccata per la crisi di governo) sul trattamento delle Organizzazioni non governative che vengono finanziate anche da enti stranieri.

“Affinché queste Ong possano dedurre le donazioni estere, la Shaked vorrebbe ci fosse il placet del ministro degli Esteri e della Difesa. Significa che le Ong israeliane che si battono per i diritti dei palestinesi potranno andare incontro a problemi di natura economica, tanto gravi da portare alla loro chiusura”. L'occupazione non è fatta solo di soldati in armi ma anche di cavilli burocratici e leggi tagliagambe.

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