Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/05/2015, a pag. 15, con il titolo "Quei segnali di debolezza del regime di Assad", il commento di Guido Olimpio; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Non controlliamo Assad, figuriamoci l'Iran".
Ecco gli articoli:
I tentacoli dell'Iran: "Chissà perché... nessuno si fida della nostra corsa al nucleare..."
CORRIERE della SERA - Guido Olimpio: "Quei segnali di debolezza del regime di Assad"
Guido Olimpio
Lo hanno dato spesso per spacciato ma Bashar Assad è ancora al potere. Anche se ogni giorno che passa diventa più logoro e il regime mostra segni di fatica. Inevitabile dopo anni di guerra civile in Siria, con avversari tanto agguerriti quanto divisi. In quest’ultimo mese si sono accumulati segnali non buoni per il presidente. Il primo viene dal fronte. L’Isis incombe su Palmira, città simbolo. I qaedisti di Al Nusra, insieme ad altre fazioni islamiste, hanno segnato vittorie nella regione di Idlib, pronti forse ad avanzare nel feudo alawita di Latakia. Non vanno bene le cose nel sud, al confine con Israele.
Quadro che conferma le capacità ridotte dei lealisti, la mancanza di uomini, la cattiva organizzazione, le carenze croniche, l’affidarsi alle milizie sciite. Difficoltà che si rispecchiano poi nelle tensioni interne. Si rincorrono, tra smentite e conferme, le voci su gerarchi eliminati perché non più fidati. Seguono le notizie su contrasti tra ufficiali locali e quelli iraniani, arrivati a puntellare il regime alleato. Tornano gli scenari diplomatici che sognano una transizione, con il raìs che lascia il campo. Bashar ha risposto con un’offensiva, gestita dagli indispensabili Hezbollah, sulle alture del Qalamun. Un modo per riacquistare l’iniziativa e smentire chi lo ritiene sull’orlo della disfatta.
IL FOGLIO: "Non controlliamo Assad, figuriamoci l'Iran"
Bashar Al-Assad
Gli ispettori internazionali dell’Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons (l’Opcw, l’agenzia che ha vinto il Nobel per la Pace nel 2013) hanno trovato tracce di sarin e di agenti nervini in tre siti di ricerche militari in Siria, su alcune armi e sui resti dei proiettili di artiglieria usati dall’esercito siriano. “Si tratta di una indicazione piuttosto forte del fatto che il regime ha mentito sul sarin, non ci sono state fornite spiegazioni soddisfacenti riguardo al ritrovamento”, ha detto una fonte diplomatica alla Reuters, che per prima ha dato la notizia. Nel 2013, gli Stati Uniti minacciarono di bombardare il regime di Bashar el Assad dopo gli attacchi con il sarin nella cittadina di Ghouta, in cui morirono almeno 1.500 persone, era stata superata la linea rossa identificata da Obama, ma il governo di Damasco evitò il blitz accettando un accordo – gestito dai russi in accordo con gli americani – che prevedeva l’eliminazione del programma di armi chimiche siriano.
Nel luglio dell’anno scorso Assad ha consegnato 1.300 tonnellate di armi chimiche, ma ha negato di aver mai usato il sarin o altri agenti chimici nella guerra civile siriana. L’Opcw ha dichiarato completata la distruzione delle armi chimiche siriane, ma gli ispettori sono rimasti sul campo per verificare eventuali violazioni. Da allora ci sono state testimonianze e prove (raccolte anche dal Foglio un anno fa) del fatto che il regime, con frequenza e in violazione della legge internazionale, ha usato il cloro. Ora l’accusa è più grave, e come scrive allarmato il Wall Street Journal la domanda è: se non riusciamo a controllare quel che fa il regime siriano, come ce la caveremo con l’Iran?
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