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La Stampa Rassegna Stampa
11.05.2015 Yemen: 1400 morti in 50 giorni di raid sauditi, ma ai 'pacifisti' non interessano
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 11 maggio 2015
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Yemen, i ribelli accettano la tregua»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/05/2015, a pag. 13, con il titolo "Yemen, i ribelli accettano la tregua", la cronaca di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"


Ribelli houti filo-iraniani in Yemen

«Accettiamo la tregua». È il colonnello Sharaf Ghalib Luqman, portavoce della milizia militare «Ansar Allah» degli houthi, a far sapere dalla tv di Sanaa che i ribelli accettano l’offerta dell’Arabia Saudita di «cinque giorni di tregua umanitaria» a cominciare da domani. Il passo dei ribelli, che in febbraio hanno rovesciato il presidente Abdel Rabbo Mansour Hadi, viene al termine di 72 ore di pesanti bombardamenti che hanno visto l’aviazione saudita riversare un diluvio di fuoco sulla regione di Saada, roccaforte degli houthi, come su basi militari e abitazioni dei leader, a cominciare dal principale alleato locale ovvero l’ex presidente Ali Saleh.

L’Onu: troppi morti civili
Solo nell’arco di poche ore, nella giornata di domenica, vi sono stati almeno cento raid portando l’Onu a lamentare con Riad «l’eccessivo numero di vittime civili» per i circa 1400 morti registrati dall’inizio dell’intervento panarabo, il 26 marzo. La risposta dei comandi sauditi è stata immediata: «Le vittime civili sono provocate dai ribelli houthi, che si nascondono nelle zone densamente popolate».

Tanto gli houthi che Riad precisano di «essere pronti a riprendere le ostilità in qualsiasi momento» per rispondere a «eventuali provocazioni dell’altra parte». Ciò significa che la consegna di acqua, cibo e medicinali alla popolazione assediata dai combattimenti - a Saada, Sanaa e Aden - può interrompersi in qualsiasi momento. L’offerta della tregua, da parte del neoministro degli Esteri saudita Adel bin Ahmed Al-Jubeir, sembra più che altro tesa a coincidere con il summit di Camp David che vedrà, da mercoledì, il presidente americano Barack Obama ricevere i leader del «Consiglio di cooperazione del Golfo», a cominciare dal nuovo re saudita Salman. Al centro del summit c’è il desiderio di Obama di rassicurare gli sceicchi sull’eventuale accordo nucleare con l’Iran come anche la richiesta dei Paesi del Golfo - fatta trapelare dagli Emirati - di redigere un accordo di sicurezza collettiva «nero su bianco» perché «oramai le promesse verbali non bastano più» per garantire protezione dal nucleare di Teheran.

Fonti diplomatiche al Cairo e Dubai affermano che il re saudita ha deciso di sospendere la guerra in Yemen in coincidenza con Camp David, ma è determinato a riprenderla perché «ha bisogno di un successo al 100 per cento contro gli houthi» trattandosi della prima decisione adottata dopo essere salito al trono.

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