Riprendiamo da IL - IL SOLE 24 ORE di maggio, a pag. 138, con il titolo "Eresia liberal", la recensione di Paul Berman al libro di Ayaan Hirsi Ali "Eretica. Cambiare l'islam si può".
Paul Berman
Ayaan Hirsi Ali, la copertina del libro
Sembra proprio questo il destino di Ayaan Hirsi Ali: è sufficiente che muova un dito per scatenare le reazioni impaurite e rabbiose di intere folle. Di recente ha fatto qualcosa di più di muovere un dito, ha pubblicato un libro intitolato Eretica. Cambiare l'Islam si può (Rizzoli) in cui sostiene che l'Islam ha bisogno di modernizzarsi e liberalizzarsi: una tesi che non dovrebbe essere sconvolgente. Eppure le folle sono comunque esplose. Sono volati insulti spaventosi in direzione dell'autrice, a volte attraverso formali recensioni, altre volte via social media. È stata descritta come una bigotta, un'islamofoba, una razzista, un personaggio inaffidabile, una truffa intellettuale, qualcuno le cui idee riflettono la sua vita famigliare, una di destra, e non ultimo qualcuno che non riuscirà mai a convincere le persone delle sue opinioni (opinioni che com8unque vanno apertamente denunciate).
Paul Berman, "Terrore e liberalismo", "Sessantotto", "Idealisti e potere"
Come si spiegano queste reazioni? Tra i detrattori ci sono gli islamisti e i loro sostenitori, nel loro caso l'ostilità è naturale. Hirsi Ali è una loro nemica giurata e la cosa è reciproca; se loro si limitassero a reagire solo lanciando insulti, sarebbe meraviglioso. Invece lei è costretta a vivere sotto scorta, deve farlo dal 2004, quando un jihadista di Amsterdam assassinò il regista con cui Hirsi Ali aveva lavorato, Theo Van Gogh, e minacciò di fare lo stesso con lei. Ma che cosa può spiegare l'ostilità nei suoi confronti dei progressisti e dei liberal nei diversi Paesi dell'Occidente, inclusi gli Stati Uniti, dove alla fine lei ha deciso di trasferirsi? Molti di loro hanno incominciato a denigrarla, talvolta rovistando online alla ricerca di vecchi commenti e interviste in cui avesse fatto osservazioni offensive che ora le si potevano ritorcere contro. I suoi detrattori liberal non sono mai stati leali nel presentarla. Lei ha chiarito che su alcuni argomenti non ha intenzione di ammorbidire le sue posizioni: sul movimento islamista, sulla sua violenza, sull'origine coranica di questa violenza, sulla tradizionale oppressione delle donne, a lei ben nota per la sua infanzia nel Corno d'Africa e alla Mecca. Non ha paura di sbattere i pugni sul tavolo, anche se alle volte questo significa lasciarsi andare a qualche osservazione pungente. Sono osservazioni sbagliate? In ogni caso, lei ha scritto quattro libri, tutti sobri e non offensivi, e l'intera logica dei primi tre volumi porta alle tesi straordinariamente serie presentate nel suo Eretica: un'argomentazione a favore di una riforma profonda e civile di una religione che proprio ora sta vivendo una crisi sanguinaria e profonda, una crisi paragonabile a quella vissuta secoli fa dalla cristianità nel corso delle guerre di religione in Europa.
Credo che i liberal occidentali che denigrano Hirsi Ali lo facciano perché sono spaventati dagli islamisti. Osservano le dimensioni del movimento islamista, e il suo odio delirante, e vogliono credere a tutti i costi che in quest'odio ci sia qualcosa di ragionevole. Così rivolgono lo sguardo verso Hirsi Ali, che ha dedicato tutta la vita a offrire una strenua critica delle follie teologiche, e si dicono che se oggi qualcuno è un reazionario dev'essere proprio il feroce critico delle follie teologiche. E non capiscono che, nella nostra epoca di guerre religiose, il liberalismo ha bisogno di essere difeso. Hirsi Ali lo sta difendendo, e lo fa affrontando tutti gli ostacoli. I liberal occidentali non si rendono conto che tra questi ostacoli ci sono proprio loro.
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