Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 07/05/2015, a pag. 32, il commento di Pierluigi Battista.

Pierluigi Battista

Le copertine di Charlie Hebdo: viva la libertà
La migliore risposta agli scrittori che non sanno nemmeno distinguere tra vittime e carnefici è stata la commovente, interminabile standing ovation che ha accolto la premiazione di Charlie Hebdo nella cerimonia del Pen Club a New York. Avevano contestato quel premio alla «libertà d’espressione». Hanno messo sullo stesso piano chi ha pubblicato vignette «blasfeme» e perciò è stato sterminato e il commando di fanatici jihadisti che considerano una vignetta meritevole della pena di morte per i loro autori. Si sono dissociati anche nomi importanti della letteratura.
Ma alla fine quell’applauso, tutti in piedi, tutti a omaggiare un giornale massacrato da una strage compiuta dai nemici della libertà d’espressione, ha in parte attenuato il senso di sgomento nel vedere tanti intellettuali schierati con chi vuole limitarla e mettere le briglie. Sembrava lontanissimo il tempo in cui si sfilava gridando «Je suis Charlie». La scelta del Pen Club rientrava in quella atmosfera. Sembrava evidente l’attacco alla libertà, il disgusto per la libertà che quella carneficina trasmetteva. Ma quella solidarietà è durata poco.
Intellettuali raffinatissimi hanno dimostrato tutta la loro pochezza e il loro scarso attaccamento per la libertà d’espressione al punto da non capire la distinzione fondamentale enunciata durante la cerimonia da Gèrard Biard, direttore del settimanale satirico: «Being shocked is part of democratic debate, being shot is not». Difficile rendere in italiano il gioco di parole tra shocked e shot .
Ma è facile capire che essere scioccati, colpiti, anche offesi fa parte della discussione democratica, mentre essere ammazzati per ciò che si è scritto e pubblicato, per quanto duro possa essere, è tutta un’altra storia: è intolleranza e dittatura. La standing ovation di New York è una risposta meravigliosa agli intolleranti e ai loro sostenitori.
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