Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 06/05/2015, a pag. 17, con il titolo "Gli ebrei: 'Altro che Mosè, Miliband è una delusione' ", l'analisi di Caterina Soffici.
Gli ebrei inglesi sono politicamente da sempre orientati verso centro-sinistra e sinistra. Se oggi non è più così, lo si deve all'acceso antisionismo della frangia più radicale del partito laburista, vicina ai sindacati e filo-palestinista rappresentata da Ed Miliband. Un partito, oggi, che considera prioritaria la lotta a quella che viene definita "islamofobia", ma non quella all'antisemitismo, dilagante anche nel Regno Unito.
Ci auguriamo che quel 69% di voto ebraico che andrà a Cameron venga imitato anche dal resto dell'elettorato.
Ecco l'articolo:
David Cameron, Ed Miliband
Se domani il leader del Partito laburista Ed Miliband vincerà le elezioni, sarà la prima volta che la Gran Bretagna avrà un primo ministro ebreo (in verità anche Benjamin Disraeli era nato ebreo, ma poi divenne anglicano). Ma i meno entusiasti sembrano essere proprio gli ebrei britannici. In un sondaggio pubblicato dal Jewish Chronicle e ripreso dal Financial Times, il 69 per cento degli intervistati dice che preferisce i conservatori (anche se il leader David Cameron è molto vicino alla Chiesa Anglicana) e solo il 22 per cento voterà laburista.
“Nessuno esulterà se Miliband entrerà a Downing Street – dice Stephen Pollard, il direttore del Jewish Chronicle – è stato catastrofico nei suoi rapporti con gli ebrei britannici”. Insomma, non c’è proprio feeling tra il leader laburista e gli ebrei. L’ultima gaffe in cui è incappato Miliband lo vede nei panni di un novello Mosè: per chiudere la campagna elettorale ha scolpito (letteralmente) il suo programma su una lastra di pietra alta due metri e mezzo, l’ha firmato in calce e l’ha presentato alla nazione in conferenza stampa.
Ed Miliband: l'ostilità contro Israele è una delle sue cifre politiche
IL MESSAGGIO doveva essere: “Promesse scolpite nella pietra, perché non saranno abbandonate il giorno dopo le elezioni”. In un minuto il capo dei Labour è diventato lo zimbello di Internet e sui social media ha subito spopolato l’hashtag #EdStone, con fotomontaggi e sberleffi di ogni tipo: Mosè e le tavole della legge in testa. Per peggiorare la situazione Miliband ha anche detto che in caso di vittoria pianterà la lastra nel giardino di Downing Street. Al confronto il contratto con gli italiani firmato in diretta tv da Berlusconi era acqua fresca e viene davvero da chiedersi se il guru di Obama – David Axelrod – ingaggiato dai laburisti per 300 mila sterline, abbia preso i soldi e sia scappato in America invece di dare consigli di immagine al leader della sinistra inglese.
Ed “Mosè” Miliband, goffo e poco carismatico, si è attirato le antipatie degli ebrei quando l’estate scorsa ha criticato l’intervento militare a Gaza. “Sbagliato e ingiustificabile” aveva detto, proprio mentre i civili israeliani erano attaccati a Tel Aviv dai missili palestinesi lanciati dalla Striscia di Gaza controllata da Hamas.
PER DI PIÙ non ha mai nascosto la sua antipatia per Netanyahu e – a differenza del fratello David e di Tony Blair – Ed Miliband è più vicino all’ala sindacalista del partito che è dichiaratamente filo-palestinese. È vero che in un’intervista della settimana scorsa ha dichiarato di essere “un forte amico di Israele” e ha cercato di recuperare con il popolo di suo padre Ralph, ebreo di origine belga scappato dalla Polonia nel 1940 per sfuggire ai nazisti e arrivato a Londra come profugo. Ed è anche vero che i 300mila della comunità ebraica non cambieranno l’esito delle elezioni.
Ma Miliband dovrebbe preoccuparsi per la popolarità che invece riscuote Cameron tra i suoi correligionari. Uno dei leader della comunità ebraica ha confessato al FT: “Quando mi hanno detto che potremmo avere un primo ministro ebreo, la mia prima reazione è stata: non sapevo David Cameron fosse ebreo”.
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