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La Stampa Rassegna Stampa
06.05.2015 'In Medio Oriente terroristi islamici sostenuti da Iran e altri Stati'
Lo conferma Amr Moussa, ex Segretario generale della Lega Araba, intervistato da Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 06 maggio 2015
Pagina: 9
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «'Troppi interventi dall'esterno, in Medio Oriente ora è anarchia'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/05/2015, a pag. 9, con il titolo "Troppi interventi dall'esterno, in Medio Oriente ora è anarchia", l'intervista di Maurizio Molinari a Amr Moussa, ex Segretario generale della Lega Araba , al Cairo.

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Maurizio Molinari                       Amr Moussa

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Terroristi sciiti filo-iraniani in Iraq

«Il mondo arabo è in preda a una stagione di anarchia». È tagliente l’espressione con cui Amr Moussa riassume gli sconvolgimenti in atto fra Mosul e Bengasi. L’ex ministro degli Esteri egiziano ed ex Segretario generale della Lega Araba somma oltre un quarto di secolo di diplomazia e ora si parla di lui come possibile protagonista delle elezioni per il Parlamento. Lo incontriamo all’ambasciata d’Italia, luogo di dibattito fra intellettuali vivaci dall’editore Mohammed Salmawy allo scrittore Alaa Al Aswani, dall’attrice Mona Zaki all’artista Farid Fadel.

Da dove nasce questa stagione di anarchia?
«Dagli interventi di troppi attori, esterni e interni. In Occidente c’è chi ha lavorato per questo, chi reagì alle proteste del 2011 parlando di "anarchia creativa" e di un "nuovo Medio Oriente". Ma vi sono anche attori interni, penso a Turchia e Qatar nel loro approccio al Califfato. Dentro e fuori il Medio Oriente c’è chi tenta di ridisegnare la regione a proprio vantaggio».

Quale aspetto delle molte crisi in atto teme di più?
«La faida fra sciiti e sunniti. In questa regione sappiamo che Imperi e occupazioni prima o poi hanno fine. Ma quanto sta avvenendo fra sunniti e sciiti è diabolico, ci minaccia tutti, è il pericolo più grande. In Egitto re Faruk sposò la persiana Fawzia figlia dello Shah Mohammed Reza Pahlevi. Siamo cresciuti senza sapere o chiederci se il vicino di casa era sciita o sunnita».

Cosa ha innescato la sanguinosa guerra inter-religiosa?
«L’intervento del 2003 in Iraq. È stato allora che l’America ha fatto leva sugli sciiti contro i sunniti per deporre Saddam dando vita a un’occupazione che ha alimentato tali divisioni e poi, complici le sanguinarie politiche del premier iracheno Al-Maliki, ha contagiato la Siria. Il Daesh (acronimo arabo di Isis, ndr) e il suo Califfato sono il risultato di questa faida».

Che con i jihadisti in Libia bussa alle porte dell’Egitto...
«Anche qui dobbiamo interrogarci sugli attori esterni. Come è stato possibile far arrivare da Siria-Iraq fino in Libia 3000 uomini ben armati, a soli 50 km da noi? Chi ha pagato questo?».

Vi sono Stati intenzionati a ridisegnare la mappa del mondo arabo?
«Bisogna dire con chiarezza che un nuovo Sykes-Picot è impossibile. Eppure c’è chi pensa di farlo. C’è una risoluzione in discussione al Congresso Usa che ipotizza forniture di armi a sunniti e curdi senza passare per Baghdad. Riprende l’idea del vicepresidente Biden di sostituire l’Iraq con tre Stati etnici. È un ulteriore contributo all’anarchia rappresentata dal moltiplicarsi di "No-State Actors", soggetti non statuali, come una recente risoluzione dell’Onu li definisce».

Quanto conta il negoziato in corso sul nucleare dell’Iran?
«Sono a favore del negoziato e spero che porti a un accordo fra Occidente e Iran. Ma subito dopo servirà un’intesa sulla denuclearizzazione del Medio Oriente, coinvolgendo Israele. Altrimenti, altri Stati acquisiranno il nucleare».

Come porre fine all’attuale fase di anarchia?
«Non dobbiamo dimenticarci che le rivolte iniziate nel 2011 nel mondo arabo furono sollevazioni contro il malgoverno. Non possiamo tornare allo status quo. Servono Costituzioni capaci di interpretare il XXI secolo. E serve una nuova visione della regione, espressa dagli Stati che ne fanno parte».

A cosa si riferisce in particolare?
«Nel discorso di insediamento, Al Sisi si è riferito all’Egitto come nazione non solo araba e africana ma anche parte della Comunità del Mediterraneo. Nessun altro presidente egiziano lo aveva fatto. Servono nuove forme di cooperazione nel Mediterraneo per accrescere prosperità e sicurezza. Per questo ho apprezzato ciò che ha detto il vostro premier, Renzi, al summit di Sharm».

Quale futuro vede per la Lega Araba?
«Fra gli attori più attivi in questa fase ci sono Iran e Turchia, hanno interessi propri. Dobbiamo chiederci se questa regione non ha bisogno di forme di aggregazione più ampie. Penso a una Lega Araba allargata, includendo Iran e Turchia, per gestire assieme le crisi aperte e ricomporle, ponendo fine all’anarchia distruttiva».

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