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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.05.2015 La protesta degli ebrei etiopi: ma Israele non è Baltimora
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 maggio 2015
Pagina: 16
Autore: Davide Frattini
Titolo: «'Tel Aviv non è Baltimora'. L'ira anti polizia degli etiopi d'Israele»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/05/2015, a pag. 16, con  il titolo " 'Tel Aviv non è Baltimora'. L'ira anti polizia degli etiopi d'Israele", la cronaca di Davide Frattini.

Abbiamo pubblicato oggi il commento alla vicenda di Giovanni Quer: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=58089

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Davide Frattini

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Ebrei etiopi servono nelle file dell'esercito israeliano

«Siamo neri, ma questa non può essere Baltimora». È infatti il pezzo di autostrada più trafficato attorno a Tel Aviv, il simbolo del legame della città con il resto del Paese. Quel legame che gli ebrei etiopi non sentono più o non hanno mai sentito. Gli slogan denunciano il razzismo dei poliziotti, chiedono l’intervento dei politici. Perché la comunità si sente esclusa, dalle scuole o dai posti di lavoro migliori. Esclusa e minacciata. Le proteste (la prima manifestazione è stata a Gerusalemme) sono cominciate dopo che settimana scorsa è stato diffuso un video girato da una camera di sicurezza: Damas Pakedeh, un soldato etiope in divisa, è fermo appoggiato alla sua bicicletta, un poliziotto gli ordina di spostarsi perché nella zona c’è un pacco sospetto.

Quando il ragazzo non si muove, lo spinge e gli tira una ginocchiata. Il militare reagisce, non vuole restare a terra, prende una pietra, l’agente allunga la mano verso la pistola. Il poliziotto adesso è stato sospeso. Ma i leader della comunità sono sicuri che senza il filmato in carcere sarebbe finito il ragazzo: «È una pentola a pressione che sta esplodendo — spiega Inbal Bogale, una delle organizzatrici dei cortei —. La polizia incrimina i giovani etiopi senza ragione e rovina le loro vite. Con quella macchia non possono più trovare un lavoro decente, entrare nelle unità combattenti dell’esercito». Chiede che il poliziotto venga processato: «I violenti devono essere condannati».

Le squadre antisommossa hanno permesso che i manifestanti occupassero l’autostrada per qualche ora. Gli agenti etiopi non sono stati schierati per evitare «che si sentissero in difficoltà» come ha detto uno dei comandanti. Verso il tramonto è arrivato l’ordine di sgombrare. I dimostranti lasciano l’autostrada, si spostano verso il centro e bloccano le vie attorno a piazza Rabin. Gli scontri cominciano nel quadrato delle manifestazioni pacifiste: lacrimogeni, granate assordanti, le cariche dei poliziotti a cavallo, l’assalto del corteo verso il palazzo del sindaco.

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