Riprendiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, a pag. 32, con il titolo "Gli ebrei? Scorpioni", la recensione di Giulio Busi al libro di Giuseppe Capriotti, Lo scorpione sul petto. Iconografia antiebraica tra XV e XVI secolo alla periferia dello stato pontificio, Gangemi, Roma.
Giulio Busi
Si vanno a cacciare nei posti più impensati. Ma non sono timidi, anzi. Li diresti dei simpatici esibizionisti, se non fosse per le tenaglie, l'aculeo e quella fama velenosa che li circonda. Nel Miracolo dell'ostia profanata di Paolo Uccello a Urbino, ecco uno scorpione che campeggia nello stemma sul camino. Un altro si aggrappa alla casacca del soldataccio che spinge con la lancia Gesù lungo la Via crucis. Gialla la veste, nero lo scorpione, perfido il milite. il quadro, questa volta, è di Giovanni Boccati, alla Galleria nazionale di Perugia.
E cosa vogliono dire, di grazia, siffatti scorpioncini invadenti? Servono da segnaposto, per far capire agli spettatori che i personaggi ritratti sono ebrei. Sono solo alcuni tra i tanti esempi di pittura infamante, raccolti e spiegati da Giuseppe Capriotti in un bel saggio sulle immagini antiebraiche nell'arte marchigiana e umbra del Rinascimento.
Una vignetta antisemita di oggi: gli stereotipi sono gli stessi del passato
Increduli e infedeli, velenosi come scorpioni, o scuri come demoni: l'arte al servizio della teologia di polemisti e predicatori deforma e deride gli ebrei. È un'aggressione visiva in punta di pennello. E come se non bastasse il pregiudizio, ci si mette l'abilità e l'inventiva dei pittori, a rendere gli stereotipi ancora più grevi e minacciosi. L'intolleranza fa capolino dappertutto, anche nei luoghi prestigiosi. Sugli altari allora, nei musei oggi, il disprezzo per figure va censito e studiato. L'odio per i diversi è una bestia così brutta che, in confronto, il più tenebroso degli scorpioni vi sembrerà un animaletto da salotto.
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