Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 12, con il titolo "Non c'è tanto da fare i palestinesi: mentre gli ebrei venivano uccisi in Gran Muftì (zio di Yasser Arafat) era a Berlino coccolato dalle SS", il commento di Ishmael.
Italia Oggi, a differenza dell'altro quotidiano economico italiano, il Sole 24 Ore, aiuta i lettori a capire. Ecco un articolo lucido e ironico firmato da Ishmael:
Il Gran Muftì Amin Al Husseini, zio di Arafat e amico personale di Hitler, passa in rassegna un reparto di SS responsabile dello sterminio degli ebrei bosniaci
Un gruppo di palestinesi autoproclamati, come s'è letto sui giornali e s'è sentito in televisione, ha contestato la presenza della Brigata ebraica alla manifestazione milanese del 25 aprile.
Che ci fa e come ci azzecca un gruppo di militanti filopalestinesi a Milano il 25 aprile? Chi li ha invitati? Già c'entrano poco, anzi niente, con la lotta di liberazione nazionale (come la chiamano i testi scolastici) i centri sociali meneghini, quando fanno danni di persona senza mettersi in testa una kefiah, ma ancor meno ci azzeccano quando si travestono da palestinesi.
Come qualcuno ricorderà, durante la seconda guerra mondiale i leader politici e religiosi palestinesi erano alleati con i nazifascisti. Da noi le scarpe erano rotte eppur bisognava andar e intanto i palestinesi facevano il saluto nazista ai generaloni crucchi. Durante la guerra (quando gli antifascisti di tutta l'Europa si battevano per la liberazione dai nazifascisti, mentre gli ebrei rastrellati dal Reich finivano nelle camere a gas, e in Palestina si battevano a fianco degli alleati) il Gran Mufti di Gerusalemme (zio di Yasser Arafat) se ne stava a Berlino, coccolato dalle SS.
Anche allora, come oggi, i capi palestinesi chiedevano la testa degli ebrei, solo che allora la chiedevano a Hitler, che gliela concedeva volentieri, mentre oggi, voltata gabbana, le chiedono all'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani d'Italia, che non fa troppa resistenza (scusate il bisticcio).
Insomma, l'Italia, ragazzi... Solo da noi è normale che «i palestinesi» (veri o presunti, reali o immaginari) entrino baldanzosi in un corteo del 25 aprile (col quale non hanno niente a che fare, se non come compagni d'armi del Führer e del Dux) e contestino ai resistenti ebrei il diritto di partecipare al corteo.
Un presidente americano, molti anni fa, fu accolto a Roma da una manifestazione «antimperialista» di filosovietici, filobrigatisti, filopalestinesi; rivolto a un suo collaboratore, dettò il nostro epitaffio: «Questo è un paese da dimenticare». Oggi c'è un presidente americano che rifiuta di prestarci i droni per combattere l'Isis (teme l'uso dilettantesco che le nostre autorità politiche potrebbero farne) e dimentica d'informarci quando un drone uccide un ostaggio italiano nelle mani di al Qaeda (non si fida a condividere con noi le informazioni riservate). Dimenticati.
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