Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/04/2015, a pag. 15, con il titolo "Noi dell'Isis siamo già qui': sul web minacce all'Italia", la cronaca di Grazia Longo.
Grazia Longo
"Aspetta, aspetta...": la minaccia dello Stato Islamico contro l'Italia
Le immagini evocano attentati epocali: un arabo incappucciato allunga le mani sulla Torre Eiffel e il Colosseo, incendiati da bombe appena esplose. Le parole non sono da meno: «Siamo nelle vostre strade. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell’ora X».
Tutti i messaggi, via twitter, portano la temibile firma dell’Isis, ma la cautela è d’obbligo. La nostra intelligence, già al lavoro per risalire all’autore dei proclami di guerra santa, considera le minacce solo relativamente possibili. Come dire: non bisogna tralasciare alcun sospetto, ma è difficile che dietro agli slogan si nasconda l’attività di cellule jihadiste o di cani sciolti.
La vigilanza, insomma, è sempre alta, ma come ribadiscono i Servizi «al momento non ci sono elementi di allarme nuovi. Si tratta di pura propaganda mediatica, jihad della parola».
L’account è già noto, twitter.com/frances4894067…, e si ipotizza che nasconda l’identità di un giovane tunisino. Ma qual è il suo reale scopo? Cercare solo pubblicità o promuovere se stesso per essere arruolato nelle file dell’Isis? Sia i carabinieri del Ros, sia i poliziotti dell’antiterrorismo sono impegnati a scoprire il protagonista di usata propaganda del terrore. Alta è tuttavia la perplessità sulla loro autenticità bellicosa. È più probabile che si tratti di pseudo proselitismo non a scopo operativo, ma puramente propagandistico.
I messaggi, firmati Stato Islamico, sono scritti a penna su foglietti e fotografati con lo sfondo di riconoscibili luoghi italiani, tra Roma e Milano.
«Guerra psicologica»
Le intimidazioni sono tradotte in italiano, arabo e francese. Tante cartoline con avvertimenti multilingue tenuti in mano, probabilmente dalla stessa persona che scatta la foto, con dietro diversi scenari: dal Colosseo al Duomo di Milano, da camionette della polizia di Stato ad auto della polizia locale, da stazioni ferroviarie, al logo dell’Expo.
Fra i primi a far circolare le foto è stata Rita Katz, direttrice di Site Institute, la società statunitense con sede a Bethesda, in Maryland, che si occupa di monitorare le attività dei jihadisti online. Negli ultimi mesi Site è stato citato decine di volte dalla stampa internazionale e italiana, per via di immagini e video diffusi online dallo Stato Islamico-Is ed è considerato la fonte più autorevole per valutare l’autenticità dei loro video di propaganda.
Ma stavolta sembra di assistere più che altro a un’azione di «guerra psicologica», da valutare «con attenzione» ma «in mancanza di elementi specifici di allarme». Come viene ribadito da ambienti dell’intelligence italiana. Una strategia del terrore mediatico alla vigilia di un appuntamento atteso come l’Expo. Non a caso nelle foto appare anche Milano (e persino Silvio Berlusconi), ma i Servizi invitano a non cadere nella trappola. Non tutte le minacce online appartengono all’Isis, anzi spesso c’è anche «chi sfrutta il brand per fare carriera».
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