Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/04/2015, a pag. 15, con il titolo "Hamas - Siria: due partite per Israele", l'analisi di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"
Israele: "Ma vi abbiamo dato terre in cambio della pace!"
Hamas e Hezbollah: "Vogliamo anche quel pezzettino lì"
Negoziati segreti con Hamas in Europa e raid contro Hezbollah in Siria: il nuovo governo di Benjamin Netanyahu ancora non si è insediato a Gerusalemme ma sta già mandando segnali espliciti sull’approccio ai più pericolosi vicini. I negoziati segreti sono «discussioni in Europa», come le definisce Ahmad Yousef voce politica di Hamas a Gaza, che vertono attorno all’ipotesi di concordare un «periodo di calma di 5-10 anni». I primi contatti sono avvenuti grazie a mediatori del Qatar mandando su tutte le furie l’amministrazione Obama che teme un indebolimento della leadership di Abu Mazen e in effetti le indiscrezioni sulla svolta di Hamas vengono della stampa palestinese, descrivendo il nervosismo di Ramallah.
Ma a confermare che le «discussioni» Hamas-Israele hanno qualche base c’è quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza perché Israele sta allentando il blocco economico, facendo attenzioni a non dirlo: ogni giorno entrano dai valichi 400 camion rispetto ai 255 dello scorso anno e in aprile si è toccato il record di 523. Le missioni in Israele degli inviati di Doha, provenienti da Gaza, e i buoni uffici dell’ambasciatore svizzero a Ramallah completano il quadro del tentativo di accordarsi su una tregua prolungata che garantirebbe a Israele quiete a Sud assicurando a Hamas un ruolo di Stato palestinese de facto.
Ahmed Yousef ritiene che «quando il nuovo governo israeliano si insedierà sarà possibile compiere ulteriori progressi» ovvero: c’è un’agenda di lavoro possibile fra acerrimi nemici. Il tutto coincide con quanto sta avvenendo lungo la frontiera del Golan dove gli aerei israeliani nell’arco di quattro giorni hanno colpito per due volte gli Hezbollah in Siria: prima per distruggere missili destinati al Sud Libano e poi per rispondere alla fallita infiltrazione di un commando di quattro miliziani. Su questo fronte la tensioni sale, con Netanyahu e il ministro della Difesa Moshe Yaalon che minacciano nuove azioni per impedire ad Hezbollah di accrescere il proprio arsenale missilistico - sono già a 120 mila missili - come di creare sul Golan siriano una nuova piattaforma di attacchi contro Israele. E gli esperti militari discutono di una possibile «guerra preventiva» contro Hezbollah come i diplomatici esaminano l’ipotesi di una «tregua decennale con Hamas». Per scongiurare lo scenario più temuto: il conflitto su due fronti.
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