Cari amici,
Se l'elenco dei miei files è giusto, questa è la millecinquecentesima cartolina che vi scrivo - una in più o una in meno, non importa. Ammetto che si tratta di un numero esagerato, di un cumulo un po' folle, di una specie di ossessione. Tutte insieme, saranno 4.500 pagine: se ne potrebbe fare una quindicina di rispettabili volumi. Ma che volete, l'ostinazione è una delle doti ebraiche più conosciute. E anche coloro che non condividono affatto le mie posizioni politiche, senza essere proprio dei nemici, vorranno ammettere in questa circostanza che sì, ho sprecato un sacco di tempo e di energie che avrei potuto dedicare con maggiore successo alla costruzione di modellini navali in bottiglia o ai campionati europei di scopone scientifico, per non parlare dello studio della filologia altaica; ma in fondo mi sono occupato e mi occupo di problemi reali. Magari secondo loro sbaglio nelle mie tesi e nelle mie convinzioni, ma vale la pena di occuparsi di Medio Oriente, di discutere fatti e prospettive, di cercare documentazione, di provare a fare informazione su un tema che, nonostante l'abbondanza degli articoli che gli sono dedicati o forse proprio a casa di questa abbondanza, è trattato in genere in maniera assai superficiale.
Cerco di giustificarmi, o piuttosto di spiegare come la vedo io. Israele è un piccolo stato. Ha la dimensione della Lombardia: 22.000 kmq (con Giudea e Samaria, della Lombardia più la Liguria, 28.000 kmq) e 8,3 milioni di abitanti (incluso un milione e mezzo di arabi israeliani). E' circondata dai paesi arabi che fanno circa 320 milioni di abitanti (quaranta volte tanto) e 8 milioni di kmq (duecentocinquanta volte tanti), senza considerare i paesi islamici non arabi come l'Iran, che certo non sono amichevoli. In 67 anni, ha sopportato 7 guerre, 2 Intifade, 5 conflitti armati, più di 20.000 lanci di razzi e mortai, 3.971 morti nelle esplosioni terroristiche, migliaia e migliaia di attacchi terroristici bloccati. Ha perso 23.328 soldati in questi scontri.
Israele è sempre stata politicamente isolata, ha avuto pochi alleati e nessun amico vero. E' stata appoggiata prima dalla Russia e poi dalla Francia in funzione antibritannica, ha stretto un'alleanza con gli Usa, molto calda a livello popolare, ma molto meno convinta a livello politico. Nei momenti decisivi non solo Obama e Carter, ma anche Eisenhower e Bush senior e Nixon hanno evitato di appoggiarlo, o ne hanno frenato le vittorie militari. Per ragioni di tipo ideologico, non solo tutti i paesi musulmani, ma anche gli altri del Terzo Mondo e i comunisti o ex sono stati per lo più nemici giurati, a parte qualche alleanza di interesse. L'Europa, il cui inconscio collettivo è ancora dominato dall'antigiudaismo cristiano e la cui mente calcolante conosce bene il valore del petrolio arabo, ha sempre guardato con scarsissima simpatia a quegli ebrei che osavano tornare nella loro terra ancestrale e difendersi dalle aggressioni. Anche nel mondo ebraico l'apprezzamento per il ritorno in Israele non è mai stato unanime. Vi si sono opposti i religiosi più conservativi, per cui bisognava aspettare passivamente l'intervento divino (come se la Bibbia non fosse piena di storie del tipo “aiutati che il Ciel ti aiuta”) e soprattutto i “progressisti”, ancora oggi allineati alle vecchie scomuniche dell'Unione Sovietica di Stalin e assurdamente tributari dell'ideologia terzomondista per cui i musulmani, non essendo occidentali, sono buoni e rivoluzionari a priori, anche se opprimono le donne, uccidono gli omosessuali, sterminano le altre religioni, progettano esplicitamente di rinnovare il medioevo barbarico di Maometto. Queste posizioni non sono solo condivise dai politici e dalle burocrazie diplomatiche, ma anche dalla stampa e dagli intellettuali. E' difficile trovare oggi voci sulla stampa che apprezzino l'enorme successo di un popolo oppresso che si libera e produce una straordinaria nuova cultura letteraria, artistica, economica, tecnologica, una democrazia attiva e funzionante in condizioni così difficili.
Eppure Israele ha il diritto di esistere. Il popolo ebraico ha diritto alla sua autodeterminazione, dopo tanta oppressione. E' interesse anche degli Stati che li hanno ospitati (o piuttosto perseguitati e oppressi) che sia così: pensate a quattro milioni di ebrei convertiti al palestinismo, che abbandonassero Israele agli arabi per tornare in Polonia, e altri tre che volessero andare in Egitto, Iraq, Siria, Libano ecc. , chiedendo i loro diritti civili ed economici, conculcati settant'anni fa. Potete immaginare che cosa accadrebbe? Altro che antisemitismo... Israele ha diritto di vivere, di esistere sulle terre avite da cui è stato ripetutamente espulso. Questo diritto è stato sancito dalla comunità internazionale un secolo fa (la dichiarazione Balfour è del 1916, la delibera della Società delle Nazioni che lo trasforma in legge internazionale del 1922) e poi approvato anche dall'Onu nel 1947. Che Stato oggi ha fondamenta giuridiche formali così solide? Non certo l'Italia, la Germania o gli Stati Uniti o la Russia, che si sono costruiti su guerre, annessioni, dubbi plebisciti, nessun voto degli organismi internazionali.
Israele ha difeso la sua esistenza tutte le volte che è stato attaccato e purtroppo continua a doverlo fare. Ma non ha nessuna intenzione imperialista, quando ha conquistato il Sinai l'ha poi restituito e lo stesso per il Libano meridionale. Per Giudea e Samaria è diverso, sia perché si tratta del cuore dell'Israele antico, sia perché la vecchia linea verde dell'armistizio del '49 sarebbe un “confine di Auschwitz”, per cui il cuore del paese, la sua capitale economica Tel Aviv, il suo unico aeroporto internazionale, tre quarti della sua industria e della popolazione sarebbero sottoposti al fuoco dei terroristi, come già avviene dalla striscia di Gaza. Il controllo di parte di questi luoghi è indispensabile per assicurare una vita normale del paese. E però comunque le organizzazioni arabe (Fatah, Hamas, AP, OLP) non hanno mai accettato neppure una divisione sulle linee del '49 quando sono state imprudentemente offerte loro - per la semplice ragione che in cambio dovevano accettare la fine del conflitto e questo non lo vogliono, mirando invece alla distruzione totale di Israele.
Israele ha diritto di esistere e di difendersi, ha il diritto e anche il dovere di assicurare l'esistenza pacifica della sua popolazione. Ma questo non è il punto di partenza delle analisi e delle corrispondenze dei media, come non lo è delle azioni dei politici. Non si raccontano e non si tengono in considerazione i fatti, ma si dipingono immagini profondamente irrealistiche, si nasconde e si inverte la realtà per giustificare il terrorismo. Diciamo le cose come stanno: l'America di Obama e l'Europa attuale vogliono fortissimamente la nascita di uno stato terrorista in Giudea e Samaria, la cui nascita comporterebbe una nuova guerra difensiva di Israele o la sua distruzione. Ma questo non lo dice nessuno, i sintomi che lo dimostrano sono nascosti in tutti i modi. Per questo è necessaria la controinformazione: se non sono i media tradizionali, dove la voce dei fatti e della ragione è lasciata a pochissimi (in Italia si contano sulla dita di una mano o poco più, almeno per i media autorevoli: Nirenstein e Molinari, Battista e Ostellino e Meotti, pochissimi altri...), sul web. Per questo è nata Informazione Corretta, straordinaria coraggiosissima impresa di un uomo solo, Angelo Pezzana. E per tale ragione, su questo sito, io tengo questa rubrica, che prova a raccogliere i fatti, a sviluppare analisi, a documentare una situazione pericolosissima. Io cerco di metterci la mia razionalità e la mia passione, ma anche di dare informazioni, citando regolarmente le mie fonti. Anche chi non è d'accordo con me, seguendo i link delle mie citazioni, ha modo di documentarsi.
E di capire, spero, che le cose stanno andando male non solo per Israele, che con coraggio e lucidità, come mostrano le ultime elezioni, cerca di respingere l'odio dei nemici e soprattutto le lusinghe dei falsi amici (Obama, la politica europea) che gli indicano la strada del suicidio. Molto peggiore è la situazione dell'Europa politica, che per ideologia, follia burocratica, malinteso buonismo, si sta suicidando. Abbiamo il dubbio privilegio di trovarci nella posizione di un romano del IV o V secolo, che vede davanti la distruzione di una straordinaria civiltà e non sa che cosa fare. I barbari sono alle porte, arrivano con una velocità imprevedibile solo qualche anno fa. Ma le grandi culture non muoiono davvero per l'assedio esterno, finché hanno voglia di vivere si difendono e magari si espandono; poi, a un certo punto, quando prevalgono all'interno le forze antisistema, si suicidano attraverso le aggressioni esterne. E' quel che sta accadendo a noi. Con l'aggravante che spesso coloro che reagiscono al suicidio sono impresentabili: per colpa della terribile degenerazione delle forze democratiche, l'Europa rischia davvero di dover scegliere fra pochi anni fra movimenti neonazisti e l'islamismo. E' una scelta intollerabile. Anche di fronte a questa, almeno per gli ebrei, Israele potrà essere il rifugio. E anche per questo, per il suo rifiuto di suicidarsi, Israele è odiato dai benpensanti progressisti. Per ora, la battaglia contro Eurabia, che è anche la battaglia per Israele va fatta qui, con la forza delle idee e delle parole. Non è detto che tutto sia perduto, nelle grandi civiltà vi sono energie insospettabili che soccorrono nei momenti estremi. Le mie mille e cinquecento cartoline sono il contributo, minuscolo in assoluto, ma grande rispetto alle mie forze, perché questa speranza viva, perché Eurabia non si affermi e le ragioni di Israele siano capite. Ringrazio voi, cari lettori, per ascoltarmi e Informazione Corretta per darmi lo spazio e la libertà di parlare come credo di dover fare. Alla prossima.
Ugo Volli