Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/04/2015, a pag. 9, con il titolo "Tra lebandiere con la stella di David: 'Noi, protagonisti dell'antifascismo' ", la cronaca di Alessandra Coppola; con il titolo "Ma alla fine ha vinto (di nuovo) la libertà", il commento di Stefano Jesurum; da REPUBBLICA, a pag. 4, con il titolo "Hanno usato la nostra presenza come pretesto contro Israele", l'intervista di Gabriele Isman ad Alberto Tancredi, presidente dell'associazione romana "Amici di Israele".
Ecco gli articoli:
Ieri, 25 aprile, a Milano hanno manifestato anche gli eredi di Amin Al Husseini, il Gran Muftì palestinese amico e collaboratore di Hitler
CORRIERE della SERA - Alessandra Coppola: "Tra lebandiere con la stella di David: 'Noi, protagonisti dell'antifascismo' "
Alessandra Coppola
Sono pochi metri, ma fanno la differenza: la prima volta che la Brigata ebraica sfila nel mezzo del corteo e con le diverse anime della comunità riunite. Concentramento a margine, su una via laterale, poi anche le bandiere con la stella di David affluiscono su corso Venezia e scroscia l’applauso. La collocazione è stata scelta con cura. Il Partito democratico a coprire le spalle; i pacifici manifestanti di Emergency davanti; al centro, il tributo ai «5.000 sionisti che liberarono l’Italia». Per chi non conosce la storia, gli Amici d’Israele distribuiscono un volantino: «Nell’inverno del 1944 il governo britannico, mandatario in Palestina, autorizza la formazione di una brigata di cinquemila ebrei da inviare in Europa a combattere i nazisti».
Partigiani sionisti che contribuirono a liberare l’Italia, a partire dall’Emilia Romagna. Irrompono due bandiere palestinesi schizzate di rosso sangue: «Ecco la vera resistenza». Un’incursione di disturbatori percussionisti si inserisce tra Emergency e la Brigata. C’è tensione, già alle due del pomeriggio, prima della partenza. Chi viene da San Babila ha visto lo schieramento antagonista e gli agenti in assetto anti-sommossa. Ma «è una giornata storica», dice Stefano, il tricolore annodato al collo: «Anche il presidente Mattarella li ha chiamati eroi della Resistenza e ha ricordato Enzo Sereni», che si fece paracadutare nell’Italia occupata dai nazisti e fu ucciso a Dachau, «la Brigata ebraica rappresenta una parte fondamentale dell’antifascismo, chi non lo vuole capire è accecato dall’ideologia». Angelo ha portato in piazza la bandiera d’Israele, «unica democrazia del Medio Oriente», ma la tiene avvolta come un mantello: «Si è stabilito di non sventolarla, non la sventolerò».
I vessilli ammessi sono gialli e azzurri. A passo lentissimo si procede verso l’annunciata contestazione. I filo-palestinesi si sono già scagliati contro l’associazione dei deportati (non necessariamente ebrei) che sfilavano con i nomi dei campi di sterminio sui cartelli. Adesso, davanti alle stelle di David s’è trovata, per caso, l’Anpi di Cuneo e prende i primi fischi. È il passaggio in curva su piazza San Babila. Per coprire gli insulti, il corteo intona «Bella Ciao». Nel mezzo c’è quasi tutta la giunta milanese, la vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, i colleghi Del Corno e Granelli. I «giovani guardiani» con le magliette blu di Hashomer Hatzair intonano anche un «Fischia il vento...». Sono un centinaio di adolescenti, eredi dello storico movimento socialista sionista. «Ingiusti per noi questi insulti — dice Riccardo, 18 anni —, noi ci teniamo al 25 aprile, per noi la Resistenza è un principio cardine. È sempre difficile pensare che qualcun altro non ti vuole in piazza solo perché sei ebreo. Ci dicono terroristi, eppure il nostro movimento è molto critico con il governo israeliano...».
Si avanza ancora tra fischi e applausi. Da Roma sono arrivati a dar man forte i deputati Emanuele Fiano, Lia Quartapelle, Ivan Scalfarotto, Gennaro Migliore. San Babila è alle spalle. «Una bella lezione democratica», dice l’assessore milanese, Pierfrancesco Majorino. Daniele Nahum, esponente dem, già portavoce della comunità ebraica e principale artefice di questa saldatura, tira un sospiro di sollievo: «Eravamo oltre 700. Abbiamo avuto tanti applausi. Per noi è un risultato incredibile».
CORRIERE della SERA - Stefano Jesurum: "Ma alla fine ha vinto (di nuovo) la libertà"
Stefano Jesurum
I "cosiddetti filo-palestinesi" di cui parla Stefano Jesurum sono in realtà fanatici odiatori di Israele. Quello che li spinge non è altro che l'odio nei confronti dello Stato ebraico, come dimostra la completa inazione nei confronti dei morti palestinesi per i quali non è possibile accusare Israele. Sono gli eredi diretti del Gran Muftì di Gerusalemme Amin Al Husseini, durante la Seconda guerra mondiale amico personale di Hitler e organizzatore di un reparto di SS responsabile dello sterminio degli ebrei in Bosnia.
Ecco il pezzo:
Il Gran Muftì Amin Al Husseini conversa con Adolf Hitler
Da una parte i valori della Resistenza, la memoria necessaria per coltivare la democrazia ché si possa distinguere e combattere il male dei nuovi razzismi e dell’antisemitismo risorgente. Dall’altra l’odio ideologico che obnubila le menti. In mezzo, ancora una volta, un paziente cordone di poliziotti. Di nuovo, piazza San Babila è stata scelta da uno sparuto gruppo di cosiddetti «filo-palestinesi» per tradurre in squadrismo ciò che nel conflitto mediorientale è la sacrosanta aspirazione a «due Stati per due popoli».
Ma il 70° della Liberazione sarà ricordato per una svolta, bella e profonda. Quell’immenso, caldo avvolgente applauso che ha accolto i vessilli della Brigata Ebraica. Ad applaudire, commossi, donne, uomini, molti giovani, cittadini, militanti e dirigenti del Pd che ha chiesto di accompagnare — quasi abbracciare — chi tiene alto il ricordo dei 5.000 volontari che dalla Palestina si arruolarono nell’esercito britannico e vennero a combattere e a morire per la nostra libertà. In questo abbraccio festoso c’erano i nostri eroi. I partigiani di tante formazioni e di diverse fedi, i militari di varie etnie, i deportati che sono tornati e quelli che non sono tornati.
La Milano più vera. E quando gli odiatori ci hanno urlato addosso la loro ignoranza, un coro guidato dai ragazzi del movimento sionista socialista Hashomèr Hatzaìr ha risposto cantando Bella ciao.
LA REPUBBLICA - Gabriele Isman: "Hanno usato la nostra presenza come pretesto contro Israele"
Gabriele Isman Alberto Tancredi
«Siamo stati attaccati dai pro Pal a Milano e a Cagliari. È la chiara dimostrazione che anche dove non c'entra Israele, la questione viene tirata pretestuosamente in ballo». Alberto Tancredi, 49 anni, è il presidente dell'associazione romana Amici di Israele che fino all'anno scorso ha portato il vessillo della Brigata ebraica nel corteo del 25 Aprile che per la prima volta in 70 anni nella Capitale non si è svolto.
Perché venite attaccati ogni anno? La scusa è Israele, che definiscono Stato sionista, fascista, colonialista. Per loro che difendono le ragioni dei palestinesi è intollerabile anche solo la presenza di un simbolo che richiami lo Stato ebraico.
A Roma avevate proposto di portare soltanto le mostrine e a Cagliari avete fatto questa scelta. Non ci volevano, e specie a Cagliari sono stati particolarmente virulenti, mi hanno detto: hanno tentato di strappare l'unica bandiera che non era neppure quella di Israele ma aveva soltanto le nostre mostrine.
Eppure oggi in piazza del Campidoglio erano vicini il vostro vessillo, quello dell'Anpi e quello dell'Aned, come se aveste fatto pace. C'erano tutti i gonfaloni, ma noi non abbiamo litigato con nessuno. Abbiamo detto che non volevamo essere aun corteo dove si sarebbe utilizzata la nostra presenza per attaccare Israele. Purtroppo avevamo ragione: a Cagliari e a Milano è successo proprio questo.
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