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Deborah Fait
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Buon compleanno, Israele! 24/04/2015

Buon compleanno, Israele!
Commento di Deborah Fait

23.328! Questo è il numero che rappresenta il dolore di Israele. 23.328 caduti in guerra e per terrorismo ai quali, da martedì a mercoledì sera, tutta Israele ha reso onore e lacrime. Martedì sera nel grande piazzale davanti al Kotel (Muro Occidentale detto anche Muro del Pianto), una giovane piccola donna con un bambino per mano si è avvicinata al grande braciere e, insieme al presidente Rivlin, ha acceso la fiamma in onore dei caduti. Era Moriah Ashkenazi, vedova di Yair Ashkenazi, caduto a 36 anni durante l’ultima guerra a Gaza nel 2014. Yair, che faceva l’avvocato a Rehovot, ha lasciato tre figli, l’ultimo è nato 4 mesi dopo la sua morte, il più grande, 5 anni, accanto alla mamma, la guardava continuamente col visetto alzato verso di lei quasi a voler dare e ricevere coraggio e rassicurazione.

23.328 lacrime per padri, madri, fratelli, sorelle caduti in guerra, bambini e nonni ammazzati dal terrorismo palestinese. La più piccola tra le vittime del 2014 aveva tre mesi, si chiamava Chaia, un palestinese, a Gerusalemme, ha lanciato la sua macchina addosso a lei e ai suoi genitori, uccidendola. Chaia aveva la stessa età di Hadas Fogel sgozzata nel 2011 insieme alla sua famiglia a Itamar, giustiziati perché ebrei. La vittima più piccola della guerra di Gaza nel luglio 2014 aveva 4 anni, si chiamava Daniel Tregerman, fu colpito in pieno da un missile sparato da Gaza mentre, insieme ai genitori che avevano in braccio gli altri due figli, correva verso il rifugio. Solo 15 secondi per mettersi in salvo, Daniel non ce l’ha fatta, era piccolo, non riusciva a correre troppo veloce. 15 secondi per poter vivere o morire.

Da martedì sera alle 8 fino a mercoledì sera il canale 33 della TV israeliana ha fatto scorrere su nastro i nomi di tutti i 23.328 caduti, quando sono arrivati al 2001 ho letto due nomi che non potrò mai dimenticare per l’orrore che il loro assassinio aveva provocato in tutta Israele: Kobi Mandell e Yosef Ishran. Avevano 13 e 14 anni, furono ammazzati a pietrate e poi fatti a pezzi. I loro corpi erano così mutilati che hanno dovuto fare l’esame dei denti per riconoscerli. Oggi esiste una fondazione a nome di Kobi che si occupa degli orfani del terrorismo affinché sorridano ancora alla vita. http://www.kobymandell.org/

Martedì sera a Gerusalemme, tra le famiglie presenti alla commemorazione dei caduti, c’erano tanti giovani, tanti bambini, tante lacrime e una commozione arrivata al culmine nel momento in cui è stato recitato il canto dei defunti “El Malè Rahamim” (Il Signore colmo di pietà) e, immediatamente dopo, l’inno nazionale di Israele, Hatikvà. Molti tra i presenti singhiozzavano, i soldati immobili sull’attenti avevano le lacrime che scendevano sul volto. https://www.youtube.com/watch?v=U2xOPDmrISE

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Mercoledì sera, alle 20, le lacrime di tutto il Paese si sono materializzate sul Monte Herzl all’apertura dei festeggiamenti per Yom HaAzmaut. L’Inizio è stato di dolore straziante con una meravigliosa coreografia: un lungo corteo di donne vestite di nero, ognuna con un lumino in mano camminava con lo sguardo fisso nel vuoto, lentamente, immagine di dolore. Verso quelle immagini di dolore ecco arrivare un soldato, un giovane ragazzo con in spalla il sacco tipico di chi va ad arruolarsi e poi va incontro alla guerra. Le mamme in lutto e il giovane si sono incrociati senza guardarsi, senza vedersi, lui, giovane pieno di vita e di speranza, verso il suo destino, le donne verso un immenso e inconsolabile dolore... un canto “tu sei andato lontano ma io ti aspetto”.

All’improvviso, talmente all’improvviso da far sobbalzare i presenti, ecco il lutto trasformarsi, come per incanto, in felicità ed entusiasmo, bandiere, balli e canti su quel Monte definito “del sogno e della realtà”. Le parole di Theodor Herzl “se lo vorrete non sarà un sogno” sono diventate realtà, Israele esiste! Chi non conosce Israele fatica a comprendere come si possa festeggiare la felicità dell’Indipendenza quasi insieme alla commemorazione del lutto di un’intera Nazione ma la spiegazione è semplice quanto logica ed espressamente voluta: senza l’eroismo dei nostri caduti, senza la vittoria sulle guerre e sul terrorismo, Israele non esisterebbe. L’avrebbero già distrutta. E allora piangiamo i nostri ragazzi caduti, i nostri bambini ammazzati dai barbari e poi, nel loro nome, nel loro ricordo, in loro onore festeggiamo Israele cantando “Essere liberi nel nostro Paese, Terra di Sion e Gerusalemme”.

Sì, è vero quello che qualcuno ha scritto: “In 67 anni, ho sopportato 7 guerre, 2 Intifade, 5 conflitti armati, più di 20.000 lanci di razzi e mortai, 3.971 morti nelle esplosioni terroristiche, migliaia e migliaia di attacchi terroristici bloccati. Eppure, non mi hanno ancora spezzato, non mi hanno scoraggiato, e sono lontano dal perdere la speranza. Sono ancora qui. Io sono Israele...”

Musica, bandiere, festa e commozione: La prima delle 12 persone invitate ad accendere altrettanti bracieri in memoria delle 12 tribù di Israele, è stata una giovane giornalista arabo/israeliana, Lucy Aharish, conduttrice e presentatrice della televisione i24news. Dopo aver letto brevemente la sua biografia, sia in ebraico che in arabo, Lucy ha acceso il fuoco del suo braciere e ha pronunciato con evidente commozione, la voce tremante, quelle parole “Le tif’eret Medinat Israel – Per lo splendore di Israele” accolte da un uragano di applausi del pubblico. “Questo accade solo in Israele - ho pensato ad alta voce - se facessero la stessa cosa anche i palestinesi non ci sarebbero più guerre. Loro invece ci aspettano per ammazzarci”.

Questa è la differenza tra noi e loro. Noi in guerra abbiamo mantenuto umanità, amore e democrazia. Loro solo odio e barbarie. Tra gli altri 12 che dovevano accendere i bracieri erano presenti Rafi Mehudar, ideatore del sistema di irrigazione goccia a goccia, adottato nelle coltivazioni di tutto il mondo. Ehud Shvatai, inventore del più perfetto e famoso GPS del mondo, Wize, diffuso in 120 nazioni. Un momento di grande commozione è stato quando l’ultimo dei 12, un soldato autistico, Dan Korkowsky, ha acceso la fiamma del suo braciere quasi gridando “Le tif’eret Medinat Israel”. Continuava a toccarsi il berretto allacciato sulla spallina della divisa, orgoglioso, quasi a voler ricordare a tutti “io sono un soldato di Israele”. I suoi genitori, inquadrati tra il pubblico, ridevano piangendo. Infine, a chiusura della festa televisiva (quella privata continua tutta la notte e tutta la giornata odierna), i soldati di tutti i corpi di Tzahal hanno sfilato con le bandiere davanti alle autorità, belli, sorridenti, orgogliosi. I ragazzi e le ragazze di Israele un po’ viziati, un po’ timidi, anche un po’ scatenati nella loro gioia di vivere in un paese perennemente in guerra ma pronti a indossare la divisa e a morire per difendere casa, Israele e il suo splendore.

"Non c'e' futuro per il popolo ebraico senza lo Stato d'Israele, ha detto Benyamin Netanyahu, tanto più i nemici minacciano di distruggere il nostro Paese, tanto più cresce in noi la determinazione di difendere la nostra casa". Chi la difende è il nostro esercito, è Tzahal, il nostro orgoglio, sono quei ragazzi che, anche con la divisa addosso, cantano e ballano, ma pronti a farsi scannare pur di salvare la vita a un compagno o evitare una strage tra i civili, sono loro che controllano i confini, che si fanno maltrattare con pazienza dai palestinesi, che si fanno prendere a sputi, a pugni e a calci da ragazzini pieni di odio, senza reagire, sono loro che rischiano la vita ogni giorno e lo fanno per noi, per Israele.

Intanto nel mondo l’odio contro ebrei e Israele cresce a dismisura. L’islamismo commette stragi quotidiane ma l’Occidente odia Israele. Spesso mi capita di pensare “Ma perché ci odiano tanto?” In 2000 anni di esilio gli ebrei non hanno mai alzato un dito contro qualcuno, non hanno mai dato fastidio, hanno donato invece cultura, genialità e cose buone. Perché ci odiano tanto?

Ho letto sulla pagina Facebook di Matteo Renzi alcuni commenti dopo la morte di Rav Elio Toaff z.l. e mi è venuta la pelle d’oca: “Uno di meno... avrei i lampadari da rinnovare....” Questo il tono. Perché tanto odio? Non ditemi che sono quattro gatti idioti. No, sono tanti, sono troppi. Vanno a braccetto con quelli che rifiutano la Brigata ebraica il 25 aprile. Sono un’indecente rappresentanza dell’odio antiebraico che invade pericolosamente l’Europa neonazi-comunista, fascista e fondamentalista. Israele risponde a tutto questo odio mantenendosi un’oasi di civiltà e cultura anche se circondata da paesi barbari, anche se colpita dal boicottaggio nato dall’infamia europea.

Ecco la risposta di Israele:
Israele: il PIL cresce del 7% nel 2014. L'Ufficio centrale di statistica di Israele, a Gerusalemme, il 16 aprile ha rilasciato una stima della crescita economica israeliana per l'anno 2014. Le prime stime rilasciate a febbraio avevano già rivelato quanto l'economia israeliana fosse cresciuta nel quarto trimestre del 2014, determinando la più forte crescita in quasi otto anni. Dopo una lenta crescita nel terzo trimestre, a causa del conflitto del luglio 2014, il PIL è nuovamente salito fino a raggiungere un tasso di crescita del 7% nel quarto trimestre del 2014. Il paese aveva visto un'impennata simile dopo la seconda guerra del Libano, a partire dalla seconda metà del 2006 e all'inizio del 2007. Secondo un sondaggio di Reuters, i risultati per il quarto e ultimo trimestre del 2014 era stimati al 3,3%. Dopo un breve rallentamento, la crescita economica israeliana ha raggiunto una crescita ben oltre le aspettative, raggiungendo un +7%. Conferma Daphna Aviram-Nitzam, direttore della ricerca economica presso la Manufacturers Association of Israel (l'Associazione Costruttori di Israele), l'organo di rappresentanza di tutti i settori in Israele che aveva stimato il danno del conflitto dell'estate scorsa a circa 820 milioni di shekel: È impressionante che un paese riesca a mantenere un livello stabile di crescita come tutti gli altri nonostante la corsa quotidiana ai rifugi, durata più di un mese. Quest'anno, il tasso di crescita di tutti i settori e dell'esportazione sarà molto più alto rispetto all'anno precedente. L'esportazione, che rappresenta circa il 40% dell'economia in Israele, nell'ultimo trimestre del 2014 è aumentata di quasi 9 punti.
(SiliconWadi, 21 aprile 2015)
http://www.ilvangelo-israele.it/

Notizie su Israele. (ndr alla faccia del BDS) Si, amici, la risposta di Israele a tanto odio è gioia di vivere, ottimismo, benessere, l’aliyà è sempre in aumento, 17.000 nuovi immigrati in un anno. Scappano da dovunque per tornare in Israele. E’ questa la nostra risposta all’odio, al boicottaggio, alle minacce di distruzione ed è questo che li fa impazzire di rabbia: Le Tif’eret Medinat Israel Per lo splendore di Israele.

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Deborah Fait
Gerusalemme capitale di Israele, unica e indivisibile


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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