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Shalom Rassegna Stampa
23.04.2015 Media italiani contro Netanyahu: le accuse più frequenti (e infondate)
Analisi di Angelo Pezzana

Testata: Shalom
Data: 23 aprile 2015
Pagina: 9
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Quelli che... avrebbero voluto vedere sconfitto Netanyahu»

Riprendiamo da SHALOM di aprile 2015, a pag. 9, con il titolo "Quelli che... avrebbero voluto vedere sconfitto Netanyahu", l'analisi di Angelo Pezzana.

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Angelo Pezzana


Bibi Netanyahu, vincitore delle elezioni del marzo scorso in Israele

È stato molto istruttivo leggere tutti i quotidiani la mattina del 18 marzo scorso, anche se nessun giornale è stato in grado di riportare i dati finali degli exit polls, essendo andati in macchina quando i risultati erano ancora parziali. Ma per tanto che fossero aggiornati, Netanyahu non era più lo sconfitto dei giorni precedenti, veniva dato in recupero, oppure testa a testa con Herzog. Ma la vittoria del 'Campo Sionista' non veniva messa in discussione. Era già andata così durante tutta la campagna elettorale, Bibi era già stato sconfitto, non solo dai sondaggi israeliani ma anche da tutte le testate internazionali. Anche sui media italiani, con poche eccezioni, sul capo del Likud erano piovute ogni genere di accuse, indispensabili per poter dedurre e certificare la sua sconfitta. Mentre di Herzog venivano magnificate le origini 'nobiliari', con una lustrata all'albero genealogico da far invidia, sul povero Bibi venivano rovesciati i commenti e gli aggettivi più ostili.

Bibi è ricorso per tutta la giornata prima delle elezioni ad ogni mezzo per proseguire la sua personale campagna elettorale fino all'ultimo momento", iniziava così Fabio Scuto sulla Repubblica, come se non fosse questo il comportamento abituale di ogni candidato. Per Bernardo Valli, sullo stesso giornale, "dalle urne è uscito un enigma”, poi, come hanno scritto quasi tutti, ha messo in evidenza che "non accetterà mai uno stato palestinese né la divisione di Gerusalemme capitale, giudicandole un tentativo di recupero dei consensi perduti”.


Isaac Herzog con Benjamin Netanyahu

A noi appare un argomento normale in campagna elettorale, soprattutto se motivato politicamente, i voti si cercano dove si presume debbano trovarsi. Di fronte a tutte le aperture di Herzog, che doveva fare Bibi, elogiare l’avversario? Un argomento che è stato il leit motiv comune a tutte le critiche è stata poi la situazione economica. Come in tutti i paesi il costo della vita è una delle preoccupazioni più forti e comuni, così succede in Israele. Ma sotto la guida dei governi Netanyahu Israele è riuscita a rimanere fuori dalla crisi economica che ha colpito tutte le democrazie occidentali, anzi, il Pil è cresciuto del 3% e la disoccupazione è scesa al 5%. I commenti dei giornali, durante tutta la campagna elettorale hanno accusato Netanyahu di essere il responsabile dell'impoverimento della classe media israeliana.

Altra colpa, secondo Valli, è il rapporto con l'Amministrazione Obama, l'Onu, le democrazie occidentali, intendendo i paesi l'Unione Europea e la stessa UE, per quanto riguarda i territori contesi, e l'accordo con l'Iran, in sostanza tutta la politica del governo nelle passate legislature di centro destra. Gli israeliani hanno però dato al Likud, rispetto al partito di Herzog, una vittoria più che qualificata - 30 a 24 - numeri che avranno procurato un profondo dispiacere a quanti speravano in una Israele 'obamizzata'. Ce ne rendiamo conto, ma questa è la democrazia, i voti non si pesano ma si contano.

Federica Mogherini, Ministro degli Esteri UE, ha nuovamente perso una buona occasione per tacere. Ha infatti dichiarato sul nucleare iraniano che “Teheran vuole l'accordo, il voto in Israele non inciderà". Mentre scriviamo non possiamo ovviamente sapere quale tipo di accordo Obama firmerà con la teocrazia iraniana, ma Mogherini può stare sicura che Netanyahu, a differenza di Herzog, farà tutto il possibile per impedirlo, come ha dimostrato con il suo discorso al Congresso americano. Una totale opposizione alle intenzioni di Obama, che invece si augurava una vittoria di Herzog.

Tornando alle titolazioni, segnaliamo la Stampa, con “Rivlin: i destini del governo nelle mani del falco della destra", 'falco' è stato l'epiteto più citato sui nostri media, ma c'è stato anche dell'umorismo involontario, sempre sul quotidiano torinese, che ha titolato "Washington tifa in segreto per la sinistra, ma ora teme di dover ripartire con Bibi”. In segreto? Ma se la campagna elettorale di Herzog/Livni è stata organizzata dall'esperto personale di Obama! Insomma, tutto il mondo o quasi contro Bibi. Gli israeliani, con un tasso di partecipazione alle elezioni molto alto, il 71,8%, hanno fatto la loro scelta. Isaac Herzog, da sincero democratico, si è congratulato con Bibi. E' questa la democrazia israeliana, i detrattori si mettano il cuore in pace.

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