Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/04/2015, a pag. 25, con il titolo "Decolla il risiko dei farmaci: da Teva 40 miliardi per Mylan", la cronaca e commento di Giuseppe Bottero.
Giuseppe Bottero
La sede della casa farmaceutica israeliana Teva
Il risiko di Big Pharma non si ferma più. Il colosso farmaceutico israeliano Teva, numero uno al mondo nel mercato dei generici, ha messo sul piatto 82 dollari ad azione per acquistare la rivale Mylan, valutata 33,3 miliardi di dollari. L’operazione da 40,1 miliardi sarà al 50% in azioni e al 50% in contanti e, se andrà in porto, sarà la più grande del 2015. Un anno che, sul fronte delle fusioni e delle acquisizioni, è partito con il turbo: nei primi tre mesi, calcola la Reuters, il valore degli affari nel comparto farmaceutico ha sfondato quota 95,3 miliardi, un balzo del 70% rispetto allo stesso periodo del 2014.
Gruppo da 100 miliardi
Il super-matrimonio tra Teva e Mylan ha la benedizione di Wall Street: ieri la Borsa ha brindato al nuovo, possibile, colosso da 30 miliardi di fatturato annuo e 100 miliardi di capitalizzazione con rialzi che hanno toccato il 9 per cento. L’intesa - spiega Teva - potrebbe essere completata entro la fine dell’anno: prima però Mylan dovrebbe rinunciare all’acquisizione di Perrigo. Per la casa con sede Irlanda, che produce farmaci da vendere senza ricetta medica, la società guidata dal Ceo Heather Bresch ha offerto 29,8 miliardi di dollari. Teva ci crede, e prevede che le sinergie con Mylan potrebbero raggiungere i 2 miliardi di dollari l’anno, grazie al taglio dei costi e ai risparmi fiscali. L’impatto positivo sull’utile per azione del gruppo israeliano sarebbe del 30% dal terzo anno successivo all’acquisto. «La nostra offerta è interessante sia per gli azionisti di Teva e Mylan, sia per le altre parti interessate - ha detto Erez Vigodman, presidente e Ceo di Teva -. Abbiamo sempre rispettato l’attività di Mylan e siamo fiduciosi che il Cda e gli azionisti saranno d’accordo sul fatto che la nostra proposta è significativamente più attraente del progetto di acquisizione alternativo su Perrigo».
La corsa al rialzo
Gli analisti si aspettano una corsa al rialzo. Secondo Ronny Gal, esperto della società di ricerche Bernstein citato dal Financial Times, se incassasse un «no» Teva potrebbe spingere l’offerta fino a 90 euro per azione. E Umer Rafat della banca d’affari Evercore Isi parla di «punto di partenza», convinto che gli israeliani saliranno ancora. L’esito, in ogni caso, non è scontato. Le indiscrezioni su una possibile offerta di Teva hanno spinto nei giorni scorsi Mylan a precisare che un’unione mancherebbe di una «logica industriale solida» e che il management della società è «impegnato ad attuare una strategia di stand-alone».
Il record nelle fusioni
In ogni caso, la febbre da fusioni, spinta dalle riserve di capitale accumulate nei bilanci delle aziende e dai tassi di interesse ai minimi, è schizzata verso livelli che non si vedevano dal 2007: il Wall Street Journal stima che, di questo passo, potrebbero superare i 3.700 miliardi di valore nell’arco dei dodici mesi. Non solo: in poco più di tre mesi ben 15 operazioni hanno oltrepassato i dieci miliardi di valore, un massimo storico assoluto stando alle classifiche di Dealogic. I tre settori dominanti per ora sono la sanità, con affari per 159,7 miliardi, seguita da petrolio e gas con 107,9 miliardi e dall’hi-tech, con 87,5 miliardi.
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