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La Stampa Rassegna Stampa
22.04.2015 Egitto: condannato a vent'anni di carcere l'ex presidente islamista Morsi
Cronaca e commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 22 aprile 2015
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Egitto, Morsi è colpevole: vent'anni all'ex presidente»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/04/2015, a pag. 14, con il titolo "Egitto, Morsi è colpevole: vent'anni all'ex presidente", la cronaca e commento di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"


Mohamed Morsi dietro le sbarre

Il tribunale del Cairo condanna a venti anni di carcere l’ex presidente Mohammed Morsi e altri 14 imputati dei Fratelli Musulmani confermando l’intenzione dell’attuale governo di Abdel Fattah Al Sisi di puntare alla cancellazione politica dell’opposizione islamista.

Il processo si è svolto per accertare la responsabilità della morte di 11 civili alla fine del 2012 durante i disordini davanti al Palazzo presidenziale di «Ittihadiya» al Cairo e il giudice Ahmed Sabry Yousef ne ha addebitato la responsabilità agli imputati, senza tuttavia rendere pubbliche le motivazioni. Per Mohammed Soudan, portavoce dei Fratelli Musulmani, il «verdetto è una farsa» perché «ad attaccare il palazzo furono gli oppositori di Morsi e 9 delle 11 vittime erano dei suoi sostenitori».

Amnesty International, con la portavoce Hassiba Hadj Sahraoui, parla di «vergogna giuridica che manda in frantumi le rimanenti speranze di imparzialità del sistema giuridico egiziano» che negli ultimi mesi ha rivisto o cancellato tutte le condanne nei confronti dell’ex presidente Hosni Mubarak concentrandosi invece nelle cause contro Mohammed Morsi.

Il «fantasma» di Mubarak
A trasmettere l’impressione di un avvicendamento nel ruolo di ex presidente sotto processo ha contribuito il fatto che la sentenza è stata letta nella stessa aula dell’Accademia di Polizia dove Mubarak venne processato. L’ex presidente Morsi e gli altri imputati - fra cui leader dei Fratelli Musulmani come Mohamed El-Beltagy e Essam El-Erian - hanno assistito in aula alla lettura del verdetto, reagendo con il segno delle «Quattro Dita», divenuto un simbolo dell’opposizione ad Abdel Fattah Al Sisi perché ricorda la repressione delle manifestazioni anti-colpo di Stato avvenute nel 2013 sulla piazza Rabaah al Adawyia.

Le altre accuse
In realtà a Morsi poteva anche andare peggio perché rischiava sulla carta la condanna a morte per «omicidio premeditato». Resta tuttavia da vedere quali saranno le sentenze degli altri tre procedimenti che lo vedono imputato, assieme agli ex leader dei Fratelli Musulmani: per aver «complottato al fine di far fuggire i detenuti islamici» da un carcere nel 2011; per aver compiuto «atti di spionaggio a vantaggio di Hezbollah, Hamas e Iran» durante il periodo in cui guidava il governo; per aver «messo a rischio la sicurezza nazionale» divulgando «segreti di Stato» alla tv Al Jazeera, di proprietà dell’Emirato del Qatar.

Azzerare i Fratelli
Dopo aver dichiarato i Fratelli Musulmani una «organizzazione terroristica» e arrestato una numero assai alto - si parla di 1400 - di suoi militanti, i processi contro Morsi lasciano intendere la volontà del governo egiziano di azzerare quanto resta dell’opposizione islamista che nel 2012 vinse le elezioni presidenziali. Ma i Fratelli Musulmani sembrano intenzionati a continuare a battersi. Il comunicato da loro diffuso, in risposta alla prima sentenza contro Morsi dalla sua deposizione, si riferisce infatti ad Al Sisi come al «comandante del golpe del 2013» accusandolo di «adoperare il sistema giudiziario come un’arma contro la volontà popolare e la legittimità democratica di Morsi» che deve essere restaurata. Come dire: la sfida continua.

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