Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 20/04/2015, a pag. 18-19, con il titolo "Noi, l'unico popolo sotto dominazione", una parte del discorso pronunciato da Abu Mazen a Napoli nel settembre 2013 in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria.
Abnu Mazen: illusione e realtà
Il Fatto Quotidiano riprende oggi alcuni stralci di un discorso di Abu Mazen di sei mesi fa. Ma poco importa che la notizia non sia fresca: ogni occasione è buona per demonizzare Israele.
Ieri, 19 aprile 2015, PMW ( Palestinian Media Watch) riporta le dichiarazioni ufficiali dell'ANP di Abu Mazen sulla Shoah (il documento completo è alla pagina http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=14544). I "moderati" palestinesi riprendono la tesi, storicamente falsa, secondo cui il numero di ebrei uccisi sia stato tra uno e due milioni. Riprende dunque molte delle tesi negazioniste e antisemite contenute nella tesi di laurea di Abu Mazen, un'opera di vergognosa propaganda antiebraica. Un Abu Mazen che non viene mai descritto così sui nostri media.
Altri punti fondamentali su cui l' ANP ha insistito sono:
1) La Shoah è servita ai sionisti come ricatto verso l'Europa e l'Occidente
2) E' servita per fare propaganda presso gli ebrei, convincendoli ad emigrare in Israele, Stato fondato su apartheid e pulizia etnica.
3) Le sofferenze degli ebrei sono state accresciute in modo che il mondo si impietosisse del loro stato.
Antisemitismo puro e semplice, altro che "moderazione".
Ecco parte del discorso di Abu Mazen, pubblicata oggi sul Fatto:
Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, offre la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen, noto antisemita e negazionista della Shoah. Una pagina vergognosa della politica italiana recente.
(discorso tenuto dal presidente della Palestina Mahmud Abbas (conosciuto anche come Abu Mazen),a Napoli nel settembre 2013 in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria)
"Non ci devono essere leader che minano i nostri sforzi per portare la pace nel nostro paese. Non si può tornare ai negoziati senza la fine dell'occupazione di Israele. Siamo l'unico popolo al mondo che rimane sotto occupazione. Affrontare il terrorismo che affligge la nostra regione richiede molto di più che un confronto militare. Serve un approccio globale e una strategia credibile per sradicare le sue radici nella sfera politica, intellettuale, economica e sociale. Servono solide basi perché la lotta contro il terrorismo diventi un compito collettivo portato avanti da un'alleanza di popoli e Nazioni. Non cedere alla rassegnazione né illudersi che esista una scorciatoia militare per veder riconosciuti i nostri diritti. Resto convinto che tra rassegnazione e vendetta esista una terza via: quella della resistenza popolare non violenta, della disobbedienza civile, del rafforzamento di campagne internazionali come quella per il boicottaggio dei prodotti che vengono dalle colonie israeliane. Inoltre, dobbiamo portare le nostre ragioni in ogni organismo internazionale. Dobbiamo esigere giustizia e chiedere che Israele finisca di considerarsi al di sopra della legalità internazionale. Non c'è Paese al mondo che abbia fatto carta straccia di risoluzioni Onu come Israele. Anche lo sport è un veicolo importante nel processo di pace. E il calcio deve essere un luogo sicuro e importante per tutti i ragazzi che in Palestina abbiano voglia di praticarlo".
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